Verità (scientifiche) alternative

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Layla
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Verità (scientifiche) alternative

Messaggio da Layla »

Apro questo topic perché da qualche tempo mi è tornata alla mente una teoria evolutiva "acquatica" che, una volta approfondita, ho sempre trovato molto affascinante - sebbene divergente da quella più accreditata che vede l'uomo evolversi sulla terra.

Vi propongo la teoria "recuperata" e diffusa (ma non propriamente inventata) da Elaine Morgan sia nella spiegazione inglese della wikipedia (Aquatic ape hypothesis) sia in un riassunto italiano:
Scimmie di mare (fonte)

“L’origine della donna” della Morgan ci racconta come gli umani diventarono tali (è un libro ormai introvabile in libreria ma potete reperirlo in biblioteca).
Dodici milioni di anni fa le foreste dell’Africa centro occidentale, la regione dei Grandi Laghi, era la casa degli australopitechi, piccole scimmie arboree, che dovettero migrare a causa della ben nota ondata di caldo torrido che sconvolse il pianeta costringendoci a emigrare verso terre più fresche, abbandonando le foreste primordiali e attraversando, diretti a sud, territori arsi e spogli. E là fummo pasto per le belve con denti enormi che seguivano i nostri branchi usandoci come riserva di cibo. E fu proprio come sostiene la Morgan: le femmine gravide o con i piccoli in braccio erano le vittime più facili, impedite nella corsa. E come ancora oggi fanno le scimmie di piccole dimensioni (eravamo al di sotto del metro e venti centimetri) esse per sfuggire alle tigri dai denti a sciabola e agli enormi leoni si gettavano nell’acqua assumendo la posizione eretta e riuscendo così a toccare il fondo dei fiumi laddove le belve dovevano iniziare gia a nuotare.
Così quelle scimmie femmine indussero i maschi e il resto del branco a spostarsi lungo i fiumi, e rive dei laghi e del mare. E in effetti la scelta fu ottima anche per contrastare il caldo terribile.
Così vivemmo per milioni di anni sul bagnasciuga imparando a nutrirci non solo di vegetali e insetti ma anche di molluschi.
E questo provocò nei nostri antenati enormi mutazioni: in acqua la posizione eretta era più vantaggiosa, i peli superflui, ed era necessario produrre uno strato di grasso sottocutaneo per isolare il corpo dall’acqua. Il seno delle donne, unico per consistenza e conformazione tra i mammiferi terrestri, si sviluppò per isolare termicamente le ghiandole mammarie e fece il paio con lo svilupparsi delle labbra, carnose e a chiusura ermetica. Anche questa una particolarità che non esiste tra i mammiferi terrestri ed è invece comune a quelli acquatici in quanto permette ai piccoli di succhiare il latte in acqua. E così si sviluppò anche il naso a sifone che, qualità sconosciuta a cani, gatti, topi e cavalli, permette di immergersi verticalmente in acqua senza che questa entri nel corpo attraverso le narici.
Il fatto che i maschi passassero più tempo sulla terra ferma in cerca di cibo spiega perché essi siano tutt’ora più pelosi delle femmine. E l’istaurarsi dell’abitudine dei neonati di aggrapparsi ai capelli delle madri che galleggiavano intorno ad esse ci fa capire perché le donne abbiano capelli più folti e forti e perché raramente conoscano la calvizie.
La permanenza millenaria nell’acqua ci spiega anche perché i bambini possano ancora oggi essere partoriti in acqua e come mai a differenza dei neonati di coniglio, istrice e opossum sappiano nuotare senza problemi nell’istante stesso che vengono al mondo. La posizione idrodinamica dei nostri radi peli superflui, la lacrimazione degli occhi, sono altre caratteristiche umane che condividiamo con i mammiferi acquatici e semiacquatici (come i maiali, gli ippopotami e gli elefanti) e che sono assenti in tutti i mammiferi terrestri.
Altri residui di questo inizio di passaggio alla vita idrica sono il persistere del pelo sull’arcata sopraciliare e la presenza di una pellicina tra le dita nel 5% circa dei neonati (un’inizio di dita palmate).
Daltra parte questa fase di vita semiacquatica è l’unica possibilità per spiegare la nostra mutazione mentale.
Il dover assimilare comportamenti relativi a due diversi mondi sviluppò le nostre capacità intellettive. E questo sviluppo fu incrementato dalla necessità di imparare a aprire le conchiglie per divorare i molluschi, staccare i ricci di mare dalle rocce, spaccare le corazze dei granchi. [ecc.]
A prescindere dalla vostra opinione su questa teoria, apprezzerei molto leggere altre ipotesi scientifiche alternative, anche su argomenti diversi dall'evoluzione... :) non voglio arrivare alle ipotesi/bufale sull'allunaggio del '69 o simili: non mi interessa screditare le verità ufficiali quanto scoprire punti di vista diversi, validi e possibili.
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Re: Verità (scientifiche) alternative

