ricordando Hiroshima e Nagasaki

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Heimdall
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Re: ricordando Hiroshima e Nagasaki

Messaggio da Heimdall »

Premetto doverosamente che concordo sul giudizio espresso da Gualtiero sull'enormità delle responsabilità che si è assunto chiunque abbia concorso a concepire e realizzare una simile arma; ma, proprio perché si parlava della necessità di non distribuire colpe troppo ampie e indistinte, vanno ristabilite alcune verità a proposito degli accadimenti che hanno ruotato attorno a quei fatti.

Riporto, a beneficio di chi avrà il tempo e la pazienza di leggerlo, un articolo di Piergiorgio Odifreddi apparso su "La Repubblica" nel dicembre 2005 e inserito ora nella raccolta di saggi: "Il matematico impenitente" (Longanesi, 2008, pp. 229-232), che evidenzia abbastanza bene alcuni passaggi. Innanzitutto, una semplice pignoleria: non fu Fermi bensì Oppenheimer a dirigere il Progetto Manhattan. In secondo luogo, vi furono degli scienziati che si dissociarono, con vari gradi di intensità, anche se la loro posizione rimase minoritaria. Odifreddi ricorda però quale fosse il clima di quegli anni, nei quali bastava assai poco per venire tacciati di collaborazionismo col nemico. Infine, si evidenzia il ruolo di Einstein, che non fu propriamente l'ispiratore della bomba, ma ebbe soltanto un ruolo marginale, peraltro corredato da molti dubbi, ripensamenti e da una condotta decisamente pacifista nel dopoguerra. Poi, si può argomentare sul fatto che, dal punto di vista meramente scientifico, Einstein fu una delle causae sine quibus non, ma sarebbe un altro discorso.

COLUI CHE FECE PER CORAGGIO IL GRAN RIFIUTO
di Piergiorgio Odifreddi

I1 18 aprile 1955, mentre stava volando da Roma a Parigi, Bertrand Russell venne a sapere da un annuncio del pilota che Albert Einstein era morto. Ne fu sconvolto, come lui stesso racconta nella sua autobiografia ma non per i motivi ovvi. Una settimana prima, infatti, aveva mandato al più famoso scienziato vivente la bozza di una dichiarazione a favore della collaborazione fra le nazioni e del disarmo nucleare, che senza l'appoggio di Einstein non avrebbe avuto la risonanza che Russell sperava.

Arrivato in albergo a Parigi, però, il filosofo trovò ad aspettarlo una lettera del fisico, che aderiva all'iniziativa: era l'ultimo atto pubblico che Einstein aveva compiuto prima di morire, e questo fatto contribuì ad attirare su di esso l'interesse dei media. La dichiarazione divenne nota come il Manifesto di Einstein-Russell, o viceversa, e fu firmata da una decina di premi Nobel: fra questi Linus Pauling, che ne aveva già vinto uno per la chimica nel 1954, e ne avrebbe vinto un secondo per la pace nel 1962.

A fianco dei luminari che avevano firmato il manifesto c'era anche un giovane, allora sconosciuto, di nome Joseph Rotblatt. Si trattava di un fisico polacco emigrato in Inghilterra, che fin dal novembre 1939 aveva cominciato a lavorare alla bomba atomica a Liverpool, ed era poi finito come tanti altri a Los Alamos.
Ma, come nessun altro, aveva compiuto « il gran rifiuto » nel 1944, quando i servizi segreti inglesi fecero sapere di essere ormai certi che i tedeschi non stavano costruendo la bomba atomica, ed era quindi ormai caduta la giustificazione morale del Progetto Manhattan.
La scelta di Rotblatt fu naturalmente osteggiata a Los Alamos, ed egli fu guardato con sospetto e trattato da spia sovietica. Gli altri scienziati rimasero invece tutti al loro posto, e solo Leo Szilard ebbe dei ripensamenti: la cosa era significativa perché Szilard era colui che, il 16 e il 30 luglio 1939, era andato da Einstein (la prima volta con Eugene Wigner, poi premio Nobel per la fisica nel 1963, e la seconda con Edward Teller, poi padre della bomba all'idrogeno e delle Guerre Stellari), per convincerlo a scrivere una famosa lettera al presidente Roosevelt, che lo metteva in guardia sulla possibilità che i nazisti costruissero « bombe di un tipo nuovo ed estremamente potenti ».

