Porco Rosso: commenti post-visione [SPOILER]

Discussioni su gli autori e gli anime Ghibli e Pre-Ghibli

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Goo
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Re: Porco Rosso: commenti post-visione [SPOILER]

Messaggio da Goo »

"è che io volevo essere un autore di film per bambini, e quello non è un film per bambini"
Be' questo è un po' il mio discorso, no? Se fossi stato a conoscenza di questa citazione l'avrei usata per argomentare. Fare film per adulti equivale ad essere adulto, equivale ad aver sviluppato quella maturità necessaria ad affrontare i temi della vita degli adulti.

Porco Rosso affronta di fatto una storia in maniera adulta, cosa che non succederà nei film che verranno, perché M.H ha deciso deliberatamente di tornare a creare film per bambini, rinunciando ad una totale espressione di se stesso, sia come bambino che come adulto.
In Porco Rosso si avverte forte il lato maturo di Miyazaki; un po' il suo lato debole, ma c'è, e vedi l'artista al completo della sua espressività.

Tu mi dici che tutti i film prima e dopo sono sostanzialmente uguali e Porco Rosso è un'eccezione accidentale. Può essere, ma personalmente vedo nei due film precedenti a Porco Rosso un tentativo di M.H di inserire sempre più una componente adulta.

Iniziando con Totoro, dove un bambino finita la visione si chiede "perché Totoro si vede in 3 scene?". E in Kiki si chiede "perché Jiji non parla?". Totoro non è una favola, è un film retto dalla tremenda sensazione di solitudine messa addosso ai personaggi, è un film che ha il suo cardine nel rapporto tra le due sorelle, che è un rapporto non così facile come si è portati a credere.
Facciamo un paragone con Mononoke, dove non abbiamo alcun rapporto tra personaggi che non sia occasionale, non abbiamo alcun tentativo di legare tra loro le storie, di approfondire il passato; abbiamo gli eventi e lo snodo degli stessi, fine. Poi abbiamo rapporti in forme elementari (Sen e Haku) e puramente accessorie (Howl, che film tremendo) abbiamo rapporti infantili (mamma, amico) in Ponyo fino alla banalità (amo Jiro perché l'ho visto una volta, ammiro Caproni perché è un grande inventore, una malattia porta via la mia donna e sono triste).
Sono grandi film sotto il profilo immaginifico, nonché nell'essenza dei singoli personaggi, nella loro lotta con sé stessi per la vita, per la giustizia e quant'altro, ma falliscono nel creare tra loro legami profondi. Caratteristica tipica delle favole, dove ogni personaggio è funzionale a progredire nella storia, e dove sembra che M.H si sia rifugiato, poiché le favole piacciono ai bambini per antonomasia.

Sicuramente abbiamo visioni molto divergenti tra loro. Rimane il fatto innegabile che amo questo film (Porco Rosso), e che vedendolo come qualcosa in più nella filmografia di M.H non posso accettarne l'appellativo di scemo, non solo, avrei preferito che M.H lo prendesse come punto di partenza anziché di arrivo.
Si sarà reso conto che la sua parte da adulto è artisticamente acerba? In fondo se non avesse deciso di lasciare Porco Rosso come singolo "incidente", non sarebbe riuscito a combinare ciò che ha fatto con i suoi successivi film, che l'hanno di fatto incoronato in tutto il globo.



(Ho scritto il precedente messaggio in tutta fretta e mi rendo conto di aver espresso male dei concetti. Riguardo alle affermazioni su Porco Rosso "scemo" intendevo dire che ci sono stato svariati casi in cui artisti di fama hanno rinnegato le proprie migliori opere, per motivi spesso legati al rapporto distorto che si crea tra loro e le opere stesse. Se un autore si esprime su un proprio lavoro ciò andrebbe prima soppesato accuratamente. Ricordo che Eco disse che tutti i post Nome della Rosa erano i suoi libri migliori, sostanzialmente perché nessuno li ha considerati come avrebbe sperato (sfido a dire che sono migliori, dai). Si entra nella psicologia di un autore che non è un critico, a figurarsi quanto si possa essere obbiettivi in veste di critico di se stesso.)
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nodisco
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Re: Porco Rosso: commenti post-visione [SPOILER]

Messaggio da nodisco »

Goo ha scritto: mar ott 31, 2017 8:51 pm ci sono stato svariati casi in cui artisti di fama hanno rinnegato le proprie migliori opere, per motivi spesso legati al rapporto distorto che si crea tra loro e le opere stesse. Se un autore si esprime su un proprio lavoro ciò andrebbe prima soppesato accuratamente. Ricordo che Eco disse che tutti i post Nome della Rosa erano i suoi libri migliori, sostanzialmente perché nessuno li ha considerati come avrebbe sperato (sfido a dire che sono migliori, dai)
Beh, "Il pendolo di Foucalt" imho è veramente molto bello. Poi i successivi sono più o meno gradevoli ma tendono a cadere nel manieristico e nel lezioso, e nessuno è al livello del Nome della rosa, è vero.

