Il Lontano Giappone

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Muska ha scritto: PS Non so se mi è sfuggito, ma ci sono strade particolari per procurarsi le versioni in inglese e francese di queste opere in Italia, o come? Scusa se ne avevi già parlato, non sempre riesco a districarmi nei vari post... :oops:
Beh, Emma è appena iniziato anche in Italia (sfortunatamente è l'opera meno fondamentale fra quelle che ho presentato ma tant'è ^^; ) Le pays des cerisiers e La Musique de Marie sono edite in Francia ed acquistabili rivolgendosi a siti quali amazon.fr o lo shop online di tonkam (li uso entrambi e mi hanno sempre soddisfatto), volendo penso siano ordinabili anche in una libreria francese qui a Roma, similmente si possono acquistare sui vari amazon edizioni americane (come uno dei prossimi titoli, Nodame Cantabile) o gli originali giapponesi.

EDIT: aggiornata la gallery di Yokohama Kaidashi Kikou.
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Nella prossima puntata...

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:) !!!
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Come?! Non credete più nelle mezze stagioni? E neppure che oggi vengano ancora pubblicate commedie divertenti, originali e con un certo stile raffinato? Beh, allora è il caso che vi immergiate nel Capriccio Cantabile di Nodame!

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titolo: Nodame Cantabile
autrice: Tomoko Ninomiya
editore e volumi: Kodansha; serie in corso, attualmente conta 16 volumi
genere: josei, commedia sentimentale / musicale

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Shinichi Chiaki è cresciuto in Europa al seguito del padre, pianista di successo, e introdotto alla musica da un famoso direttore d’orchestra, Sebastiano Viera.
Tornato in Giappone e ormai ventunenne, non può tornare a studiare direzione presso Viera a causa della sua fobia del volo, e si deve accontentare malvolentieri di seguire i corsi di pianoforte presso l’Accademia Musicale Momogaoka. Shinichi è egocentrico e iracondo, musicista dalla grande tecnica ma altrettanto refrattario all’insegnamento canonico, tant’è che ormai mal sopportato viene “scaricato” ad un professore specializzato in studenti di scarto. Costui ha un’altra allieva, tale Megumi Noda (soprannominata Nodame), una ragazza molto carina ma ben strampalata…
Il caso vuole, con somma sorpresa (?!) del lettore, che Megumi abiti nello stesso condominio di Shinichi, addirittura alla porta accanto!
La nostra Nodame, dicevamo, è un tipo originale: distratta, impulsiva, non sa cucinare, tiene la casa come un vero porcile, frega il pranzo alle compagne di corso, non sa seguire uno spartito mentre suona… ma ha talento, è simpatica e piena di vita… quindi niente di strano che finisca con l’innamorarsi di Shinichi, gli scrocchi la cena tutte le sere, il letto (il suo non riesce a ritrovarlo sotto tutto il ciarpame…), lo sfrutti come insegnante e si autoproclami sua fidanzata! Ma per Shinichi la vicinanza di Nodame è anche l’occasione per riuscire a comprendere appieno l’essenza della musica, per smussare il proprio carattere e vedere la vita da un altro punto di vista.

Nodame Cantabile è il fumetto che ha portato al successo Tomoko Ninomiya, serializzato a partire dal 2001 sulla rivista di josei “Kiss” (*) ma giunto alla fama solo nel 2004 quando vinse il premio Kodansha come manga dell’anno. Premio del tutto meritato, perché Nodame Cantabile è una commedia con gli ingredienti giusti, sia dalla parte del semplice divertimento -- con gag esilaranti e situazioni assolutamente riuscite -- che da quello dei contenuti, con una descrizione psicologica dei protagonisti matura e interessante, il tutto condito da uno stile narrativo molto convincente.
Shinichi e Nodame sono piuttosto distanti dai soliti cliché banalizzanti, sono sì di talento e con diverse qualità, ma a ciò si contrappongono i loro numerosi difetti… protagonisti assolutamente umani con i loro pregi e difetti, per il lettore è impossibile non amarli.
Anche il cast dei comprimari è parecchio stravagante… Ryutaro Mine, violinista dall’anima rock e figlio di un ristoratore, Masumi Okuyama, un timpanista gay (si definisce “ragazza con i baffi”) che si ritiene rivale in amore di Nodame (!)… e naturalemente lui, il maestro Franz von Stresemann (alias Milch Holstein) giunto in Giappone a tener lezioni, grande avversario di Viera e, di conseguenza, del suo pupillo Shinichi Chiaki!

