agharta

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naushika
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agharta

Messaggio da naushika »

Ho iniziato a leggere un manga piuttosto intrigante e bizzarro in molti aspetti. Il manga in questione è Agharta di Takahal Matsumoto uscito in Italia nel 2002 e distribuito dalla starcomics. Un mondo desertificato da una catastrofe ecologica ha reso l’”oro bianco” ( l’acqua ) un bene preziosissimo per i sopravissuti sparsi in piccoli villaggi sorti fra le grandi città in rovina ( le rovine cittadine del secondo numero ricordano moltissimo i palazzi della neoTokyo di Otomo ). In tutto il pianeta l’acqua e la vegetazione e ogni altro bene si trovano soltanto in un isola detta Isola Suprema custodita da un vecchio scienziato ( classico topos dell’universo manga quello degli scienziati come custodi ultimi di una civiltà superiore ) di nome Lord Philip che ha incatenato una misteriosa ragazza che però sfugge al suo controllo quasi subito l’inizio del racconto. I cattivi sono gli agenti di una organizzazione mafiosa che ha corrotto uno scienziato dell’Isola di nome Lazaford per la produzione illegale di alberi geneticamente modificati per la produzione dell’acqua e tra questi però diventa protagonista buono un ragazzino che si manteneva con una banda di criminali. Il protagonista è Juyu Meijar,il più giovane del gruppo, sfugge ad una trappola esplosiva che annienta tutti i suoi compagni ( non una gran perdita…) impegnati a punire uno spacciatore che ha “sgarrato” con il loro Boss. Juyu non si accorge della fuga di un tecnico dell’Isola di nome Fujinski Ghie che era presente nella casa dove era scoppiata la bomba. Juyu torna dal suo capo che è Staip interessato poi alla scoperta di Juyu di questa strana ragazza dell’Isola Suprema. La ragazza coinvolge il protagonista in una lunga fuga dall’Isola e gli dimostra tremende tecniche di combattimento che nessun essere umano oltremodo incatenato può fare così facilmente. La ragazza è in realtà un prodotto di laboratorio ed è stata creata per assimilare i fluidi degli esseri viventi e, come un pesce, non in grado di resistere a lungo senza assorbire umidità. La ragazza però ad un certo punto parla e fa conoscere il suo nome che è Rael. Durante la fuga Rael infatti perde vitalità e Juyu si trova costretto ad andare in un villaggio per chiedere l’acqua. I valligiani lo sottopongono però alla prova con un duello con un ragazzo esperto nella lotta che è Riam. Juyu vince nonostante la difficoltà e fa amicizia con una ragazza dalla parlata molto strana ( che ricorda Yoda ) dal nome Yun ( disegnata e caratterizzata molto bene tantè che è a mio parere il personaggio meglio curato ). Intanto Rael incontra una misteriosa “sorella” che le chiede il suo corpo e subisce un attacco mentale molto violento che provoca in lei il riemergere di ricordi lontani e rimossi che portano l’intero gruppo a trasferirsi nel cuore della fondazione Philip per conoscere il segreto dentro Rael. Finora qui ho letto e ho capito….Le tavole presentano uno stile grafico che mescola realismo e surrealismo per i personaggi ( lineamenti fisici duri e gesti e azioni quasi nervose e occhi enormi e inquietanti che fanno degli esseri umani come crudeli animali incattiviti dagli stenti e dalla carestia ) e già dal secondo numero lo stile è enormemente progredito e stupisce per la capacità dell’autore di suscitare dinamismo e iperviolenza pagina dopo pagina evitando momenti morti o pause inutili. Tuttavia i difetti sono dialoghi molto pochi e che non spiegano benissimo le vicende e con essi anche le vicende si accavallano troppo una sull’altra e l’intrecciarsi di eventi sviluppati da troppi diversi personaggi crea una sensazione di confusione iniziale molto fastidiosa. Il disegno è un po’ altalenante dal dettaglio anatomico più stilizzato al realismo anatomico. Il consiglio per non buttare subito il manga è quello di rileggerlo perché ad una nuova lettura molte cose si chiariscono e si avverte uno stile e una storia molto interessanti. Certe situazioni fanno venire in mente subito i film alla mad max e difatti ho sentito una sensazione più di vedere un film che leggere un manga per il taglio particolarmente “cinematografico” della narrazione.

Un manga non certo un capolavoro ma neppure da sottovalutare alla prima lettura.
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