btw, quel che dici è giustissimo e concordo con te: gli autori di un'opera non sono quasi mai i migliori critici di loro stessi, e nel momento in cui quel che hanno fatto viene reso disponibile al pubblico il loro punto di vista non è poi così importante, rispetto al giudizio personale di chi fruisce del loro lavoro.
I Pink Floyd per esempio non amano affatto l'album Atom Heart Mother, al punto che anni fa l'hanno addirittura escluso da un box con i loro cd, ma tantissimi (io compreso) lo trovano uno dei loro dischi migliori.
Spostandosi dall'ambito musicale a quello cinematografico il discorso cambia di poco: un regista può aver realizzato un film con delle idee ed un punto di vista ben specifici, ma non è automatico che quello che coglie il pubblico, quello che maggiormente lo impressiona o quello che ricorderà alla fine della visione coincidano con le intenzioni dell'autore.

Porco Rosso non è nemmeno per me uno dei film che preferisco di Miyazaki - anche se devo dire che non lo rivedo da molto tempo - ma le tue osservazioni sul rapporto fra i personaggi mi sembrano fondate ed interessanti.
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Re: Porco Rosso: commenti post-visione [SPOILER]

Messaggio da Shito »

Goo ha scritto: mar ott 31, 2017 8:51 pm "è che io volevo essere un autore di film per bambini, e quello non è un film per bambini"
Be' questo è un po' il mio discorso, no? Se fossi stato a conoscenza di questa citazione l'avrei usata per argomentare. Fare film per adulti equivale ad essere adulto, equivale ad aver sviluppato quella maturità necessaria ad affrontare i temi della vita degli adulti.
Immaginavo che me l'avresti fatto notare, ed è sensato, ma non credo sia così semplice.

In primo luogo, il mio argomento puntava a farti notare che non c'è alcun "cambio di direzione" dopo Porco Rosso, che è semmai un caso particolare in sé nella filmografia del regista.

In secundis, ma non per rilevanza, il punto è che "serietà" e "maturità" non sono cose sinonimali. Ovvero, si può fare un film scemotto per adulti e un film serissimo per adolescenti. Porco Rosso, con tutto il suo bel contenuto che io adoro (per capirci), è un film di bambinoni che si scazzotano, di baci della verginella che ritrasformano il bruto nel bello, e cose così. E' comunque un film di "sollazzo" per uomini di mezza età, con tutte le cose che piacciono al bambinone che era l'uomo di mezza età che ha fatto quel film. Nulla di male. Ma non direi che è un film intellettuale, o serio. UNa favola per bambinoni, in forma e contenuto, invece sì. Nulla di male, eh!

Goo ha scritto: mar ott 31, 2017 8:51 pm Porco Rosso affronta di fatto una storia in maniera adulta, cosa che non succederà nei film che verranno, perché M.H ha deciso deliberatamente di tornare a creare film per bambini, rinunciando ad una totale espressione di se stesso, sia come bambino che come adulto.
Dissento fortemente. Non c'è alcuna maniera adulta nel fare una diciassettenne che fa l'ingegnere aeronavale e poi si spoglia come Heidi. Non c'è alcuna maniera adulta nei pirati che si caricano di bimbe dell'asilo che gli mettono a soqquadro il mezzo. Non c'è nulla di adulto nell'idealizzata società dei liberi aviatori del mediterraneo. No, no, no, come puoi dire che sia "adulto"? A me sembra favolismo puro, puro davvero. Niente di male, eh!
Goo ha scritto: mar ott 31, 2017 8:51 pm In Porco Rosso si avverte forte il lato maturo di Miyazaki; un po' il suo lato debole, ma c'è, e vedi l'artista al completo della sua espressività.
Personalmente in Porco Rosso avverto il lato infantile di Miyazaki, che gioca ancora con i modellini di aeroplani d'annata. ^^;

Trovo sia molto più adulto, in lui, fare film PER bambini, dove i bambini NON sono -almeno direttamente- lui stesso. Tipo: un adulto che parla ai bambini. Ok, non sarà maturo come Tomino, ma ok. In questo senso, Mononoke Hime è il suo film più "maturo", infatti fu il suo parto più sofferto.

Goo ha scritto: mar ott 31, 2017 8:51 pm Tu mi dici che tutti i film prima e dopo sono sostanzialmente uguali e Porco Rosso è un'eccezione accidentale. Può essere, ma personalmente vedo nei due film precedenti a Porco Rosso un tentativo di M.H di inserire sempre più una componente adulta.
Non capisco in base a cosa tu lo dica. Laputa, per dire, è una favola di buoni sentimenti per bambini di otto anni - dichiaratamente, esplicitamente. E infatti, ci sono quelle componenti che vengono da Astrid Lindgren (le donne che portano le chiavi della famiglia, glii uomini bambinoni scazzottoni), che fanno il divertimento di Miyasan. I "rudi pirati" tutti di buon cuore, hai presente? In Laputa è tutto messo in scena per un pubblico infantile, in Porco Rosso la stessa messa in scena -parimenti infantile- si fa per i bambinoni. I pirati di Dola invaghiti di Sheeta sono come i Mamma Aiuto invaghiti di Fio, non cambia nulla.