L’altro lato da considerare è quello musicale, ricco di riferimenti al mondo classico e di dettagli tecnici, si dimostra un’ambientazione originale e rivela grande amore per la musica da parte dell’autrice, ma anche la consulenza di diversi addetti ai lavori. Ebbene, la cosa più curiosa è che… Nodame esiste davvero!
Narrano le cronache che l’idea del manga venne alla Ninomiya, infatti, grazie alla foto in un sito web di una ragazza che suonava il piano in una stanza tutta sottosopra. La ragazza era una studentessa di conservatorio di nome Megumi Noda: la mangaka decise che poteva essere una ottima e originale protagonista di una commedia e la contattò. La vera Nodame, che oggi insegna pianoforte a Fukuoka, divenne quindi la principale consulente del fumetto (a fine volume c’è sempre uno “special thanks to Megumi Noda”), anche a livello di ispirazione per alcune musiche.
A livello grafico il tratto dell’autrice è pulito ed espressivo, dai richiami shojo ma filtrati attraverso una certa originalità e con una discreta personalità stilistica; il punto forte del manga risiede comunque nelle capacità di sceneggiatrice della Ninomiya, che sembra, perlomeno nei volumi che ho letto, avere ben pochi cali di ispirazione nel portare avanti la narrazione e nel tessere le movimentate vicende in cui si muovono i personaggi.

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Nodame Cantabile, in occidente, è disponibile nell’edizione americana della Del Rey (quella che seguo io). Trimestrale, attualmente è arrivato al settimo volume. Di formato piuttosto ampio (13x19), buona stampa e ancor migliore adattamento, ricco di note culturali. Manca la sovracopertina, poco usata negli Stati Uniti, per il resto è abbastanza pregevole anche se il prezzo non è contenuto (11 dollari), in compenso il cambio con l’Euro aiuta non poco.
Qui la presentazione dell’editore:
“The son of a famous pianist, music student Chiaki Shinichi dreams of studying abroad and becoming a conductor like his mentor. Unfortunately, his fear of flying grounds his lofty plans! As he watches other classmates achieve what he has always wanted, Shinichi wonders if he should quit music altogether.
Then one day he meets fellow student Noda Megumi, also known as Nodame. This oddball girl cannot cook or clean, but she can play the piano in incomparable Cantabile style. And she teaches Chiaki something that he has forgotten: to enjoy his music. Watching them grow as people and musicians, and even as a couple, is an interesting ride.”


In Giappone siamo invece giunti al 16° volume: il successo ha portato anche una necessaria ristampa dei primi tankobon (attualmente siamo ad un totale di 15 milioni di copie vendute), alla realizzazione di un TV Drama (ovvero un telefilm dal vivo) che pare sia piaciuto al pubblico nipponico -- ma di qualità effettiva a me ignota -- e, abbastanza ovviamente, anche di una serie animata che verrà trasmessa a partire da gennaio 2007.

Nodame...
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...e ancora Nodame
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(*) Gli josei, o ladies’ comics, sono fumetti per un pubblico femminile con un target di lettrici più maturo degli shojo manga, nel nostro caso la rivista Kiss della Kodansha è indirizzata principalmente a studentesse universitarie, impiegate e office ladies. Comunque, Nodame Cantabile è manga piuttosto al di fuori di tradizionali inquadramenti schematici.

Insomma, le commedie originali e di classe esistono ancora: Nodame Cantabile ne è un perfetto esempio… essendo una serie in corso, ne riparleremo ancora in futuro.

