Il Lontano Giappone

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spaced jazz
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titolo: Daiō
autore: Iō Kuroda
volumi ed editore: volume unico, East Press
genere: seinen, raccolta di storie brevi


Iō Kuroda deve probabilmente buona parte della sua notorietà (?!?) al film anime di Kitaro Kosaka su Melanzane ed Estati Andaluse, tratto da una parte del suo fumetto in tre volumi “Nasu”. Ma Kuroda ha realizzato anche altre opere interessanti, una della quali è il qui presente Daiō.
Nato nel 1971 a Sapporo, l’autore ha iniziato la carriera professionale partecipando nel 1993 ad un concorso della casa editrice Kodansha.
Daiō non è altro che la raccolta delle storie brevi realizzate da Kuroda nel corso degli anni ’90, da quelle di debutto a quelle realizzate per la rivista Comic Cue.
L’immagine di copertina, invece, era stata realizzata per un festival ma adattata facilmente a cover di questo volume, visto che presenta molti degli elementi delle sue storie: ragazze, elefanti, robot, il cinema e il baseball.
Tutti mescolati in un pregevole surrealismo ironico negli one-shots di questa antologia.
In realtà il materiale raccolto in queste 250 pagine è discretamente eterogeneo, dal classico e brevissimo formato delle quattro pagine di un’opera di debutto come “l’orso” a strutture ben più articolate, anche lo stile grafico presenta una netta evoluzione; eppure gli elementi caratteristici dell’autore si rincorrono e lasciano discretamente divertito e interessato il lettore. Elementi che spaziano dal minimalismo quotidiano ad una certa descrizione surreale della vita; ma c'è anche, per dirlo con parole dell’autore, “un po’ di filosofeggiare, ma giusto un po’!”.
Una storia ben rappresentativa potrebbe essere la divertente “Coppa del Mondo del 1962”, in cui mentre USA e URSS si “sfidano” nella famosa crisi dei missili sovietici a Cuba, un ragazzino, allievo ingenuo di un bonzo rapinatore e manesco, per proteggere la ragazza di cui è innamorato giunge ad attivare un robot gigante con conseguenze più che disastrose. Come dite, è una storia strampalata? Però molto azzeccata, così come strampalate ma intelligenti le vicende di una donna abbandonata dal suo uomo e con un elefante come vicino di casa, o quelle di una zanzara umanoide!
Il culmine, però, è sicuramente la rilettura di Metropolis di Osamu Tezuka. Ken’ichi è qui un ronin che fallisce continuamente gli esami d’ammissione, Mitchy un androide inconsapevole che professa la riscossa del baseball al posto dell’edilizia selvaggia, mentre è braccato dal Baffo e da Duke Red…
Insomma Iō Kuroda è sicuramente un autore originale e alternativo che merita di essere seguito.
Edito in Francia nella “solita” collana Sakka dell’editore Casterman.

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Ultima modifica di spaced jazz il ven ago 24, 2007 11:35 am, modificato 1 volta in totale.
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Re: Il Lontano Giappone

Messaggio da Buta »

le impressioni che avevo dato su Mushishi dove sono state spostate??..Solo per sapere se c era un altro topic a riguardo
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Re: Il Lontano Giappone

Messaggio da spaced jazz »

Buta ha scritto:le impressioni che avevo dato su Mushishi dove sono state spostate??..Solo per sapere se c era un altro topic a riguardo
Boh, io pensavo che le avevi cancellate tu :tongue:
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Re: Il Lontano Giappone

Messaggio da Buta »

sara' stato un mushi......
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Re: Il Lontano Giappone

Messaggio da spaced jazz »

“Spero che in questo momento tu stia osservando la stessa Luna…”

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titolo: Under the same Moon (“Onaji Tsuki wo Miteiru”)
autore: Seiki Tsuchida
volumi ed editore: 7, Shogakukan
genere: seinen; drammatico, sentimentale


Come avete visto nelle ultime settimane in Francia sono iniziate diverse serie seinen davvero molto interessanti, da Mushishi a Jin per finire con Hana to Mitsubachi. Evidentemente è un periodo molto prolifico, perché ecco spuntarne un altra, addirittura pubblicata da Sakka, notoria “casa” di manga d’autore.
Il suo titolo è la suggestiva frase "Under the same Moon" (in originale Onaji Tsuki wo Miteiru), ed è una storia drammatica che parla di amore e amicizia.

Per iniziare qualche nota sull’autore, certo non molto conosciuto qui in occidente: si tratta di Seiki Tsuchida, nato nel 1969 nel nord del Giappone. Il suo debutto avvenne con Miseinen nel 1987, mentre questo Under the same Moon è il suo terzo lavoro, realizzato fra il 1998 e il 2000. Al pari di Mushishi, è stato premiato al prestigioso Japan Media Arts Festival, e questo è il secondo indizio “qualitativo”.

