Pomeriggio ho pianto ricordando la canzone napoletana 'Fenesta ca lucive' da me ascoltata la prima volta nella seria animata giapponese 'Remì le sue avventure', le musiche di Takeo Watanabe e la storia drammatica ne fanno un cartone indimenticabile anche grazie al meraviglioso doppiaggio Rai del 1979 (che qui ascoltiamo negli estratti delle puntate 26 e 27 della serie).
http://www.youtube.com/watch?v=xstJn57eSQE
Ricordando il passato di Vitali come il tenore Balzani, oltre a 'Fenesta ca lucive', si ascolta 'Tre giorni son che Nina', una delle più note arie del barocco italiano presente nell'opera 'I tre cicisbei ridicoli' del piacentino Vincenzo Legrenzio Ciampi del 1749.
Remì e la musica
Moderatore: Coordinatori
Re: Remì e la musica
E' vero, Remì era un anime meraviglioso (anche per il doppiaggio, quello nuovo a confronto fa rabbrividire ) e queste scene sono troppo commoventi... Ma in fondo anche molti altri anime dell'epoca erano stupendi, avevano delle storie da raccontare, trasmettevano emozioni fortissime e spesso erano pure istruttivi...
Compiango i bambini di oggi, costretti a rincretinirsi davanti a stupidi anime con trame del tutto vuote e prive di significato, se di trame si può parlare... Scontri fra animaletti racchiusi in piccole sfere e roba simile per i maschietti e criceti che si aggirano in città zuccherose dove nessuno è mai cattivo (e se lo sembra è soltanto perché in realtà è timido ) per le femminucce...
P.S. Non so se in questo forum c'è qualche fan dei Pokemon o di Hamtaro... In tal caso mi spiace, ma io la penso così!
Compiango i bambini di oggi, costretti a rincretinirsi davanti a stupidi anime con trame del tutto vuote e prive di significato, se di trame si può parlare... Scontri fra animaletti racchiusi in piccole sfere e roba simile per i maschietti e criceti che si aggirano in città zuccherose dove nessuno è mai cattivo (e se lo sembra è soltanto perché in realtà è timido ) per le femminucce...
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Una casa senza libreria è una casa senza dignità,
ha qualcosa della locanda,
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un villaggio senza scuole,
una lettera senza ortografia.
Edmondo De Amicis
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