Ti ringrazio per aver ampliato la mia comprensione su questo film, davvero grazie.Godai ha scritto: [...]
Nel dibattito che sopra si è sviluppato mi pare di vedere che si sia arrivati ad un gioco delle colpe che per me non ha molto senso. Che Seita sia assolutamente inadeguato nella sua condotta credo ci sia poco da obiettare, ma sarebbe anche disonesto non vedere come il grande assente in questa storia sia il ruolo dell'adulto. Non della zia in particolare, o di altri personaggi, è proprio l'adulto come mentore del bambino che non c'è. Una madre deve insegnare gli atteggiamenti giusti ai propri figli e la mamma di Setsuko e Seita è la moglie di un militare, quante volte viene fatto notare che sotto quell'aspetto sono una famiglia fortunata? Sono bambini viziati in un momento dove non ci si poteva permetterselo, senza le capacità di discernere bene quello che accadeva e tutta la parte della costruzione della casa fatta in quel modo così spensierato ne è la dimostrazione.
La zia non sbaglia nel cucinare il riso per tutti o nello sgridare Seita, o nel non dargli il pasto dei lavoratori, la zia sbaglia perché in quel momento è la figura di riferimento e doveva chiaramente dire a Seita sin da subito di fare il suo dovere nella società, il volontario nei pompieri o altro. Fargli comprendere che in tempo di guerra si deve entrare in un tessuto sociale molto stretto per sopravvivere.
La mancanza è anche della società in generale che lascia due bambini a vivere da soli, logicamente in quella situazione era difficile mettersi a fare gli assistenti sociali ed anche in questo credo che la rappresentazione della guerra che viene data in Hotaru no Haka, così realistica, alla fine assolva comunque ad un ruolo di denuncia. La parte del dottore che deve mantenere quel freddo distacco è esemplificativa.
Questo non cambia il fatto che Seita ad un certo punto, solo per una questione spicciola di sopravvivenza, dovrebbe dar retta al contadino, tornare dalla zia a capo chino e darsi da fare. La scena più dura per me, non è tanto una di quelle finali dello strazio di Setsuko, ma quella della scelta di andare a vivere nella caverna e tutta la costruzione della casa. Mi pare proprio un lento avvicinarsi al patibolo con il sorriso sulle labbra, forse perché già sapevo come sarebbe andata a finire, ma in quel frangente ho avuto davvero un moto di rabbia verso Seita.
La discussione che si è originata è davvero interessante e ringrazio come al solito Gualtiero per l’attenta analisi.
Credo tu abbia ragione sul messaggio che l’opera di Takahata contiene.Shito ha scritto: [….]
Al che mi viene davvero da ribadire che il cuore di tutta, tutta l'opera (il pensiero?) di Takahata sia: NON FUGGIRE DALLA VITA.
[….]
Al che, vi propongo questo scambio tra Anno e Katayama dal commentario di Nausicaä, ricordandovi che Anno lavorò con Takahata proprio su La tomba delle lucciole.
[….]Katayama: Il signor Takahata sorride sempre… al lavoro. Però, anche se sorride sempre,\Ni suoi occhi non ridono, fa una paura tremenda.
Anno: Lo penso anche io.
Katayama: Il signor Takahata… credo che sia l'uomo più spaventoso che abbia mai incontrato finora.
Anno: Miya-san, invece, ride con gli occhi. Ma il signor Takahata, anche se ride, non lo fa con gli occhi.
Katayama: Che paura!
Anno: Beh, è perché il signor Takahata è un adulto. È la persona più adulta fra tutti.
Katayama: Il signor Takahata, pur essendo un adulto, sa fare gli anime ottimamente. Fa anime, ma forse per lui non lo sono.
Anno: Miya-san è un bambino, per cui sa fare anime. Ma perché il signor Takahata fa anime? La parte bambina di Takahata non si vede. Quindi, ecco… sembra che crei a sangue freddo.
Katayama: Beh, va bene anche così.