La storia inizia nel presente (quindi il 1998, vedi sopra): un ragazzo diciannovenne, Gen Minashiro, fugge di prigione… come sola testimone, la Luna.
Il manga inizia a questo punto una narrazione a piani multipli, fra flashback e ritorni al presente.
Scopriamo così la storia di Minashiro, detto Don-chan.
Tutto inizia nel 1985, in una cittadina montana. Don-chan è un bambino difficile che talvolta riesce a immaginare e disegnare ciò che pensano gli altri; la madre è morta e il padre un ubriacone sempre assente, ma ha un amico: Tetsuya.
Testuya e Don-chan casualmente fanno la conoscenza della figlia di un diplomatico straniero e di una giapponese, Emi Coldman, anch’essa della loro età. Emi e i suoi genitori abitano in una casa isolata in montagna, perché la ragazzina è malata.
I tre crescono, Emi inizia a provare un sentimento per Don-chan, finché non giungiamo nel 1996, con i tre al termine delle scuole superiori.
Gen Minashiro, ormai abbandonato dal padre, sbarca il lunario coltivando funghi in una catapecchia nel bosco locale; dove una notte, per festeggiare, Tetsuya e altri due balordi inavvertitamente provocano un incendio che coinvolgerà la casa di Emi causando la morte del padre. Tetsuya fuggirà via e la polizia darà la colpa a Don-chan, il quale non negherà, forse per salvare il brillante futuro dell’amico, forse per altri motivi.
Ma finirà in galera e per essere odiato da Emi.
Dopo questi lunghi flashback, torneremo nel presente di Don-chan (perché è evaso? Solo per fare il ritratto di Emi al compimento dei venti anni, come aveva promesso durante l’infanzia?), ricercato dalla polizia (nota di colore, l’ispettore è curiosamente uguale a Kojak…) mentre a Tokyo Tetsuya sta diventando un promettente medico ed Emi è guarita in seguito ad un’operazione… ma cosa ne è stato dei loro sentimenti e della loro adolescenza passata insieme?

La storia è indubbiamente ben costruita, in questo primo volume ci sono forse alcune piccole concessioni melodrammatiche ma in generale è asciutta e senza forzature improbabili… sceneggiatura ben bilanciata nonostante i molti avvenimenti, infatti uno dei meriti è il riuscire a mantenere costante l’interesse del lettore fra fasi drammatiche, vagabondaggi alla ricerca del passato, disagio giovanile e momenti sentimentali sicuramente toccanti.
Molto ben caratterizzati i personaggi, ragazzi diventati adulti col loro fardello di dubbi e pulsioni, e con un Don-chan dall’animo particolare (“…l’amore è più importante della gelosia”), mentre la Luna fa capolino ricorrente fra le vignette.
Under the same Moon è dunque manga promosso con ottimi voti, l’unico dubbio può venire dalla prova sulla distanza del 7 volumi (nel 2 pare che Gen finisca con gli Yakuza...), ma per ora non mi è possibile giudicare anche questo lato ^^

Passando all’aspetto grafico, i disegni sono stilisticamente quelli che vi aspettereste da un seinen; un tratto discretamente personale, sobrio e classico ma ben dettagliato, sotto certi aspetti al limite può ricordare vagamente Taniguchi, mentre alcuni tratti somatici talvolta li ho accostati a Hojo, comunque sono disegni sicuramente validi con alcune tavole davvero espressive, come quella in cui il cappello di Emi vola fino alla mano di Don-chan mentre nelle vignette vengono illustrate le loro parole.

Come già accennato, in Francia è l’ennesimo ottimo manga pubblicato nella collana Sakka, la novità è che fa parte di una nuova linea proposta nel formato 13x18 anziché nel più corposo 15x21, ciò consente di ridurre il prezzo (poco meno di 7 Euro) ferma restando la qualità generale dell’edizione, davvero eccellente e paragonabile ai volumi proposti in Italia da d/books.
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Re: Il Lontano Giappone

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< bzzzt... siete in ascolto? Il mondo... è mio! >

"...Abbiamo trasmesso La Voce del Chiaro di Luna.
Buonanotte a tutti, fate dei bei sogni...”


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titolo: The World is Mine
autore: Hideki Arai
volumi ed editore: 14, Shogakukan
genere: seinen; thriller, sociologico, grottesco, fantasy, azione


“Da quando il Giappone è diventato così?”
Spiazzante, eccessivo ed imprevisto: ecco a voi Hideki Arai.

Pubblicato fra il 1997 e il 2001, The World is Mine non è un manga comune: può piacere o meno, ma per forma e contenuti questo è probabilmente uno dei lavori più ambiziosi degli ultimi venti anni di fumetto giapponese.
Descriverlo non è facile. Quello che salta subito agli occhi è il suo destabilizzante impatto emotivo, ma anche e soprattutto la lucida freddezza con cui tratteggia e critica la società nipponica contemporanea, anzi probabilmente di più: l’intera società umana alle soglie del 2000.
Tanto che The World is Mine in Giappone è ormai considerato un cult, seppur misconosciuto dai più.
Scrivo queste righe dopo averne letto soli cinque volumi (di 14), lo puntualizzo per evidenziare la parzialità di questa recensione, soprattutto per la certezza di svolte narrative e sorprese future.
Ma già in questi cinque volumi è un’opera che lascia il segno.