Dopo la guerra, Einstein dichiarò: « Se avessi saputo che i tedeschi non sarebbero riusciti a costruire la bomba atomica, non avrei mosso un dito ». In realtà, non sembra che la sua lettera abbia avuto una particolare influenza sulla decisione di iniziare il Progetto Manhattan: Roosevelt non la lesse che l'l 1 ottobre 1933 e si limitò a nominare un Comitato di consulenza per l'uranio, che stanziò per lo studio della fissione la bella cifra di 6000 dollari per un anno! E nemmeno una seconda lettera di Einstein, l'anno dopo, ottenne risultati migliori: soltanto il 9 ottobre 1941 Roosevelt prese la decisione di costruire una bomba atomica, e lo scienziato che lo convinse a farlo fu Vannevar Bush, non Einstein.

In ogni caso, nella primavera del 1945 i tedeschi non avevano costruito la bomba e avevano ormai perso la guerra. Szilard scrisse dunque un profetico memorandum per il presidente in cui notava che non solo l'uso, ma anche un semplice test dell'atomica sarebbe stato catastrofico, perché avrebbe svelato l'esistenza della nuova Arma e precipitato « una corsa alla produzione di questi ordigni tra Stati Uniti e Russia ». Quando Szilard andò a portare il memorandum a Truman, il neopresidente lo ridiresse al suo consigliere Jimmy Byrnes, che non ebbe di meglio da dire che: anzitutto, dopo aver speso due miliardi di dollari per sviluppare la bomba, il Congresso vorrà ben vedere cosa si è ottenuto con tutto quel denaro »; e poi, che « un uso della bomba avrebbe impressionato l’Unione Sovietica, rendendola più malleabile nel dopoguerra ».

Dal canto loro, anche gli scienziati che ci avevano lavorato erano ansiosi di vedere se il giocattolo avrebbe funzionato: racconta ad esempio il generale Leslie Groves, capo del Progetto Manhattan, che al momento del test di Trinity « Fermi raccoglieva scommesse sul fatto se la bomba avrebbe o no incendiato l'atmosfera, e in tal caso se avrebbe semplicemente distrutto il Nuovo Messico o l'intero mondo ». Dopo il test, nel luglio 1945, Szilard fece circolare tra i colleghi una petizione al presidente per scongiurare l'uso della bomba sul Giappone, che avrebbe costituito « una flagrante violazione dei nostri standard morali », ma nessuno la firmò.

Nei dieci anni seguenti, però, una buona parte dell’opinione pubblica aveva ormai capito che la scelta di costruire (non parliamo di usare) la bomba atomica era stata un errore, e quando il manifesto Einstein-Russell fu reso pubblico il 9 luglio 1955, ebbe una vasta risonanza. Esso si apriva con queste parole: « Nella tragica situazione che confronta l'umanità, noi crediamo che gli scienziati dovrebbero riunirsi in un convegno per valutare i pericoli che sono sorti in seguito allo sviluppo~ delle armi di distruzione di massa. Un'espressione, quest'ultima, correttamente usata allora per indicare le-travi nell'occhio dei Golia con le mazze nucleari (Stati Uniti e Unione Sovietica), e non abusata come oggi per indicare le pagliuzze nell'occhio dei Davide con la fionda (Iraq e Iran).

Sfruttando la visibilità ottenuta anche grazie alle singolari circostanze della firma del manifesto da parte di Einstein, Russell incominciò immediatamente a organizzare il convegno degli scienziati sulla bomba. Parlò a Nehru quando questi andò in visita a Londra, e ricevette dal governo indiano l'invito a tenere l'incontro a Delhi nel gennaio 1957. Alla fine del 1956, però, la situazione politica deteriorò con la rivolta d'Ungheria e la crisi di Suez, e Nehru aveva altro da fare che ospitare convegni. Un'offerta d'aiuto venne sorprendentemente dal miliardario greco Aristotele Onassis, che pretendeva però che l'incontro avvenisse nella poco dignitosa sede di Montecarlo. Russell preferì accettare l'invito del finanziere canadese Cyrus Eaton e l'ospitalità della sua cittadina natale di Pugwash, nella Nuova Scozia.