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Nella cerchia degli autori nipponici di un certo livello, originali e abbastanza estranei alle forme più commerciali di fumetto, è d’obbligo inserire Kei Tōme (la trovate sia come Tome che Toume), autrice nata nel 1970 dallo stile molto personale e dal tratto raffinato (sembra abbia fatto la stessa scuola artistica di Hiroaki Samura e le somiglianze in effetti sono evidenti). Dopo il debutto nei primi anni ’90 con storie brevi, realizza Kurogane e Hitsuji No Uta (Lament of the Lamb) che la affermano come autrice di talento, sia pure fra alcune difficoltà (Hitsuji No Uta cambia ben tre editori, il primo per fallimento e il secondo per la chiusura della rivista). “Specialista” nel realizzare volumi singoli o opere in contemporanea, la Tome attualmente dovrebbe avere in corso ben tre serie, Hatsukanezumi no Jikan (Vita da Cavie), Gen-ei Hakurankai, e soprattutto “Yesterday” wo Utatte (Sing "Yesterday" for Me), tutte opere edite in Francia e di cui parleremo.
La Tome è stata pubblicata abbastanza acrobaticamente qui da noi, con Kurogane , qualcosa di Vita da cavie su K magazine e ovviamente Fuguruma Memories, recentemente ristampato in volume di lusso da Star Comics, opera particolarissima che rappresenta un buon primo approccio con l’autrice.

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Titolo: Fuguruma Memories (Fugurumakan Raihoki)
Autrice: Kei Tome
Volumi ed editore: volume unico, Kodansha (Star Comics in Italia)
Genere: seinen, fantasy-onirico

Così presentato dall’editore,
17x24, 120 pp, colore, sovracopertina - 6.00 €
La Star Comics compie vent'anni. La sezione manga di Star Comics festeggia questa occasione con un volume di lusso, di grande formato, con carta patinata, sovracopertina e interamente a colori, con un'opera di Kei Tome dedicata proprio al ricordo e alla memoria, in un Giappone dell'inizio del 1900 irto di 'mononoke'. Un volume poetico e delicato, che non solo raccoglie gli episodi apparsi anni fa su Kappa Magazine, ma che ne propone una nuova regia, e che comprende anche un episodio completamente inedito e una galleria di illustrazioni.


Volume dicevamo particolare, non fosse che per il fatto di essere completamente a colori (tranne un breve capitolo extra), caso raro nell’editoria nipponica. Ambientato nei primi anni del ‘900 a Tokyo, in un “fantastico” vicolo nascosto ai più, nel quale gli spiriti degli oggetti prendono vita e fattezze umane. Qui vive un fotografo e la sua bambola Ian, i quali cercano di restituire a questi mononoke, attraverso delle fotografie, le memorie dei tempi passati e il ricordo della felicità. La narrazione è minimalista, poetica e - come intuibile - malinconica, dove ogni capitolo è un piccolo quadro onirico.
La realizzazione grafica è di alto livello, con disegni - raffinati e splendidamente colorati – realizzati su carte (suppongo) telate visto che spesso viene ripresa anche la tramatura di fondo. Molto bella l'edizione, ben stampata e su carta patinata: vale più che ampiamente il prezzo.
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Le cronache riportano il 1980 come anno di nascita di Inio Asano.
Sorprende che a poco più di vent’anni questo autore sia già diventato fra i più interessanti esponenti del fumetto d’avanguardia nipponico: segno evidente di talento, che del resto si era già ampiamente rivelato in “What a Wonderful World”, la sua opera di debutto italico, in cui intrecciava un quadro di realtà metropolitana fra sogni, disillusione e quotidianità. La difficoltà di patteggiare l’essenza umana dei propri personaggi con il freddo realismo della vita sembra un tratto fondamentale del suo stile.
Ma cosa poteva realizzare Asano con una storia ambiziosamente visionaria, senza alcun vincolo commerciale, un filo del rasoio percorso in piena lucidità artistica?
La risposta è nel manoscritto del campo dell’arcobaleno: Nijigahara Holograph.

titolo: Nijigahara Holograph
autore: Inio Asano
volumi ed editore: 1, Ohta Publishing
genere: seinen, drammatico / fanta-thriller psicologico

la copertina:
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Serializzato dal 2003 al 2005 su Quick Japan (rivista dalla Ohta Publishing che evidentemente ha lasciato totale libertà al mangaka), e pubblicato in tankobon a metà dell’anno scorso; è un volume di circa 300 pagine in cui si fondono due soggetti: da un lato il tipico quadro ‘asaniano’ di disagio esistenziale nel Giappone contemporaneo, dall’altro un onirico e cupo fanta-thriller psicologico.