I protagonisti sono due: Toshi e Mon-chan.
Toshi è un ex-postino 23enne, appassionato di internet ed armi, un ragazzo mediocre che cerca un riscatto contro la società. Mon-chan è un tipo dal passato sconosciuto, un uomo violento e istintivo, quasi animalesco. I due si conoscono casualmente e iniziano una scorribanda per il Giappone, fra rapimenti e sparatorie, inseguiti dai media e dalle forze dell’ordine. Finiscono addirittura a dar l’assalto ad un posto di polizia, da dove poi porranno domande filosofiche ai politici: “qual è il valore della vita?”.
Contemporaneamente nel nord del paese appare Higumadon. Costui sembrerebbe un orso gigantesco (a giudicare dalle impronte che lascia) che si dirige verso un luogo imprecisato attraversando monti e foreste, lasciando anch’esso dietro di se una scia di sangue.
Ma qual è il rapporto fra Higumadon e Mon-chan? Potrebbe avere a che fare con una leggenda Ainu (una tribù aborigena che abita le isole a nord dell’Hokkaido) che parla di Orsi e Otarie, creati dalle divinità e destinati a scontrarsi sulla Terra? O è Higumadon stesso un dio che reca un monito all’Uomo?

Questa è la trama generale (a cui si aggiungono le vicende di tutto un corollario di personaggi, da Maria al cronista Hoshino, al cacciatore d’orsi Iijima). Ma in fondo è solo un aspetto parziale di The World is Mine, perché con questo “pretesto” si affrontano altri temi scomodi. Soprattutto l’analisi di una società contemporanea ipocrita, meschina ed egoista, con una descrizione psicologica dei personaggi precisa, grottesca ed impalcabile. Nessuno è meglio degli altri. Abbiamo manipolazioni politiche, un primo ministro messo sulla poltrona dalle lobby, che si strappa i peli dal naso per chiamar la lacrima durante i discorsi ufficiali. Abbiamo un responsabile della sicurezza pubblica incapace ed esaltato, col catarro alla bocca. Un giornalista mediocre e represso, fissato coi disegni di organi genitali. E questi sono i “buoni”, perchè Toshi e Mon-chan sono anche peggio. Qui non è come in un manga pseudo-cinico come Eden in cui i protagonisti negativi hanno comunque il fascino dell’antieroe. Qui non c’è possibile empatia. Toshi è un vile e nevrotico, che cerca nella violenza una fuga dalla sua meschinità. Mon-chan è semplicemente un uomo dalle pulsioni animalesche. La violenza in The World is Mine è disturbante, ma non perchè sia ostentata, quanto perché il suo impatto agisce soprattutto a livello psicologico.
Siamo lontani da opere dove la crudezza abbindola il lettore, rassicurato dalla situazione di finzione, qui non ci si esalta con le mazzate. Qui la violenza è condannata e vista per quello che è, ovvero follia umana, il lettore è scosso e spiazzato.
E ancora.
Nel quinto volume abbiamo il primo incontro di Toshi e Mon-chan con Higumadon, nei boschi montani di Aomori... l’epilogo è un trip lisergico-metafisico degno del finale di 2001 di Kubrick o di Nijigahara Holograph (muoiono, rinascono? fantasia, realtà?).
Successivamente la scena si sposta sui genitori di Toshi, additati dall’opinione pubblica come cattivi educatori e braccati dai giornalisti in cerca dello scoop. La madre non regge la pressione, finché disperata non si suicida buttandosi dalla finestra.
The World is Mine è virato ad un senso di grottesco, ad una narrazione realistica ma anche alla presenza di qualche tragicomico stereotipo manga... ma tutto ciò che non fa che sottolineare il suo particolare clima narrativo.

Il manga è decisamente sceneggiato molto bene, strutturato per larga parte come un “road-movie”, con dei cartelli a scandire luoghi e orari ad ogni cambio di scena. Scene che, per altro, passano con continuità da questo a quel personaggio in una soluzione in bilico fra una narrazione rallentata e psicologica ed un’azione frenetica in cui siamo quasi spettatori di una “real TV”.
Tutto ciò è rispecchiato anche dalle soluzioni grafiche.
Parliamo prima di tutto delle ambientazioni e dei fondali... il lavoro di Arai e del suo staff deve essere stato certosino nel reperimento del materiale fotografico, perché tutte le “locations” sono replicate in modo accurato, da villaggi a città, da boschi a strade, dal Kansai all’Hokkaido, fino alle prefetture di Aomori e Akita in cui si svolge buona parte dell’azione, almeno finora.
La ricerca di realismo, in originale, si è spinta fino all’attento uso dei dialetti giapponesi per i vari luoghi e personaggi, ma questa notizia la riporto come semplice informazione perché il fumetto lo sto leggendo in francese, dove comunque c’è una certa “ricerca linguistica” nei modi di parlare.
Detto degli scenari, i personaggi riprendono soluzioni classiche frammiste a quelle più di ricerca, in cui figure realistiche sono filtrate da caricaturali stereotipi grafici.

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The World is Mine è Inio Asano che incontra Nagai e il Tezuka versione “gekiga”.
Opera diversa e alternativa, abbastanza scorrevole nella narrazione quanto difficile nei toni e contenuti, non è certo una lettura per tutti. Perché dietro la sua parvenza da action/thriller, da avventura apocalittica, questo manga è soprattutto un ritratto decisamente negativo della società moderna: Arai non denuncia niente altro che la bassezza umana.