Come già la conferenza stampa di Londra del 9 luglio 1955, in cui era stato divulgato il manifesto, anche il convegno di Pugwash del luglio 1957 fu presieduto da Rotblatt, che era diventato il consigliere scientifico di Russell per il nucleare. Ad esso parteciparono una ventina di scienziati europei, statunitensi, sovietici, cinesi e giapponesi, e per sottolineare dove stavano i problemi si scelsero come lingue ufficiali l'inglese e il russo. I temi trattati furono quelli che sarebbero poi divenuti l'agenda del futuro: i pericoli insiiti nell'uso dell'energia atomica, il controllo da esercitare sugli armamenti nucleari e la responsabilità sociale degli scienziati.

Visto il successo di quella prima riunione, si stabilì un'organizzazione permanente con (allora) Russell presidente e Rotblatt segretario, che esiste ancor oggi col nome di Convegni Pugwash sulla Scienza e gli Affari Mondiali, e ha le sue sedi ufficiali a Roma, Londra, Ginevra e Washington. Il suo periodo di maggior visibilità e utilità è stato quello della guerra fredda, quando gli incontri tra scienziati dei due blocchi erano spesso un (e a volte l'unico) tramite per uno scambio di informazioni e di proposte tra i rispettivi governi.

Il lavoro del Pugwash è stato cruciale nella preparazione di molti dei trattati di limitazione degli armamenti e di non proliferazione nucleare firmati tra Stati Uniti e Unione Sovietica, dall'era di Nixon e Brežnev a quella di Reagan e Gorbačëv. E in riconoscimento del loro impegno a favore del disarmo e della pace mondiale, il movimento Pugwash e il suo segretario Rotblatt hanno condiviso il premio Nobel per la pace del 1995, «per il loro sforzo volto a diminuire il ruolo giocato dalle armi nucleari nella politica internazionale e, alla lunga, a eliminarle ».

In un articolo del 20 gennaio 2005 sul Guardian, Rotblatt scriveva che, essendo l'unico ancora in vita tra i firmatari del manifesto che aveva dato origine al Pugwash, considerava suo dovere continuare a diffondere il messaggio di Einstein. Pochi mesi dopo, il 31 agosto 2005, quel dovere è passato a noi tutti: quel giorno, infatti, il quasi centenario Rotblatt è morto a Londra, nell'anno einsteiniano, a mezzo secolo esatto dagli avvenimenti che oggi sono legati non soltanto al nome di Einstein e Russell, ma anche al suo.
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Willow
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Re: ricordando Hiroshima e Nagasaki

Messaggio da Willow »

Sapevo personalmente del Manifesto, ma forse quel che si obietta è il fatto che gli scienziati abbiano agito in quel senso in un momento successivo all'uso dell'atomica.
Probabilmente era comunque inevitabile che la storia andasse in questo modo... e che dopo la costruzione della bomba essa sarebbe stata usata come strumento di minaccia nei confronti degli altri stati, cosa che avviene tutt'oggi. Gli sforzi per il disarmo nucleare non vengono abbastanza seguiti dalle diverse Nazioni.
Quanto ad Einstein, penso alla fine se non avesse partecipato lui, avrebbe effettivamente partecipato qualcun altro prima o poi.
Ultima modifica di Willow il sab ago 08, 2009 8:07 pm, modificato 1 volta in totale.
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Shito
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Re: ricordando Hiroshima e Nagasaki

Messaggio da Shito »

Ci sono cose dalla quali non si può tornare indietro.
Neppure il più profondo senso di colpa lo permette.
Piacerebbe, ma non si può.
Tipo il Central Dogma, ecco.
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Re: ricordando Hiroshima e Nagasaki

Messaggio da Rosario »

oggi si ricorda l’atomica di Nagasaki, eccovi il servizio filmato della rete nazionale giapponese NHK nell’edizione inglese

http://www.youtube.com/watch?v=xL-Hvc4VMbE

eccovi due interessanti storie (filmati in inglese della Nhk)

Akihiro Takahashi, testimone della bomba a Hiroshima

http://www.youtube.com/watch?v=y2TonW8hsJ8

Inosuke Hayasaki, testimone della bomba a Nagasaki

http://www.youtube.com/watch?v=9iLp6KTkXKU
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Heimdall
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Re: ricordando Hiroshima e Nagasaki

Messaggio da Heimdall »