Il manga è un puzzle visionario che balza dal presente agli eventi di undici anni prima, seguendo nel suo corso le vicende dei protagonisti principali, legati fra loro da un filo conduttore – il quale ora si dipana, ora si ammatassa - che riconduce al “campo dell’arcobaleno” del titolo. E’ una storia molto forte, in bilico fra una metafisica ricerca di redenzione e la drammatica natura dell’animo umano, sballottato fra crudeltà e rimpianto, alienazione e speranza.
E’ difficile parlare della trama vera e propria: dire poco non spiegherebbe nulla, dire tanto rovinerebbe la lettura…
Suzuki è il protagonista principale, un ragazzino problematico trasferitosi con la famiglia in una nuova città in cui incontra gli altri personaggi: il futuro cambierà alcuni, altri non sapranno dimenticare il passato, fra angosce e violenze familiari, la misteriosa leggenda di un mostro del tunnel, divinità, scatole dei desideri, una ragazza in coma su cui ruota la vicenda, farfalle parlanti, disperazione e suicidio, normalità e perdono.
Sogno, realtà?
Un prologo. Un secondo prologo. Asano trascina con sé il lettore fra incastri, flashback, rivelazioni, segreti, dove i bambini e gli adulti sono su mondi distanti quanto paralleli, in cui i sogni sono minati dal disincanto, dove l’innocenza è distrutta dal cinismo… e tuttavia ci deve essere spazio per la luce e la rinascita, per quanto ingiusto e crudele possa sembrare il mondo.

Nijigahara Holograph è certamente un’opera simbolica dai diversi piani di interpretazione. La narrazione a mosaico, a salti temporali, vede dietro di sé una regia perfetta, una costruzione meticolosa e cinematografica della sceneggiatura. Tuttavia questo implica, oltre ad una grande attenzione richiesta al lettore nel seguire la vicenda, anche il risultato che molte tessere possono essere collocate al loro posto e comprese solo al termine del volume: rileggendolo ci si accorge di come il gioco degli incastri sia lucido, di come il prologo (che va assolutamente rivisitato) chiuda il cerchio narrativo.

Passando all’analisi dell’aspetto grafico, ci troviamo davanti ad un lavoro di valore assoluto.
Qui non c’è posto per chi pensa, ingenuamente, che il succo dei disegni di un fumetto siano asettiche pose plastiche iper-retinate. Qui c’è espressività visiva e una grande concezione artistica della tavola, una costruzione cinematografica dello storyboard, un taglio meticoloso delle inquadrature, con un controllo di ciò che si vuole mostrare, celare o lasciar intuire.
Asano dimostra di essere a grandi livelli di maturità grafica. La figura umana è personale, pur nella rilettura stilistica di una certa scena manga odierna; grande cura è riservata ad ambientazioni e fondali. L’autore utilizza a suo favore delle tecniche come le foto digitalizzate o le sfocature al computer, con risultati molto buoni e soprattutto omogenei col suo stile, così come le alternanze di vuoti e pieni, di immagini e pensieri. Davvero una prova notevole.

Finora ho evidenziato soprattutto il lato artistico e concettuale di questo fumetto, infatti è indirizzato a chi cerca un certo tipo di lettura impegnata, come detto in apertura non c’è alcuna concessione commerciale; è ben poco adatto all’utilizzo come lettura di intrattenimento.
Questo volume forse ha già un suo posto nel manga d’avanguardia degli ultimi anni, opera probabilmente difficile da replicare dallo stesso Asano nei temi e nella forma senza scadere di originalità ed efficacia…
Quel che è certo, è che Nijigahara Holograph non è un fumetto che passa inosservato.

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Messaggio da Buta »

e' un autore che stimo molto..sai di una sua eventuale pubblicazione italiana?
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Messaggio da spaced jazz »

Buta ha scritto:e' un autore che stimo molto..sai di una sua eventuale pubblicazione italiana?
Beh, MangaSan pubblica Asano con una certa continuità (è uscito da poco "La città della luce") e quindi è più che plausibile prevedere la pubblicazione di NH (e anche di Soranin)... poi per il tipo di fumetto potrebbe interessare anche case come Coconino o d/visual...
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titolo: Jin
autore: Motoka Murakami
editore e volumi: Shueisha, 8 in corso
genere: seinen; fantastico, storico

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Motoka Murakami in Giappone è un autore apprezzato e attivo sin dagli anni '70, ma quasi sconosciuto qui in occidente. L'occasione di scoprirlo ci è data da Jin, opera recentissima, serializzata a partire dal 2000 dalla casa editrice Shueisha e appena iniziata anche in Francia.