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Re: Il Lontano Giappone

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Taiyo Matsumoto è facilmente ascrivibile fra i più interessanti autori nel campo del fumetto nipponico d'avanguardia, (stranamente) conosciuto da tempo anche in occidente per opere come Tekkon Kinkreet (Cemento Amaro qui da noi prossimamente su MangaSan), Number 5 o Ping Pong.

Io avevo invece letto commenti estremamente positivi e particolari su Gogo Monster, e quindi ne ho preso l'edizione francese.
Quello che ho sotto il naso ha confermato le premesse, Gogo Monster è un'opera quasi unica, e di certo la meno "commerciale" che abbia mai letto nel panorama nipponico.
Probabilmente in Italia venderebbe 20 copie, e non lo dico per snobismo ma per l'impegno richiesto al lettore nell'accettare stile grafico e narrativo.
Sono infatti 460 pagine di risvolto psicologico onirico virato alla quotidianità di un anno dell'infanzia.
Anche in Francia non deve certo essere una proposta facile, visto che l'edizione è da nicchia della nicchia (sui 30 Euro, cartonato+box contenitore), seppur di lusso porcelloso e cura estrema, la migliore che abbia visto per un manga.

Fumetto particolare? Beh, inizia con un preambolo che parte sulla cover (pagina -8, si scala fino a zero, 4 pagine di nero ed inizia la storia in 5 capitoli -- primavera, estate, autunno, inverno e primavera).

Yuki Tachibana è un bambino di 3a elementare, ottimo studente ma particolare: "vede" la presenza di entità fantastiche, alcune amichevoli seppur dispettose (capitanate da "Super Star"), ed altre negative e minacciose ("gli altri"), sempre più numerose. I primi soggiornano sul tetto della scuola, gli altri al quarto piano, chiuso per esubero di locali.
Yuki è un po' emarginato, ha degli amici in Makoto, un coetaneo ordinario ma molto sensibile, e poi il custode-giardiniere con cui accudisce i fiori.
Per non parlare di Q.I., alias Sasaki, un ragazzino assai curioso che d'abitudine tiene uno scatolone in testa.

Gogo Monster racconta questo anno onirico di Yuki. Il fumetto si svolge tutto nel perimetro della scuola elementare Asahi.
Minimalismo dalla prima all'ultima pagina.
Poesia, stacchi di inquadratura, tempo che scorre, quotidianità, sogni e visioni, aerei e fiori, realtà da interpretare.
Di che parla Gogo Monster? Del momento della crescita da infanzia ad età adulta? Di autismo ed incomunicabilità? Di fantasia che svanisce?
Non aspettatevi risposte da Matsumoto, ma solo luminose illusioni.

"E poi mi ha detto che la linea dell'orizzonte sembrava infinita... qualcuno mi faceva segno da un battello. Ma non sono riuscito a vedere chi fosse.
C'era anche un enorme Girasole che tramontava, nel cielo a ovest.
E a quel punto... mi sono risvegliato."


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La presentazione dal sito Akata/Delcourt:

Yuki est un petit garçon, et comme tous les enfants de son âge, il fréquente l’école primaire de son quartier. Mais Yuki n’a que peu d’amis, car il prétend voir des esprits. Jusqu’au jour où Makoto décide de s’asseoir à côté de lui. C’est le début d’une grande amitié entre les deux enfants. Mais un jour, cet équilibre fragile vacille : le monde des esprits commence à se mélanger à la réalité... Yuki serait-il en train de devenir fou ?

Taiyou Matsumoto n’a pas fini de nous surprendre ! Avec Gogo Monster, le mangaka nous offre une fable sur l’enfance, emprunte de poésie et de nostalgie. Trois enfants se dégagent de l’œuvre. Yuki, le héros de l’œuvre, s’impose comme un génie hyper sensible. D’un autre côté, on trouve Makoto, le garçon ordinaire mais non moins dénué d’humanité. Enfin, l’étrange QI et sa tête cachée sous un carton. Matsumoto dépasse alors ses propres clichés, sortant de son schéma binaire relationnel pour nous offrir un triangle des plus intéressants. Avec son coup de crayon unique, le mangaka nous croque alors une œuvre sensible et inspirée.

Inspirée, car l’intrusion des esprits dans le monde réel est lourde de sens. Chacun ira de son interprétation personnelle, mais l’animisme qui se dégage des pages de Gogo Monster est bien au centre de la réflexion de l’auteur. Car si ce manga se passe dans un univers d’enfants, les thématiques qu’il aborde sont loin d’être simples. Cet ouvrage, avec ses plusieurs niveaux de lectures, méritera qu’on le savoure à maintes reprises. Certains y verront une métaphore sur le passage à l’âge adulte, tandis que d’autres y verront une fable écologique.

Au Japon, il existe un proverbe qui dit « qu’il n’y a qu’une feuille de papier qui sépare les génies des idiots ». Yuki, complètement exclu et brimé par ses camarades, pourrait être, d’un point de vue rationnel, un enfant autiste. Et pourtant, sa sensibilité naturelle fait de lui un être à part, inspiré et pur. Une pureté qu’on perdrait en devenant adulte, et qui nous éloignerait de notre véritable nature ?