Messaggio da Raghnar »

Verità alternative... bello! :p

Per il resto beh, potrebbe essere è simpatico e non lo vedo granchè in contrasto con le teorie vere e proprie dell'evoluzione (Darwin mica ha specificato il percorso passo per passo :P );)
Alcune cose non sono del tutto corrette: la pellicina fra le dita è un mancata conclusione del processo apoptotico (in soldoni quel tipo di cellule si suicidano) che porta dalle "dita palmate" dei feti alle dita, e non è dovuto a un processo acquatico ma è proprio un processo di costruzione. E' complicato costruire ex abrupto qualcosa di così composto come la mano, allora si costruisce qualcosa di più semplice e POI si differenzia.
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Re: Verità (scientifiche) alternative

Messaggio da ghila »

Utilizzo il thread già aperto per chiedere lumi, delucidazioni, analisi o anche solo due righe da parte degli esperti del forum, su alcune teorie che hanno incontrato la mia strada in questo periodo.
La teoria è quella della cosidetta scienza olografica che ho cercato di approfondire con un libro di un tal Micheal Talbot nella traduzione italiana reso come "Tutto è uno". In tale teoria (non so finora quanto scientificamente provata o matematicamente provabile) si prospetta che l'universo non sia nient'altro che un immane ologramma. Copio/incollo da unilibro.it per non scrivere fesserie "Quasi tutti conoscono gli ologrammi, immagini tridimensionali proiettate nello spazio per mezzo di un laser. Ora, due grandi scienziati - David Böhm, fisico quantistico presso la University of London e Karl Pribram, neurofisiologo di Stanford, uno degli artefici della nostra attuale concezione del cervello - suppongono che l'universo stesso sia organizzato come un ologramma, in cui ogni parte contiene il tutto. Questo nuovo modo di considerare l'universo dovrebbe chiarire non solo molti degli enigmi insoluti della fisica, ma anche quegli accadimenti misteriosi come la telepatia, le esperienze extracorporee e di premorte, i sogni "lucidi", e perfino le esperienze religiose e mistiche di unità cosmica e le guarigioni miracolose."

Il libro è scritto bene si fa capire. Ho apprezzato la prima parte, molto vicino al classico modo di narrare la scienza per profani, meno (molto meno) la parte in cui sembra che l'autore voglia portare il lettore verso l'accettazione di tale teoria servendosi dei cosidetti potere paranormali. Come dire che non c'è altro modo per accetare tale teoria se non quello di accettare prima tali fenomeni e quindi capire che è l'unica teoria "pseudoscientifica" a spiegarli.
Consigliato si, ma con alcune remore insomma.
Ma non è tutto: stavo disquisendo di tale titolo con un amico londinese e questi mi dice che semplicemente a suo dire la scienza sta finalmente raggiungendo quella conoscenza già acquisita e conquistata secoli prima dalla kabbalah ebraica (da non confondere con altre correnti cristiane; per capirci quella più volte, troppe volte, richiamata negli approfondimenti di Evangelion). Cioè a suo dire tutto è già scritto e tramandato da secoli, solo che pochi trovano in questa corrente di pensiero ebraico queste conoscenze.
Ad esempio mi dice: "se poi ti dicessi che il quantum e la realta' olografica gia' erano tramandati tramite la Bibbia?", "Se ti dicessi che le particelle atomiche che stanno girando in loop a Ginevra nulla sono se una conferma della metafisica... telepatica?" (o giravano visto che ci sono problemi tecnici).

Ora gli rispondo dicendo che a mio dire è abbastanza semplice trovare spiegazioni "scientifiche" di passi biblici una volta che queste spiegazioni sono state affrontate e date quasi per certe. Poi certo: Einstein era ebreo...