Provando a rispondere alla domanda di Anno credo che questa intervista contenga alcuni indizi:
http://www.nausicaa.net/miyazaki/interv ... rbeil.html
Takahata non ama l’animazione giapponese moderna, né l’hanno influenzato opere di tal fatta, piuttosto rimanda a Paul Grimault, Frederick Back e Yuri Norstein.
Non usa le loro tecniche perché costose inoltre si avvale dell’animazione per un motivo pratico almeno in Omohide Poro Poro, l’incapacità di un attore in carne ed ossa di riprodurre con le espressioni facciali la varietà di sentimenti che a lui interessava.
Tutto ciò però secondo me non spiegherebbe a fondo né risponderebbe alla domanda di Anno.
Ma Takahata nell’intervista ad un certo punto aggiunge:
T: I'd have something else to say to you a ... r in Japan. But, for this, I need some documents. So, I'll tell you about it tomorrow.
Di cosa parlava?
T: Here. This book contains the reproduction of a Twelth Century Japanese parchment. (He showed us a book containing the representation of a Japanese parchment which must be very long since each page represented a part of this parchment; thus, if they were torn out and placed side by side, we would have the entire linear parchment.) The original is made with two tubes around which are affixed the rolled parchment. Thus, the two tubes would be rolled by hand simultaneously so as to unthread the scenes. Thus, we have the first Japanese animated scene of history. On the other hand, the scenario is explained in ideograms at peculiar passages.
So the story took place: of an incendiary who is eventually found and punished by the Emperor. Stylistic effects are plentiful: movement in the reading direction or in the opposite one, the presence of the same character several times in the same scene to show his movement, the characterization of faces, all expressing different emotions (for these, the work was focused solely on manipulations of the effects of light and shade which was very elaborate)... It would be very difficult to explain everything, since we'd have to show you these documents to explain their plastic meaning... In a methodic way, thus revealing a pedagogical mind -- so much so that he took care to describe each scene and each detail which he talked with us about later -- he kept on turning the pages, helping us discover the document. His ostensible purpose was to make us understand that the style used nowadays in the anime industry did not date back to the discovery of Walt Disney, but longer ago. In this document, we recognized the strokes of the outlines which made the characters, cinematographic plans, and an idea of the (virtual) movements, thanks to only the reading direction.
T: The basis of such works have to be understood. They are mere scenes of everyday life, expressed in the slightest detail. This is an integral part of the Japanese culture, this is a very old translation. Moreover, please note the very expressive features of every face. You see, when I wanted to produce these full length films, no one thought that the subjects chosen could be done as an anime. They were wrong. The culture, the one which comes from our culture, explains for the most part all that we can find in anime nowadays. And, try to remember one thing, which counts the most: it is not the real, nor even the relationship with the real; it is only the line and the way of drawing
Ho cercato a lungo questo documento, invano. Credo rappresenti il fondamento del perché Takahata fa animazione. Perché l’animazione affonda le radici, a suo parere, non in Walt Disney ma in ciò che è profondamente Giapponese, nella storia stessa del Giappone. Credo che Takahata possa essere considerato un tesoro nazionale vivente del Giappone.
Credo che la vita di tutti i giorni, espressa nel dettaglio più profondo, resa in animazione, con rimandi dettagliati sul periodo storico per esprimere un concetto didattico profondo sia alla base del lavoro di Takahata. E’ come leggere la pergamena che non ho potuto trovare.
E' profondamente Giapponese. Credo che Takahata sia tutto questo
Ben si sposa con:
Godai ha scritto: [...]
Il film è incredibile per la sua profondità e i livelli di lettura che ci permette, ma è anche un bel "documentario" sul periodo storico, la parata delle navi, Seita che ancora crede nella vittoria, il mito della flotta imperiale, quella disillusione nichilista dei giapponesi post armistizio.
Ho avuto la stessa sensazione di quando all'università seguivo dei seminari integrativi sul cinema della Shoa e del fascismo, il professore, che ancora ringrazio, ci dava solo i cenni tecnici e storici e ci faceva analizzare a noi la trama ed i significati e ricordo che mettevamo davvero moltissima carne sul fuoco su cui riflettere..