Comme dans chacune de ses œuvres, Taiyou Matsumoto prend un nouveau style graphique, nous prouvant encore une fois toute l’étendue de son talent. Des personnages aux visages ronds, des décors hyper détaillés : car pour parler de l’enfance et d’un enfant différent des autres, le monde des adultes tient lieu de décor, il transpire des décors. Et ce monde n’est pas épargné, subtilement. Gogo Monster, nous renvoie à notre propre enfance et nous fait réfléchir à ce que nous devenons en devenant un adulte. Au fil des pages, les saisons s’écoulent, et c’est avec beaucoup d’onirisme que Taiyô Matsumoto met en scène ses protagonistes.
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Re: Il Lontano Giappone

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titolo: Suzuka
autore: Kouji Seo
volumi ed editore: 18, Kodansha
genere: shonen, commedia sentimentale

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Devo essere sincero, fino a qualche mese fa conoscevo solo superficialmente Suzuka, e non avrei mai pensato che sarebbe diventato uno dei miei manga preferiti, di certo fra i migliori letti in tutto il 2007.

La commedia sentimentale è forse il genere che più apprezzo in assoluto, ma proprio per questo sono abbastanza critico verso prodotti scadenti, ritriti o banalmente vuoti di contenuti. Specie fra gli shonen di genere, infatti, abbondano i “pacchi” con titoli dalla scarsissima consistenza… evito di fare i nomi, ma non mancano esempi più o meno famosi, anche fra quelli giunti qui in Italia.
Per fortuna esistono anche opere diverse ed inaspettate come questo bellissimo Suzuka.
“Un manga inaspettato” è una definizione che trovo molto calzante, e fra poco vi dico il perché… inoltre è una serie che fa comprendere bene quali siano le dinamiche del fumetto mainstream in Giappone, in cui i contenuti artistici sono tenuti a convivere con gli stereotipi dettati dal target della rivista di pubblicazione.

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Kouji Seo è un giovane autore attivo da una decina di anni con opere brevi quali W’s e Cross Over, pubblicate da Kodansha.
Nel 2004 gli fu chiesto di proporre una nuova commedia per Shonen Magazine.
Preferibilmente qualcosa di “classico”, quindi con i dovuti cliché. Il risultato fu uno one-shot introduttivo di una sessantina di pagine -- il capitolo zero -- pubblicato alla fine dell’anno: la storia piacque e la serializzazione effettiva partì dal marzo 2005 (il manga è giunto a conclusione tre mesi fa).
L’incipit possiamo ben ritenerlo stravisto: un ragazzo si trasferisce a Tokyo, finisce ad abitare in un bagno pubblico con annesso dormitorio femminile... ben frequentato, seguono vicende da commedia degli equivoci e gag con annesso abbondante fanservice (per altro sempre elegante e mai volgare).
Però...
E se l’autore volesse gettare un po’ di fumo negli occhi per poi andare a parare dove dice lui?
E se l’autore fosse cresciuto a pane e Maison Ikkoku?
In realtà Suzuka cambia notevolmente ed in fretta: l’80% delle allusioni ecchi di tutta l’opera e delle gag relative si esaurisce nei pochi capitoli iniziali, per diventare nel giro di breve tempo una commedia sentimentale di stampo classico e molto ben fatta. Il cambiamento si nota, ed è così netto che lo stesso autore nel Guidebook poi affermerà “Suzuka era previsto sin dall’inizio come commedia sentimentale e non harem manga”.
Insomma diventa davvero una bella love comedy, con una storia che pur continuando a presentare alcuni classici stereotipi del genere (ma il festival scolastico non ci sarà mai!!! ^^; ) gode di una sceneggiatura ed una caratterizzazione dei personaggi davvero eccellente.

Ma è tempo di un accenno alla trama...
Yamato Akitsuki si è appena trasferito a Tokyo da Hiroshima per frequentare le superiori, trovando alloggio nel condominio annesso al bagno pubblico Asahi, gestito da sua zia Ayano.
Nel corso di una visita agli impianti sportivi della futura scuola, si imbatte negli allenamenti di una studentessa, saltatrice in alto del locale club di atletica, di cui si innamora all’istante: Suzuka Asahina.
Il caso (?!) vuole che Suzuka Asahina, oltre che compagna di classe, sia proprio la vicina di casa di Yamato ai bagni Asahi!
Sempre il caso (!?!) vuole che, al contrario, Suzuka trovi decisamente antipatico Yamato, se non proprio detestabile...
Il succo del manga è dunque questo: la love-story fra Yamato e Suzuka, inizialmente fra la quotidianità scolastica e gli impegni del club di atletica in cui anche Yamato alla fine si iscrive per evidenti motivi (comunque è uno sprinter dalle ottime prospettive). Il corollario dei personaggi di contorno è riuscitissimo, Yasunobu Hattori, il miglior amico (?!) di lui, sbruffone e prodigo di consigli che portano solo guai a Yamato; la simpatica e allegra Miki Hashiba (accesa nemica di Yasunobu); la timida Honoka Sakurai; le universitarie-ubriacone Yuka e Megumi, lo sprinter-antagonista Emerson Arima...
Il manga cresce di livello di volume in volume, aumentando in raffinatezza.
L’ispirazione da autori quali Adachi è intuibile, ma soprattutto è sempre più lampante l’ammirazione dell’autore per Maison Ikkoku e il suo voler portare Suzuka verso quel clima espressivo.
Gli indizi diventano sempre più chiari, sia sul fronte strutturale (Suzuka inizia come Maison Ikkoku -- dopo le prime 2 pagine già si capisce tutto del senso ultimo della storia; la protagonista ha alcune affinità con Kyoko, sia caratteriali sia altre che non sto qui a rivelare; in seguito ci sono un paio di tributi narrativi certamente riconoscibili) come su quello della semplice citazione (l’amministratrice dell’Asahi, la zia, è una giovane vedova; nel monolocale di Yamato c’è un buco nel muro che comunica con la stanza attigua...), insomma bisogna davvero avere il prosciutto sugli occhi per non notarli.
Tuttavia, è bene precisarlo, non si confonda il senso di queste citazioni, che è quello dell’omaggio e non certo quello del riciclo per mancanza di idee.
Anzi, Kouji Seo si dimostra autore di gran calibro, con una capacità di sceneggiare ed una resa espressiva alquanto sorprendenti; i suoi personaggi sono vividi ed emotivamente credibili.
Si giunge così al capitolo 72, contenuto nel volume 9, che con una scena romantica fra Yamato e Suzuka in pratica conclude la prima parte del fumetto (è anche la conclusione dell’anime).
Una scena certamente splendida, solo che... non avete idea di quelle che ci saranno in seguito.