Il primo volume l'ho trovato sorprendente e molto interessante. Il manga segue quel filone medico-avventuroso ben rappresentato a partire dall'opera seminale di tale genere, ossia Black Jack di Osamu Tezuka.

L'ambientazione iniziale è nel Giappone contemporaneo: Jin Minakata è un medico neurochirurgo di 34 anni. Tutto inizia una sera in cui è di turno: un'operazione urgente al cervello ad un paziente in pessime condizioni... l'operazione riesce, ma Jin trova uno strano fenomeno in quel cervello, inizia ad intendere una voce misteriosa, fino a ritrovarsi catapultato in una foresta, addirittura mentre è in corso un duello fra samurai.
Jin salva la vita al samurai aggredito grazie ad una operazione di fortuna, scoprendo in seguito di essere finito in epoca Edo, nel 1862!
Per vivere, a Jin Minataka non resta che continuare ad esercitare la sua professione adattandosi alle condizioni dell'epoca.

L'evento introduttivo, classicamente fantastico e abbastanza prevedibile nel caso di storie basate su paradossi temporali e viaggi nel passato, è in realtà poco più di un espediente narrativo, infatti il senso dell'opera è più focalizzato sulla ricostruzione storica dell'epoca Edo dal punto di vista medico ma anche sociale (vedi le epidemie nei quartieri dei diseredati): cercare di curare ferite e malattie è ben differente a seconda delle possibiltà offerte dai tempi in cui si vive.
Da notare come sotto l'aspetto scientifico il manga sia molto preciso, con la supervisione di diversi specialisti, da medici chirurghi a storici della medicina; così come attenta e realistica è la ricostruzione delle ambientazioni, degli usi e delle condizioni socioculturali.
Ciò non esclude assolutamente la presenza dell'aspetto "avventuroso" ed emotivo, con i vari casi in cui è coinvolto Jin (aiutato da Saki, la giovane sorella del samurai salvato nel duello citato in precedenza); né sembrerebbero mancare vicende psicologiche ed umane.

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Un solo volume è sicuramente poco per una valutazione corretta, ma certo il manga sembra promettere molto, inoltre non si possono escludere virate che approfondiscano anche il lato fantastico nei prossimi volumi.
Stilisticamente la sensazione, per ricorrere a mangaka noti anche da noi, è che questo fumetto unisca il lato medico-avventuroso di Tezuka, la precisione delle ambientazioni di Taniguchi, un certo classicismo seinen e anche un pizzico di Urasawa. Molto belli i disegni, siamo su alti livelli che denotano grande esperienza.
Buona l'edizione della Tonkam, 13x18, sovracoperta e pagine iniziali a colori, sui 7 Euro.
Che altro dire? Ottimo, aspetto con curiosità il secondo volume.

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Messaggio da spaced jazz »

Ho letto il secondo volume di Jin, che conferma le ottime impressioni tratte dal primo. In questo numero i metodi di cura "avveniristici" di Jin prima stemperano la tensione fra i clan di samurai e le delegazioni occidentali di Yokohama (grazie al salvataggio di un marinaio ferito), poi giungono all'orecchio della scuola di medicina occidentale di Edo e vengono utilizzati per arginare una nuova epidemia di colera... sotto questo aspetto la storia sta diventando quasi una "realtà alternativa" con le inevitabili conseguenze sul rispetto cronologico dello sviluppo scientifico (cosa su cui si interroga anche Jin, c'è infatti anche un abbozzo di ritorno dell'aspetto fantastico)... largo spazio narrativo anche per Saki.
Eccellente senza mezzi termini e molto realistica la cura dell'ambientazione e della spiegazione scientifica, ad esempio viene descritta la rete idrica di Edo dell'epoca e la causa della facilità dei contagi (... avevano le latrine pubbliche in prossimità dei pozzi, in un epoca in cui l'esistenza dei germi era del tutto sconosciuta).
Vengono anche presentati presonaggi storici reali, dal dottor Hepburn a Ryoma Sakamoto, uno dei leader che portò al rovesciamento dello shogunato... proprio la sua comparsa lascia presagire interessanti sviluppi...