Nota di moderazione: Avendo spostato i messaggi OT nel nuovo topic proposto da Shito, riapro questo dedicato alle atomiche su Hiroshima e Nagasaki. Anche in questo caso, vista la delicatezza dell'argomento, l'invito che formulo è quello di rimanere in tema adottando al tempo stesso i toni più civili possibili. Grazie. :)
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dolcemind
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Re: ricordando Hiroshima e Nagasaki

Messaggio da dolcemind »

Alcune considerazioni sparse se vi possono interessare:
Einstein è responsabile della bomba come tutti i fisici di quel tempo,
ma a ragion di logica anche Maxwell lo è ed a ritroso Newton. In ambito
accademico tutti partono dai risultati di altri per i propri.
Einstein scrisse:
"Non mi considero il padre dell'energia atomica. La mia parte in questo campo è stata molto
indiretta. Non ho previsto infatti che si potesse arrivare a produrre l'energia atomica entro il
corso della mia vita. Essa diventò un fatt pratico grazie alla scoperta accidentale della
reazione a catena,e questo non è un fatto che io avrei potuto prevedere. Essa fu scoperta da Otto Hahn
a Berlino, ed egli stesso non comprese subito esattamente ciò che aveva scoperto. Fu Lise Meitner
colei che fornì la corretta iterpretazione e fuggì dalla Germaniaper affidare l'informazione nelle
mani di Niels Bohr. Io non credo che si possa assicurare una grande era atomica organizzando la scienza,
nella maniera in cui sono organizzate certe grandi società indistriali."

Molto più colpevole è la lettera scritta al presidente Roosevelt in merito all'inizio di un programa
nucleare, anche se poi è dimostrato ebbe un'incidenza molto marginale.

E' però il caso di notare come anche un pacifista convinto possa cambiare idea
(sebbene tra mille titubanze) quando la cosa lo coinvolga in primo piano.
Qui torniamo al discorso dell'onestà e della pancia piena, per il quale commenterò
altrove. :)

p.s: scrivo questo anche in relazione al Hiroshima Peace Memorial Museum che mi dicono includere
la "famosa" lettera di Einstein al presidente Roosevelt.
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Re: ricordando Hiroshima e Nagasaki

Messaggio da Shito »

Heimdall ha scritto:Dal canto loro, anche gli scienziati che ci avevano lavorato erano ansiosi di vedere se il giocattolo avrebbe funzionato: racconta ad esempio il generale Leslie Groves, capo del Progetto Manhattan, che al momento del test di Trinity « Fermi raccoglieva scommesse sul fatto se la bomba avrebbe o no incendiato l'atmosfera, e in tal caso se avrebbe semplicemente distrutto il Nuovo Messico o l'intero mondo ». Dopo il test, nel luglio 1945, Szilard fece circolare tra i colleghi una petizione al presidente per scongiurare l'uso della bomba sul Giappone, che avrebbe costituito « una flagrante violazione dei nostri standard morali », ma nessuno la firmò.
Chissà perché quello che è evidentemente il più grande crimine contro l'umanità non ha mai avuto una Norimberga.

Buffoni maledetti. Spero che brucino ora loro all'inferno, per ciò a cui hanno condannato tutti i loro posteri.
Mi consolo pensando che se esiste un inferno, sarà di certo così.

Tuttavia è orribile che nell'opinione pubblica simili 'carnefici conto terzi', unici ad avere generato vittime nei secoli dei secoli a venire, non siano considerati criminali ben peggiori di qualsiasi gerarca nazista.
Davvero l'opinione pubblica è una marionetta in mano alle lobby.

Dolcemind:
Sì, Einstein è stato vile in tutti i modi possibili, incluso quello del "non è stata colpa mia". Dannato sia anche lui.
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Re: ricordando Hiroshima e Nagasaki

Messaggio da dolcemind »

perchè stiamo parlando dei "vincitori".
Di cosa ancora non si sa. :?
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Re: ricordando Hiroshima e Nagasaki

Messaggio da Rosario »

A Nagasaki si è concluso il meeting dei Sindaci per la Pace (forum creato dai sindaci delle città di Hiroshima e Nagasaki) che propone l'eliminazione delle armi nucleari entro il 2020.

Servizio filmato della Nhk in inglese.

http://www.youtube.com/watch?v=7kzxP1vsk2I
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Re: ricordando Hiroshima e Nagasaki

Messaggio da Shito »

dolcemind ha scritto:perchè stiamo parlando dei "vincitori".
Di cosa ancora non si sa. :?
Best post ever.
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