Non so quanti di voi siano arrivati a leggere fin qui, ma sappiate che a questo punto il manga inizia progressivamente a cambiare e, pian piano, a diventare più maturo e psicologico.
Nonostante l’apparenza (leggi: quantità esuberante di ragazze nel cast... in realtà hanno tutte un senso narrativo, oltre che servire per fare le copertine dei volumi XD), Suzuka non è praticamente mai un manga di triangoli, poligoni o tentazioni.
O meglio, l’unico vero triangolo -- con Honoka -- si risolve sostanzialmente dopo pochi volumi, in un’età in cui si confonde ancora l’affetto con l’amore, ed è comunque forzato dagli eventi. La seconda parte del fumetto, infatti, è fondamentalmente incentrata sulla maturazione dei protagonisti e sulle difficoltà di far giungere a patti due personalità così differenti, che pur condividono un profondo sentimento reciproco.
Le sorprese non mancheranno, fino al salto temporale di un anno, dopo il quale Seo inizia davvero a ricongiungere tutti i fili narrativi. Con la crescita dei personaggi anche le atmosfere diventano più adulte; il lettore non fa neppure in tempo a dire “che bel manga che è diventato” che negli ultimi volumi Suzuka lascia di stucco.
Per stile e contenuti diventa un seinen a tutti gli effetti e presenta una fase da autentico capolavoro.
Ci sono dei momenti di una qualità vista assai raramente nella commedia sentimentale manga.
Spoiler:
Basterebbe citare la love-scene definitiva che conclude il volume 15, fra schiaffoni e baci (“Corrimi appresso, scemo!!” ^^); oppure la visita al santuario in occasione dell’Hatsumode con cui si apre l’ultimo volume, scena davvero emozionante. Ma ci sono tante altre situazioni così riuscite da avere solo l’imbarazzo della scelta... dal confronto fra Yamato ed il padre di Suzuka sul significato di diventare genitore, per finire con lo splendido epilogo.
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Graficamente Suzuka si attesta su di un livello interessante.
Kouji Seo è un buon disegnatore, ma certamente uno di quegli autori più interessati alla parte “registica” del proprio fumetto che a quella di pura illustrazione (con le pin-up è un altro discorso... ^^). Il tratto in sé è abbastanza classico e stilizzato ma pienamente moderno rispetto al panorama nipponico odierno, tuttavia lo spunto di espressività e personalità artistica è ben visibile nella costruzione delle tavole, specie più in là con i volumi. Esemplare a tal proposito una scena con ben tre vignette a splash-page su doppia facciata, in sequenza cinematografica e rallentata, assai efficaci nel contesto in cui vengono inserite.
Naturalmente Seo è dovuto giungere a patti con i ritmi di produzione (stiamo parlando di 18 volumi in circa tre anni): questo è riscontrabile nell’aspetto grafico forse più rimarchevole del manga, ovvero fondali ed ambientazioni.
Suzuka, a differenza di Maison Ikkoku, non ha l’obiettivo di descrivere anche l’aspetto “sociale” del Giappone in cui è calato, tuttavia come il capolavoro di Rumiko Takahashi è decisamente mirato nel presentare una realtà verosimile e attuale di luoghi e situazioni.
Ambientato fra Tokyo, Yokohama e Hiroshima, il manga fa dunque largo uso di riprese fotografiche per illustrare il contesto ambientale in cui viene sviluppato, soluzione spesso utilizzata nel fumetto nipponico sia per il risparmio in termini di tempo che per l’efficacia artistica. Tuttavia occorre essere molto attenti nel suo uso se si intende ottenere un risultato grafico globalmente omogeneo, Seo fortunatamente sembra un maestro in questo, replicando anche negli interni o nelle location costruite a mano un similare livello di dettaglio.
Molto divertente è il fatto che Kouji Seo, per sua stessa ammissione, in realtà ripropone alcuni luoghi della “sua” realtà, ripercorrendo l’epoca in cui in quel di Tokyo cercava di diventare mangaka professionista... beh, ecco un altro elemento in comune con la Takahashi.