Bel manga, ben disegnato e tutto ^^
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titolo: Mushishi
autore: Yuki Urushibara
volumi ed editore: 8 in corso, Kodansha
genere: seinen; fanta-onirico, drammatico

Mushishi è l’ennesimo seinen interessante e originale proveniente dall’editore Kodansha, serializzato sulla rivista Afternoon a mesi alterni.
E’ il manga attraverso il quale la sua autrice, Yuki Urushibara (classe 1974), ha abbracciato definitivamente la carriera professionistica, risultato ovvio viste le capacità grafico-narrative dimostrate sin dal primo volume, qualità tra l’altro curiosamente associabili a quelle di un’altra talentuosa mangaka come Kei Toume.

Mushishi è un fumetto strutturato per episodi piuttosto slegati fra loro, anche se per alcuni di essi vi è una evidente continuità temporale.
Ambientato in Giappone in un’epoca immaginaria ma, a detta della Urushibara, situabile più o meno al confine fra il periodo Edo e quello Meiji (cioè a fine ‘800); il fumetto ha una trama che ruota attorno due fattori: i Mushi e Ginko.
I Mushi sono esseri sovrannaturali presenti nel nostro mondo in differenti forme eteree, a metà fra l’animato e l’inanimato, situati su un piano intermedio fra la vita e la morte. Ginko è un ricercatore ed esperto di tali esseri (da cui il titolo Mushi-shi) che vaga di villaggio in villaggio per studiarli e portare aiuto alle persone in difficoltà in seguito al contatto simbiotico con essi.
I Mushi infatti non sono né buoni né malvagi, sono esseri misteriosi apparentemente privi di coscienza critica, ma la loro interazione con un essere umano porta spesso risultati nocivi per il loro ospite. Il primo volume presenta cinque di queste storie, parassiti che si cibano di luce o di rumori, che abitano i sogni o che trattengono sulla terra le essenze vitali delle persone. Il racconto forse più originale è “La palude viaggiatrice”… in cui una ragazza, offerta da un villaggio in sacrificio alle acque, entra in simbiosi con un Mushi liquido - all’apparenza appunto una piccola palude - che si sta spostando verso il mare per terminare la sua esistenza.
Mushishi è un manga basato su questi chiaroscuri, con atmosfere rarefatte e oniriche, un clima crepuscolare con riflessioni sulla vita e sull’essenza degli esseri viventi di questo pianeta, immaginari o meno che siano.

Anche il disegno, a mio avviso davvero bello e caratteristico, ricco di tratteggi e ombreggiature, riflette questo clima visionario con un risultato molto suggestivo e affascinante… come già detto in apertura sia il modo di sceneggiare che il tratto grafico ricordano molto la Kei Toume raffinata di opere come Fuguruma Memories: Mushishi è un’opera impedibile per chi apprezza quello stile.
Questo eccellente fumetto ha vinto il premio Kodansha come manga dell’anno 2006 e il Japan Media Arts Festival (con la motivazione: “This comic book depicts with fine feeling the world of old Japan where nature was thriving everywhere. The author's accurate description and expression irresistibly engage readers into her unreal, fantastic world”); una serie animata è stata inoltre tratta dai capitoli dei primi 5 volumi.

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Pubblicato sia in America che in Francia, diciamo due parole sull’edizione transalpina dell’editore Kana: la solita produzione curata, 13x18 con sovraccoperta e ottima stampa (una curiosità: è stampato in Italia!), ben fatto anche l’adattamento del testo con precisa ricostruzione delle tavole dove necessario. Qui di seguito come viene presentato:
Les mushi sont des organismes vivant dans le corps des humains, parfois pour les guider mais très souvent pour leur nuire. Seuls quelques humains ont la faculté de les voir. Ginko est parmi ceux-là. La mission qu'il s'est assignée: traquer les mushi afin de libérer leurs hôtes involontaires. Ginko devient alors un "mushishi", un expert en mushi, un chasseur, un guérisseur. Il va donc errer de villages en villages, à la recherche des personnes à aider. C'est ainsi que, par exemple, il fera la connaissance d'une petite fille aveugle qui recouvrera la vue dès que le mushi sortira de son corps.
"Mushishi" est un manga fantastique dans les deux sens du terme et grâce auquel on entre de plain-pied dans un univers baigné d'onirisme, de poésie, de nonchalance.
Des thèmes teintés de surnaturel, une vision écologique, presque animiste, de la Nature ajoutent un côté quasi mystique à "Mushishi".
Un trait réaliste proche de l'univers des mangas de sabre sert ce récit hors du temps et de toute beauté.