Insomma, se ne parla fra voi scienziati (o futuri tali, o appassionati con profonde conoscenze)? Almeno si ride leggendo tali cose o sono "novità" anche per voi?

Grazie. :)

EDIT: Mi ha lasciato anche il link di questo video su youtube. Il mio inglese ahimé imperfettissimo non mi lascia scampo e non ho nemmeno provato a seguirlo per più di due minuti. Lo lascio a voi, certo che saprete far meglio del sottoscritto. :P
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Re: Verità (scientifiche) alternative

Messaggio da Raghnar »

Sono in universita` e il video non lo guardo, rispondo, al solito, un po' di fretta:
Semplicemente alcune cose sono banali da intuire, ma complicate, se non complicatissime da capire e ancor meno da dimostrare.
L'equivalenza fra energia e massa e` da secoli che gira in ballo per il mondo, non ci vuole un fenomeno a farsela saltare in mente (energia e massa sono legate da una costante moltiplicativa che ha le dimensioni di una velocita`, abbastanza intuitivo dimensionalmente). Difatti le prime ipotesi furono fatte da un Italiano (di cui non ricordo il nome) prima del 1800, ovvero ancora prima delle equazioni di maxwell e persino della scoperta del legame fra elettricita` e magnetismo, ovvero quando ancora della relativita` non c'era neanche l'ombra dell'ombra dell'ombra...
Ma per il PERCHE` questa equivalenza fosse cosi`, per il percome, si e` dovuto aspettare un bel po', e prima di quel bel po' non c'era modo di sfruttare qualcosa che non hai neppure capito ma e` solo un'idea che lanci li` come un sasso nel fiume della scienza, non c'era modo di visualizzare un'applicazione ne` un significato in tale sparata, ne` c'era modo di discernere questa sparata (che poi si e` rivelata essere esatta) da altre sparate (che poi si sono rivelate essere sbagliate).

In scienza, sebbene Galileo in una lettera scrisse "Se una cosa giusta, la dimostro in modo sbagliato, rimane giusta", in realta` funziona proprio il contrario: se dimostri una cosa giusta in modo sbagliato, il tuo dimostrare fallace viene individuato e non considerato, indipendentemente se l'intuizione a cui volevi arrivare fosse corretta o meno, dal momento che nessuno ha gli strumenti per verificare se la tua intuizione fosse corretta (o vuole metterceli tali strumenti, perche` non lo convinci di certo con una dimostrazione sbagliata!), perche` questo e` l'unico modo per proseguire il piu` possibile diritti a piccoli (e grandi) passi senza lasciarsi ubriacare dalle mode.

Che nel misticismo siano raccolte piccole e grandi verita`, anche scientifiche, beh credo che piu` o meno sia attribuibile a questo fenomeno: nella moltitudine di testi sacri, di cose corrette se ne dicono molte senza porre spiegazione alcuna, esattamente come dando 10 attributi della tua personalita` a caso, qualcuno lo azzecco, e cosi` posso farti l'oroscopo.
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Re: Verità (scientifiche) alternative

Messaggio da ghila »

Grazie Raghnar. :)
Più o meno quello che pensavo io. Perdona se di nuovo richiedo la tua visione personale riguardo alla scienza olografica; naturlamente non poi farti un'idea in base alle due righe che ho scritto, forse il video potrà fornirti delle precisazioni al riguardo.
Naturalmente sempre se ti va di parlarne. :)
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Re: Verità (scientifiche) alternative

Messaggio da dolcemind »

beh, in realtà come funzioni la scienza e cosa sia scienza è questione dibattuta.
Così come la relazione tra esperienza e teoria.
Ho già riportato altrove alcune considerazioni in proposito.
Volevo aggiungere altre considerazioni:

Galileo arrivò alla confutazione della teoria aristotelica della caduta dei gravi non tanto sulla base di dati sperimentali, quanto dall'analisi delle sue contraddizioni logiche.

Lo stesso Einstein affermava che una buona teoria è tale perché è bella e coerente e che la conferma sperimentale è quasi un particolare trascurabile e che “se i dati e la teoria non concordano, cambia i dati”.

Spesso la gente non scarta idee che sono state "falsificate" da un esperimento, va avanti e a volte ha fortuna, e alla fine la storia della scienza le dà ragione. Altri, come dimostra il caso degli esperimenti di Millikan (sigh…uno dei miei argomenti della maturità…quanto tempo!) per la determinazione della carica dell'elettrone, scartano tutti i dati sperimentali che non concordano con la teoria che hanno in testa.