Qualcuno ha detto Maison Ikkoku?
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In breve...

Suzuka è un’opera double-face, che inizia come commedia vagamente ecchi e prevedibile per trasformarsi alla fine in manga romantico raffinato e maturo... un cambiamento piuttosto netto che coincide con un costante innalzamento qualitativo.
Certo è un fumetto che non inventa molto di nuovo, talvolta capita di esclamare “stereotipo, stereotipo!!” per alcune scelte che lasciano perplessi... la sorpresa è però doppia quando ci si accorge di come sia semplice fumo messo ad arte, mentre in realtà Kouji Seo trasforma tutto a suo vantaggio con risultati notevoli e convincenti. Anzi viene il sospetto che tutta la curiosa struttura del manga abbia un fondo di coerenza legato all’età dei protagonisti e alla loro maturazione. Di sicuro, comunque, c’è il fatto che Suzuka sia un fumetto “progressivo” e con un filo logico, la dimostrazione è che diverse svolte narrative hanno indizi artatamente disseminati nel corso della trama... Seo ha un obiettivo preciso ed evita rimescolamenti di brodo tanto comuni in altre produzioni.
Davvero una splendida commedia sentimentale, il cui punto di forza è la caratterizzazione psicologica dei personaggi... Suzuka è un manga in cui i pregi sovrastano strepitosamente i difetti, e se la definizione di “Maison Ikkoku adolescenziale” vi può sembrare un po’ ambiziosa, onestamente è anche la migliore che mi viene in mente per descriverlo.

Ah, in Francia esce per Pika Edition.

“Basterebbe anche un solo passo in avanti... e qualcosa di bello potrebbe accadere”


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Perché l’anime non vale il manga.

Suzuka in Giappone ha avuto un discreto successo, per cui oltre ad un Guidebook e ad una light novel di storie brevi è stata realizzata anche la relativa versione animata.
L’anime però risale al 2005, quando il manga non era neppure a metà.
Ebbene, come ho già spiegato, le qualità del fumetto risiedono per un 30% nella prima parte e per il 70% nella seconda. Aggiungiamo che la storia ha una sua sostanza solo se vista nell’interezza.
Dunque l’anime, oltre a valere “di partenza” solo un 30% del manga, presenta inoltre una storia interrotta, basata solo sulla parte più leggera del fumetto; annacqua pure la breve fase ecchi; ha un design dei personaggi e delle animazioni piuttosto scadenti... ma soprattutto manca il tocco di Kouji Seo.
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Re: Il Lontano Giappone

Messaggio da Debris »

Perchè un'opera come questa in Italia non si vede??
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Haku
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Re: Il Lontano Giappone

Messaggio da Haku »

La risposta è sempre la solita. I lettori italiani di manga non avendo maturato alcuno spirito critico derivato da una base culturale solida, non riescono ad andare oltre lo Shonen, snobbando Seinen e titoli più particolari. La cartona tornasole di tutto questo è semplice, Tezuka non vende.
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Re: Il Lontano Giappone

Messaggio da Debris »

Haku ha scritto:La risposta è sempre la solita. I lettori italiani di manga non avendo maturato alcuno spirito critico derivato da una base culturale solida, non riescono ad andare oltre lo Shonen, snobbando Seinen e titoli più particolari. La cartona tornasole di tutto questo è semplice, Tezuka non vende.

Il lettore italiano ( si spera solo italiano)di manga è immaturo..il lettore di fumetti tradizionali ( si spera solo italiano ) considera i manga delle autentiche schifezze...e intanto si beve un sacco di opere dove l'influenza manga c'è.....comprese delle autentiche e micidiali porcherie ( lo dico da auttentico lettore degli X Men e dei fumetti marvel che alla ventesima volta che ha visto il bollino "ottimo punto di inizio per i nuovi lettori" o quel che ci scrivono,ha francamente lasciato perdere l'albo.

La mia Sospensione della pazienza ha un limite.
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Re: Il Lontano Giappone

Messaggio da Buta »

io l ho fatto piu' o meno 6 anni fa'....riuscivo a individuare il disegnatore solo da una tavola...la mia passione per il fumetto americano/inglese- che va da devil a preacher per intenderci- anche se sono prodotti completamente diversi...mi aveva portato ad esserne un profondo conoscitore.

Penso ancora oggi che il fumetto seriale americano - anche quello piu' stupidotto- mi abbia regalato cmq molto- e che e' normale abbandonarlo dopo un tot di anni.. 10 nel mio caso...forse troppi

ma trovo prezioso cmq che ognuno possa iniziare sempre e in qualunque momento questa "run" esperenziale... :wink:
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Re: Il Lontano Giappone

Messaggio da spaced jazz »

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titolo: The Five Star Stories (Five Star Monogatari)
autore: Mamoru Nagano
volumi ed editore: 12 in corso, Kadokawa Shoten
genere: space-opera

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3960.
Fra le tempeste, nelle distese sterminate del pianeta Juno.
Due Mortar Headd si fronteggiano in una sfida all'ultimo sangue.
Lo sconfitto è Grard Sydmian, ultimo cavaliere rimasto dell'esercito di Re Colus. Grard muore fra le braccia di Est, la sua Fatima che lo ha seguito in trenta anni di avventure, per amore della quale non si è mai sposato.
Questo evento segna la fine di 900 anni di guerre e dolori: il sistema solare di Joker è ormai unificato sotto il dominio dell'imperatore Amaterasu.
Ma è ora di ripercorrere tutta la storia, stavolta partendo dall'inizio.