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Ultima modifica di spaced jazz il lun lug 23, 2007 11:09 pm, modificato 1 volta in totale.
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Messaggio da yutasuta »

spaced jazz ha scritto: titolo: Mushishi
autore: Yuki Urushibara
volumi ed editore: 8 in corso, Kodansha
genere: seinen; fanta-onirico, drammatico

Mushishi è l’ennesimo seinen interessante e originale proveniente dall’editore Kodansha, serializzato sulla rivista Afternoon a mesi alterni.
L'ho sentito nominare per la prima volta alla mostra del cinema di Venezia, quando fu presentato un film con lo stesso titolo.
Il manga sembra interessante, peccato che dell'edizione in inglese ne escano si e no due numeri all'anno: una serialita' che non fa per me. Per ora, almeno. :?
E' assurdo definire "Terra" un pianeta composto per lo piu' da oceani. Arthur C. Clarke
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Messaggio da spaced jazz »

yutasuta ha scritto: Il manga sembra interessante, peccato che dell'edizione in inglese ne escano si e no due numeri all'anno: una serialita' che non fa per me. Per ora, almeno. :?
La serializzazione lenta onestamente non influisce granchè nel caso di Mushishi, perchè sono capitoli slegati fra loro, quasi storie autoconclusive, un po' tipo il Black Jack di Tezuka... quindi un volume è del tutto valido anche a sé stante.

Una piccola precisazione su quanto scritto prima: il capitolo premiato come storia breve nel 1998, da cui è poi nata la serie di Mushishi, non è l'episodio della palude ma quello dei Mushi della luce... stranamente nel manga è inserito come 4° capitolo, nell'anime invece come seconda puntata, ma in realtà è l'inizio della storia ^^

p.s. sbaglio o il film dovrebbe essere diretto da Otomo?
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Messaggio da yutasuta »

spaced jazz ha scritto: sono capitoli slegati fra loro, quasi storie autoconclusive
buono a sapersi :D
p.s. sbaglio o il film dovrebbe essere diretto da Otomo?
non sbagli :)
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Re:

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titolo: Pink
autore: Kyoko Okazaki
volumi ed editore: volume unico, Magazine House
genere: josei, tragicommedia

“La vita, è strana.”

Kyoko Okazaki è sicuramente una delle autrici più importanti del periodo a cavallo fra gli anni ’80 e ’90, personaggio fondamentale nell’affermazione delle nuove forme espressive shojo d’avanguardia. Nata nel 1963 e attiva con ottimi risultati sin da giovane, ha visto purtroppo compromessa la sua carriera artistica a causa di un incidente stradale nel 1996.

La Okazaki è un’artista ancora poco pubblicata in occidente. La Sakka, divisione editoriale della casa editrice francese Casterman specializzata in manga d’autore, inizia a porvi rimedio con la pubblicazione di Pink, una delle opere più importanti assieme a River’s Edge e Helter-Skelter (il quale è stato proposto a Giugno).

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Pink è un’opera sorprendente.
Volume unico di circa 260 pagine risalente al 1989, vede una Okazaki già nel pieno della maturità artistica, con uno stile che rivoluziona il modo di proporre fumetti shojo-oriented sia nella forma grafica che nei contenuti, ora realistici e disincantati, suggeriti da una quotidianità che lascia sempre meno spazio a sogni e vicende fiabesche.
Yumi ama le rose e il loro colore. Le donano serenità. Yumi ha 22 anni, lavora come impiegata e arrotonda occasionalmente facendo la prostituta. Ha un animale da compagnia, ma non si tratta di un semplice cane o gatto, bensì di un coccodrillo, con cui condivide l’ampio appartamento.
Una matrigna che odia e non vede da tempo, una turbolenta sorella minore (Keiko) a cui è molto legata, un padre assente, sono il resto della sua famiglia.
Haruo è uno studente universitario, sogni da romanziere, sbarca il lunario in qualche modo, anche con una tresca con la matrigna di Yumi.
Yumi lo scopre e incuriosita inizia a frequentarlo, seguono la nascita di una relazione, vicende di agrodolce quotidianità e bizzarri eventi.
Cosa cercano i personaggi della Okazaki?
“Senza la fortuna non può esserci la felicità… è un mondo assurdo, dove ci sono cose orribili ma anche bellezza.”
Yumi cerca una vita serena senza pensare troppo al domani, indipendente ad ogni costo anche nel suo vivere nel mondo consumistico del Giappone fine anni ’80 (“chi vuole qualcosa basta che venda il proprio corpo”), candida nell’animo sapendo che chi le fa la morale non è migliore di lei (vedi i clienti).
Si può essere ancora delle “principesse” in attesa del principe azzurro, quando sappiamo che erano tutte vergini, ingenue e addormentate? Era un’altra epoca, probabilmente piacevole…
Pink è una commedia amara, che parla di tanto in modo fulminante (e spesso con ironia caustica): di felicità che sfugge dalle mani, di cieli stellati che invitano a sognare, di sottile critica consumistica (il coccodrillo mangia a quattro palmenti, anche un barboncino che risulta fastidioso a Keiko), di romanzi di successo scritti “al ritaglio”, di desiderio d’amore, di destino beffardo.
La vita in fondo non è che un frullatore di tragicomiche vicende di cui noi siamo le vittime.