Quest’idea che una teoria possa essere confutata dalle osservazioni sperimentali (anche solo una!) deriva da Popper ma non tiene in conto della pratica di laboratorio (anche io ne ho frequentato uno per un pò) e di tutte le variabili che possono influire in una sperimentazione (variabili ambientali, rumore, dati non affidabili...). Spesso non ci si può fidare delle osservazioni sperimentali…meglio ripeterle e quindi cambiare i dati. Io sono con Galileo e con Einstein se vogliamo (la scienza agli scienziati... :wink: ).

Tornando in Topic, caro Ghila, come già ti ho detto, mi sono ripromesso di leggere il libro da te citato anche se, come il tuo amico forse, sono molto più affascinato dalla kabbalah ebraica che mi piacerebbe approfondire (da quando ho letto il pendolo di Focault e quindi da un bel po’… :( ).
Appena letto mi riprometto di fare un intervento più mirato.
Relativamente al video invece...sembra più un programma d'intrattenimento che un programma con pretese di "scientificità". Sbaglio?
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Re: Verità (scientifiche) alternative

Messaggio da Raghnar »

Ancora non ho ascoltato il video, comunque scientificamente che in ogni cosa sia contenuto il tutto e` nettamente contrastante con quello che conosciamo.
Noi conosciamo le relazioni fra informazione e massa/energia.
Ovvero una certa quantita` di informazione necessita di una certa quantita` di energia per esistere.
Non potra` mai esistere un Hard Disk capiente TOT piu` leggero di TOT (a quello che sappiamo).

Pretendere che una parte, per quanto infinitesima, contenga informazione del tutto, significa (se ho ben capito bene come lo intendono) dire che questa equivalenza einsteiniana fra informazione, energia e massa e` sbagliata.

Per quanto riguarda gli ologrammi: se li spezzi si dividono, come le foto O_o
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Re: Verità (scientifiche) alternative

Messaggio da ghila »

Raghnar ha scritto:Per quanto riguarda gli ologrammi: se li spezzi si dividono, come le foto O_o
Scusa?! Vuoi dire che se spezzi un ologramma si spezza anche l'immagine?! :shock:
Cioè fammi capire: un ologramma di una mela. Prendi e spezzi. Anzichè avere due mele uguali, hai due pezzi di mela?!?!

Se così è praticamente l'unico esempio concreto che sostiene la teoria salta di brutto!!! :roll:

E se così fosse che dire se non: :lol:
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Re: Verità (scientifiche) alternative

Messaggio da Raghnar »

Un po' diverso, rimane sempre la totalità dell'immagine, ma meno definita.

Almeno, col mio ologramma di Jurassic Park che avevo quando ero piccolo iil povero tirannosauro e` finito male :? (e conoscendomi, se si fosse diviso in due tirannosauri identici, avrei iniziato a farlo in mille pezzi per essere circondato da un esercito di minidinosauri e poterli regalare agli amici :P )

L'ologramma non e` nulla di magico: la luce e` un onda (ricordi seno e coseno?). Nelle foto rimane impressa una media della intensita` luce incidente ovvero il valor medio del modulo quadrato dell'onda incidente (ricordi il seno e il coseno?), che e` buona parte dell'informazione a proposito dell'immagine reale, ma per definire esattamente l'immagine reale serve anche l'angolo relativo al seno e al coseno che formano quell'onda.

Negli ologrammi OLTRE alla media, rimane impressa la fase di tale luce, quel famoso angolo, fase che il nostro occhio percepisce come profondita`.
Ultima modifica di Raghnar il ven giu 25, 2010 12:12 am, modificato 1 volta in totale.
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Re: Verità (scientifiche) alternative

Messaggio da ghila »

Grazie Raghnar. Intanto ho scovato questa paginetta web in cui si dileggiano (criticandole) molte delle più astruse teorie.
Ecco quel che dice sulla nostra scienza olografica: "Il concetto di ologramma usato per dimostrare che "tutto e' uno". Dimenticando che un ologramma non contiene TUTTA l'immagine in ogni sua parte, ma solo i suoi dettagli piu' rozzi. I dettagli fini richiedono tutto l'ologramma per essere ricostruiti. Esempio classico di come un concetto usato approssimativamente fuori dal suo contesto puo' dimostrare praticamente tutto."