Questo è il prologo di The Five Star Stories, il manga di Mamoru Nagano serializzato da oltre vent'anni sulla rivista Newtype.
Un alone da serie di culto e una cadenza di pubblicazione rarefatta.
FSS è una space-opera raffinata e complessa come se ne sono viste poche nella letteratura mondiale a fumetti e forse nessuna di questo calibro nel panorama nipponico, un'opera che percorre gli stilemi robotici affiancandoli ad un'epica romantica, con un'ambientazione retro-futuristica e tocchi fantasy che possono ricordare alcune opere occidentali.
Ambientato sul sistema stellare di Joker con le sue cinque stelle e i suoi numerosi pianeti, abitati da una civiltà basata su ciò che rimane di un Super Impero avanzatissimo ma ormai scomparso, FSS sviluppa la sua trama coinvolgendo un gran numero di personaggi in un ancor più ampio lasso temporale.
Fra gelido acciaio ed eteree fanciulle: i Mortar Headd, i giganteschi mech da combattimento del mondo di FSS, sono il perfetto esempio dell'epica romantica di cui si diceva... questo anche perché gli Headdliner, i cavalieri prescelti per il loro pilotaggio, hanno bisogno al loro fianco di una Fatima. Le Fatima sono ragazze androidi create dall'ingegneria genetica, dotate di una capacita psichica superiore che si "fonde" con il sistema gestionale del MH diventandone cuore e anima. Il dottor Chrome Ballanche ne è il più grande costruttore e le considera come figlie... le ultime creazioni della sua vita, Lachesis, Clotho e Atropos, sono anche le tre Fatima Fates sul quale destino ruota parte dell'opera.

FFS è un lavoro dall’eccellente e personalissimo livello grafico... lo stile di Nagano è quanto di più adatto per narrare una vicenda simile... le sue capacità di mechanical designer sono evidentissime nei mezzi che progetta e disegna, ma al contempo hanno un ampio risalto scenografie e personaggi, specie quelli femminili dal grande fascino visivo e con un lavoro di cesello sugli abbigliamenti (se non ricordo male Nagano ha anche a che fare con la moda).
Le sue illustrazioni sono davvero splendide, probabilmente nessun altro manga ha delle copertine così belle e suggestive, quasi sempre giocate su un accostamento femminile/meccanico.

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Five Star Stories è un manga di successo in Giappone e con un nutrito numero di fan, visto che ha generato un mercato di model-kits dei suoi fantasmagorici Mortal Headds. Tuttavia in occidente, a parte qualche pattuglia di appassionati, è purtroppo un'opera semi-sconosciuta al grande pubblico, vista anche la difficoltà di ottenerne versioni occidentali... chi come me si è perso quella americana di diversi anni fa, incompleta, in sottilettoni ed ormai rintracciabile solo a prezzi improbabili, non può che indirizzarsi verso quella originale abbinandola fortunatamente a qualche script in inglese.
In effetti è anche un titolo che richiede il suo bel lavoro di adattamento e traduzione, vuoi per l'abbondanza di tecnicismi, vuoi per il fatto che Nagano ha creato un setting particolareggiato e verosimile che prende forma nelle ricchissime note di fine volume, fra cronologie, descrizioni, mappe, schizzi e bozze di mezzi meccanici, personaggi ed anche abiti.

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Ad ogni modo, sperando sempre in una bella versione italiana, proseguiamo con la lettura... ^^

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Re: Il Lontano Giappone

Messaggio da Debris »

Dispera....se mai avremo una versione italiana sarà un evento mondiale.

Pare che Nagano abbia messo una spece di veto ad un'esportazione di quest'opera bellissima...

E' un'opera particolare davvero che pesca i suoi fan in un'ambito assolutamente vario...dal mondo dei manga a quello pittorico a quello modellistico ( su alcuni siti modellistici ci sono dei gruppi specializzati nel costruire dei custom od autocostruzioni da FSST..il che è tutto dire )

Se ti possono essere utili:

http://it.wikipedia.org/wiki/Five_Star_Stories

Poi

http://www.gearsonline.net/fss/

e questo è un sito davvero interessante.

La bella nota di Stephen Serra che riprede una nota francese..

http://gundamworld.it/sognidigundam/doc ... es_it.html

Grande opera davvero...
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Re: Il Lontano Giappone

Messaggio da Buta »

Se non ricordo male si parla di questa opera da una decina di anni . E se ne parlava gia' di come fosse abbastanza complicata la pubblicazione per lunghezza e per intreccio tanto che veniva paragonata quasi all universo marvel.. . Mi viene difficile pensare ad una pubblicazione esaustiva ed a un pubblico che abbia cosi' tanta voglia di complicarsi la vita , visto anche che si ricerca nel manga quasi sempre l autoconclusivita' e la linearita' delle storie.