La Okazaki rompe anche graficamente col classicismo, distanziandosi sia dalle zuccherosità di fiori e occhioni lucidi, sia dal melodramma, per giungere ad un nuovo linguaggio che cerca di esprimere le problematiche della realtà dei nostri tempi. Non più fumetto d’evasione, ma quasi di analisi.
Il tratto si semplifica, ora asciutto e talvolta abbozzato. La rinuncia alla complessità grafica ottiene il risultato opposto, ovvero avvicinare i disegni su carta a quella che è la realtà tangibile in cui ci muoviamo: si abbandonano le esibizioni e i cliché per una quotidianità stilistica, con risultati espressivi di vivida eccellenza. Il mondo perde la sua patina idealizzata per mostrare cosa c’è dietro, sia di ridicolo che di drammatico.
Una curiosità: sotto questo aspetto, sono ben sarcastiche le illustrazioni dei frontespizi di alcuni capitoli, fra le quali troviamo addirittura Biancaneve (!) e una principessa da colorare (?!) in perfetto stile kawaii.

Leggendo Pink, sono anche altre due le cose che saltano all’occhio… la prima è la presa di coscienza della differenza qualitativa fra questo volume e molte delle proposte d’avanguardia shojo/josei odierne, spesso anche interessanti ma che in confronto alla Okazaki vengono nettamente ridimensionate (vedi alcuni volumi MangaSan o autrici ancora inedite).
Inoltre ci si rende conto di come Moyoco Anno sia la vera “erede” della Okazaki (ne è stata anche l’assistente per un certo periodo), sia nella forma grafica che espressiva: sotto questo aspetto Happy Mania deve tantissimo a Pink.

Il volume è proposto nella collana d’autore Sakka (OT: diretta da quel Frédéric Boilet creatore della corrente “nouvelle manga” e di cui abbiamo visto recentemente - per Coconino Press - l’eccellente volume “Made in Japan” di cui è stato il promotore).
Pink è un volume corposo e di ampio formato, sovracopertina a colori, molto ben stampato e adattato. Il prezzo, di poco più di 10 Euro, qualitativamente ci sta tutto. Al termine del fumetto c’è anche un breve quanto interessante editoriale di commento della stessa Okazaki.

Qui la presentazione dell’editore francese, a seguire un paio di tavole sempre dal sito di Sakka.

Pink tient en vingt chapitres la surprenante chronique de la vie d’une jeune urbaine japonaise d’aujourd’hui. Yumi, 22 ans, inconditionnelle de la couleur rose (d’où le titre), partage sa vie entre son travail, son amoureux, son animal de compagnie (un crocodile!) … et ses activités de prostituée occasionnelle. Sans faux-semblant, mais sans exhibitionnisme non plus, ce sont les multiples chassés-croisés et péripéties relationnelles de son quotidien qui nous sont racontés par le menu, pour une immersion au plus près du ressenti d’une jeune femme de son époque, tout à la fois fragile et tonique, désabusée et pleine d’espoir. Faussement anecdotique, subtil et profond, Pink est une réflexion passionnante sur les nouvelles incarnations de la féminité au seuil d’un siècle naissant.

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Re: Il Lontano Giappone

Messaggio da Haku »

Il prossimo che ancora sostiene che in Italia siamo quasi al livello degli altri paesi si becca un calcio nella nuca con la bocca appoggiata sul bordo di un marciapiede.