titolo:
Kiseiju (L’ospite indesiderato)
autore:
Hitoshi Iwaaki
volumi ed editore: 10, Kodansha
genere: seinen; drammatico, thriller, fantascienza, psicologico, sentimentale
Che il mercato italiano sia bizzarro è cosa ormai saputa e risaputa, ma nonostante questo le vicende editoriali del manga di Hitoshi Iwaaki riescono comunque a sorprendere. L’inizio della sua pubblicazione nostrana risale infatti a ben dieci anni fa, per Phoenix. Tre volumi, poi la chiusura dell’editore. Diritti rilevati da Magic Press, e stampa dei volumi dal quattro all’otto. Questo circa quattro anni fa, se non ricordo male... e da allora?
Non se ne è saputo più nulla, destino tra l’altro toccato anche a un altro ottimo manga come Dragon Head.
Le solite voci dicono di un’intenzione da parte dell’editore di completare l’opera, ma sinceramente dopo anni di sospensione ormai sono scettico (oltre che con un certo giramento di scatole), per fortuna esistono le edizioni estere o il puntuale aiuto dell’amico web per completare la lettura degli ultimi volumi di un fumetto che merita come pochi altri.
Se non altro la scelta di portare quest’opera in Italia fu assai meritevole, perché Kiseiju è nulla di meno di un capolavoro. E’ raro trovare un fumetto così ricco di temi e sfumature, e che spazia agilmente fra molteplici generi.
Realizzato nei primi anni novanta e serializzato su
Afternoon, Kiseiju è un thriller virato alla fantascienza, con deviazioni action, horror e anche sentimentali, ma il motore di tutto è indubbiamente la base psicologica e forse anche filosofica data dall’autore alla vicenda, con la descrizione profonda dei protagonisti e l’interrogativo su destino e ragione dell’esistenza umana.
Il manga inizia con una vicenda da sci-fi classica: subdoli alieni invasori. La loro provenienza e il loro scopo sono misteriosi (ristabilire l’equilibrio sulla Terra?), fatto sta che questi esseri hanno lo scopo di “invadere” il cervello degli esseri umani, diventando dei parassiti che si impossessano dei corpi delle loro vittime.
Questi alieni dunque si adattano alla società umana confondendosi fra noi; hanno il potere di potersi trasformare come forma e consistenza, generarando ad esempio tentacoli con lame taglienti come rasoi, ma soprattutto: si cibano di uomini.
Un destino da parassita sta per toccare anche al liceale Shinichi Izumi, ma il caso vuole che l’alieno invasore un po’ pasticcione non riesca a raggiungere il cervello ma resti bloccato nella mano destra del ragazzo, mano che acquisisce una vita e una volontà propria.
Shinichi dà il nome “Migi” a questa entità, e inizia così la convivenza della strana coppia.
Gli alieni sono freddi e calcolatori, non sanno nulla di emozioni, sentimenti e irrazionalità. Da quel punto di vista, il loro modo di agire è giustificato dalla sopravvivenza, e non dalla morale umana.
Così è inizialmente anche per Migi, il quale deve comunque adattarsi alla convivenza forzata col ragazzo e a proteggerlo, visto che la morte di Shinichi determinerebbe di conseguenza anche la propria: i “due” sono infatti braccati dagli altri parassiti, che vedono non a torto un pericolo in questa unione fra forza aliena e coscienza umana.
La storia non farà mancare colpi di scena.
L’inizio può essere un omaggio ai classici di fantascienza, action e forse anche tendenta alla commedia; ma uno sviluppo originale non tarderà a farsi vedere, prendendo strade drammatiche anche confinanti con l’horror. Ci saranno alcune scene davvero scioccanti (difficile scordarsi l’incursione del parassita nella scuola, o il passato del serial-killer in uno degli ultimi volumi) ma senza intenti da concessione commerciale. La violenza, talvolta grottesca, ha un suo senso sia nella descrizione della fragilità umana, sia nel rendere evidente la differente interpretazione che danno i parassiti alle loro azioni, secondo il punto di vista di un’altra specie vivente.
Ma il succo di tutto il manga, come accennato, è lo sviluppo dei personaggi e il riproporsi degli interrogativi su cosa voglia dire “essere umano”, su quale sia il motivo dell’esistenza. Soprattutto è sottolineata l’evoluzione del protagonista Shinichi nella sua coesistenza con Migi, quando i due troveranno sempre più un terreno comune. Grande importanza è dedicata anche al rapporto sentimentale del ragazzo con la coetanea Satomi Murano, la quale in più punti avrà un ruolo fondamentale.
Il fumetto non presenta cali di sorta, anzi. La sceneggiatura è calibratissima, gli sviluppi della storia emozionanti, talvolta toccanti come solo un autore dotato di grande sensibilità potrebbe creare, altre volte estremamente drammatici.
Iwaaki non solo saprà gestire tutto con grande padronanza e profondità tematica, ma gli darà un gran epilogo che da un lato chiude in modo compiuto il cerchio, dall’altro è di una perfezione notevole.
Graficamente Kiseiju è assai interessante. Il disegno richiama un periodo fine anni ottanta con stilemi seinen piuttosto usuali, ma ha un tratto personale e riconoscibile, anche se sicuramente perfettibile nel tempo (di piede spesso sembrano portare tutti il 34); tuttavia la regia è magistrale, svariando fra azione e fasi introspettive o oniriche basate su inquadrature e rivelatrici scansioni ritmiche, molto usate sono sequenze di due vignette in primo piano dei personaggi col mutare delle loro espressioni e non mancano momenti di incredibile impatto. Di certo uno stile con una potente forza espressiva che deve qualcosa al maestro Tezuka, non a caso citato da Iwaaki fra le principali suggestioni artistiche da cui è stato influenzato.
Da leggere assolutamente!