:loool:
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Re: Verità (scientifiche) alternative

Messaggio da Raghnar »

beh ma magari la teoria di universo olografico non è così campata per aria: "olografia" significa scrittura - tutto, dove quel - per gli ologrammi significa DI tutto, ma non ci potrebbe essere nome migliore per una teoria di universo così descritta in quanto sarebbe scrittura DI tutto IN tutto

Certo che usare l'ologramma per fare esempi non rende onore, ma non so se la teoria sia tutta in quell'esempio o se quell'esempio sia venuto a posteriori magari ancheda qualche esterno e profano che ha capito male... queste cose non si sa mai come nascono ghghgh
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Re: Verità (scientifiche) alternative

Messaggio da ghila »

Raghnar ha scritto:se la teoria sia tutta in quell'esempio o se quell'esempio sia venuto a posteriori magari ancheda qualche esterno e profano che ha capito male... queste cose non si sa mai come nascono ghghgh
Guarda, a mio avviso l'errore l'ha fatto questo Talbot proponendo un esempio erroneo su una teoria magari anche con substrati scientifici. Certo è che se un libro esplica alla plebe una teoria nella prima parte usando un esempio concreto sbagliato e nella seconda sfruttando solo la metafisica mi sa che non è proprio consigliabile... :?
Poi scritto bene è scritto bene, ma a quel punto mi leggo Wallace... :wink:
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Re: Verità (scientifiche) alternative

Messaggio da Heimdall »

Porto come contributo a questa discussione un'interessante "Bustina di Minerva" del sempre brillante Umberto Eco. Questo articolo è stato ripreso poi dall'autore stesso nella sua recente raccolta di saggi "A passo di gambero - Guerre calde e populismo mediatico" (edito da Bompiani), un volume che, per l'intelligenza, l'ironia, l'onestà e l'arguzia dell'autore merita sicuramente una lettura.

Credere alla Tradizione
L'espresso, luglio 2004.
di Umberto Eco

Che cosa siano esattamente i buchi neri molti lettori non lo sanno, e francamente anch'io riesco a immaginarmeli solo come quel luccio di Yellow Submarine che divorava tutto ciò che gli stava intorno e alla fine ingoiava se stesso. Ma per capire il senso della notizia da cui prendo le mosse, non è necessario saperne di più, salvo comprendere che si tratta di uno dei problemi più controversi e appassionanti dell'astrofisica contemporanea.
Ora, si apprende dai giornali che il celebre scienziato Stephen Hawking (forse più noto al grande pubblico non tanto per le sue scoperte quanto per la forza e determinazione con cui ha lavorato tutta la vita malgrado una terribile infermità che avrebbe ridotto un altro a un vegetale) ha fatto un annuncio a dir poco sensazionale. Ritiene di aver commesso un errore nell'enunciare negli anni settanta la sua teoria dei buchi neri e si prepara ad apparire di fronte a un consesso scientifico per proporne le dovute correzioni.
A chi pratica le scienze questo comportamento non pare per niente eccezionale, se non per la fama di cui gode Hawking, ma ritengo che I'episodio dovrebbe essere portato d'attenzione dei giovani di ogni scuola non fondamentalista e non confessionale per riflettere su quali siano i principi della scienza moderna.
I mezzi di massa mettono sovente sotto processo la scienza, ritenuta responsabile dell'orgoglio luciferino con cui l’umanità procede verso la sua possibile distruzione, e nel fare ciò confondono evidentemente la scienza con la tecnologia. Non è la scienza che è responsabile degli armamenti atomici, del buco dell'ozono, della liquefazione dei ghiacci e via dicendo: la scienza caso mai è ancora quella capace di avvertirci dei rischi che corriamo quando, usando magari i suoi principi, ci affidiamo a tecnologie irresponsabili.
Ma nelle condanne che si odono o leggono sovente circa le ideologie del progresso (o il cosiddetto spirito dell'illuminismo) si identifica spesso lo spirito della scienza con quello di certe filosofie idealistiche del diciannovesimo secolo, per cui la Storia procede sempre verso il meglio e verso la realizzazione trionfante di se stessa, dello Spirito o di qualche altro motore propulsivo che marcia sempre verso Fini Ottimali. E in fondo quanti (almeno della mia generazione) rimanevano sempre dubbiosi leggendo manuali idealistici di filosofia, dai quali emergeva che ogni pensatore che veniva dopo aveva capito meglio (ovvero "inverato") il poco scoperto da quelli che venivano prima (come a dire che Aristotele era più intelligente di Platone)?
È verso questa concezione della Storia che si scagliava Leopardi quando ironizzava sulle "magnifiche sorti e progressive".
Di converso, e specie di questi tempi, per sostituire tante ideologie in crisi, si civetta sempre più con quello che si chiama il pensiero della Tradizione, secondo cui non è che noi, nel corso della Storia, ci si avvicini sempre più alla Verità, bensì avviene il contrario: tutto quello che c'era da capire lo avevano capito le antiche civiltà, ormai scomparse, ed è solo tornando umilmente a quel tesoro tradizionale e immutabile che potremo riconciliarci con noi stessi e col nostro destino.
Nelle versioni più smaccatamente occultistiche del pensiero tradizionale, la Verità era quella coltivata da civiltà di cui abbiamo perso notizia, quella della Atlantide inghiottita dal mare, della razza iperborea di ariani purissimi che vivevano su una calotta polare eternamente temperata, dei saggi di un'India perduta, e altre piacevolezze che, essendo indimostrabili, permettono a filosofastri e a romanzieri d'appendice di ricuocere sempre la stessa spazzatura ermetica per il sollazzo delle folle estive e dei sofi da strapazzo.
Ma la scienza moderna non è quella che crede che il Nuovo abbia sempre ragione. Al contrario, si fonda sul principio del "fallibilismo" (già enunciato da Peirce, ripreso da Popper e da tanti altri teorici) per cui la scienza procede correggendo continuamente se stessa, falsificando le sue ipotesi, per tentativo ed errore, ammettendo i propri sbagli e considerando che un esperimento andato male non è un fallimento, ma vale tanto quanto un esperimento andato bene, perché prova che una certa via che si stava battendo era errata e bisognava o correggere o addirittura ricominciare da capo.
Che è poi quello che sosteneva secoli fa l'Accademia del Cimento, il cui motto era "provando e riprovando" - e "riprovare" non significava provare di nuovo, che sarebbe il meno, ma respingere (nel senso della riprovazione) quello che non poteva essere sostenuto alla luce della ragionevolezza e dell'esperienza.
Questo modo di pensare si oppone, come dicevo, a ogni fondamentalismo, a ogni interpretazione letterale dei testi sacri - anch'essi continuamente rileggibili -, a ogni sicurezza dogmatica delle proprie idee. Questa è la buona "filosofia", nel senso quotidiano e socratico del termine, che la scuola dovrebbe insegnare.
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Re: Verità (scientifiche) alternative

Messaggio da ghila »

Di questo errore Hawking ne parla nel suo recente "La teoria del tutto". Grazie Heim per la bella lettura che, sono certo, piacerà a Raghnar, da sempre sostenitore della correttezza (e bellezza) del metodo scientifico. :)
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Re: Verità (scientifiche) alternative

Messaggio da dolcemind »

eh...
Umberto Eco. Andrebbe studiato meglio a scuola.
Proporrei il Pendolo di Focault o il nome della Rosa al posto dei "Promessi sposi" (vecchio adagio che in molti ripetono).
La comunità scientifica valuta nel suo insieme i contributi di tutti e dove indirizzare la ricerca:
vi saranno campi che saranno maggiormente finanziati di altri e che offriranno maggiore visibilità.
C'è una sorta di autoregolamentazione. Molto democratica direi.
In realtà il gesto di Hawking ha fatto scalpore proprio perchè non così comune. Ma la Scienza sarebbe andata avanti comunque.
Altro esempio:
Einstein scoprì che la sua teoria della relatività generale portava a degli universi che si espandevano o si contraevano al passare del tempo. Preoccupato da questa eventualità, introdusse una costante, a cui dette il nome di "costante cosmologica", che dà luogo ad un universo statico. Alcuni anni dopo, prima Friedmann teoricamente e poi Hubble sperimentalmente, trovarono che l’universo è in espansione. Einstein ebbe a dire: "la costante cosmologica è stato il più grande errore della mia vita".

Anche gli errori, se non banali, stimolano ulteriori ricerche ed a volte anche fondamentali scoperte.