Prova a guardare Ronja... ;-)

Goo ha scritto: mar ott 31, 2017 8:51 pm Iniziando con Totoro, dove un bambino finita la visione si chiede "perché Totoro si vede in 3 scene?". E in Kiki si chiede "perché Jiji non parla?".
Un bambino occidentale, forse. Dimentichi che questi film sono film giapponesi per i giapponesi.

Interessantemente, Takahata ebbe a notare -e a raccontare- che inerentemente a Kiki il pubblico infantile francese, da lui intervistato a delle fiere, assumeva che Kiki avesse perso i poteri "perché s'è innamorata", o "perché ha preso il raffreddore", mentre i bimbi giapponesi tipicamente assumevano che Kiki avesse perso i poteri "perché s'è sfiduciata", o "perché è depressa".

Le culture sono diverse, profondamente, e cambiano la percezione di ogni cosa. Ogni.

Goo ha scritto: mar ott 31, 2017 8:51 pm Totoro non è una favola, è un film retto dalla tremenda sensazione di solitudine messa addosso ai personaggi, è un film che ha il suo cardine nel rapporto tra le due sorelle, che è un rapporto non così facile come si è portati a credere.
No, no, Totoro è una favola. Sei tu che guardandolo con occhi adulti ci vedi queste cose. Miyazaki ha fatto Totoro, anzi l'ha sempre pensato, ispirato da una favola di MIyazawa Kenji che si intitola "Il gatto selvatico e le ghiande". Miyazaki la lesse da ragazzo e chissà perché si immaginò che i gtti selvatici fossero enormi. Quando scoprì che era una sua fantasia, ci restò male, e proiettò il tutto dapprima qui:

Immagine

Questa è l'originale 'Principessa Mononoke'.

Il 'mononoke' è lui. Un 'demone gatto selvatico' che sì, vola sulla trottola e tutto il resto. Ovviamente è ben prima di Totoro.

E se stai pensando che lei assomiglia a Chihiro, e è vestita come Chihiro, sì - è così.

E' una figlia di un signore feudale. La terza figlia, indi SAN (tre). Il palazzo del padre è uguale ai bagni pubblici di Yuubaba, come architettura.

Ora, Miyazaki fece questo racconto inspirato dalla sua idea del gatto selvatico. Le ghiande? Beh, ora sai anche perché i negozi tematici dello Studio Ghibli si chiamino "La repubblica delle ghiande".

Poi, fece Totoro. E riutilizzò quell'immaginario. E le ghiande. Mischiò con l'immagine del gattone selvatico quella di una civetta o gufo, ed ecco Totoro, il cui nome viene in realtà da una leggenda de "il fantasma di Tokorozawa".

Ma è la favola della fantasia dei bambini e, a latere, delle difficoltà di un papà che lavora e ha la moglie in ospedale.

Sono cose che non dico io, le dice Miyazaki Hayao - ancora.
Goo ha scritto: mar ott 31, 2017 8:51 pm Facciamo un paragone con Mononoke, dove non abbiamo alcun rapporto tra personaggi che non sia occasionale, non abbiamo alcun tentativo di legare tra loro le storie, di approfondire il passato; abbiamo gli eventi e lo snodo degli stessi, fine.
Io davvero non so come tu possa dire questo, ovvero come tu guardi i film.

Mononoke Hime è (cito Miyazaki): "una storia in cui un ragazzo riesce a comprendere l'animo di una ragazza, ma anche così non possono vivere insieme".

E' la storia dell'amore che NON BASTA, e non riesco a pensare a una cosa più adulta di questa, sai?

San è una creatura che non è né carne né pesce, perché è stata abbandonata dagli umani (che rifiuta) e adottata come cane selvatico (che non può essere) - noterai che il "gatto selvatico" è diventato "cane selvatico", il nome della protagonista resta.

Ashitaka è un reietto del paradiso perduto, è il buon selvaggio più antico di un mondo antico.

Intorno all'amore impossibile dei due, l'impossibile conciliazione dell'evoluzione umana e del contesto della natura.

La vita che MANGIA E LOTTA l'altra vita.

Anche questo mi pare abbastanza adulto.

Molto più delle scazzottate e dei bacetti in Porco Rosso, almeno. ^^;

Goo ha scritto: mar ott 31, 2017 8:51 pm Poi abbiamo rapporti in forme elementari (Sen e Haku) e puramente accessorie (Howl, che film tremendo) abbiamo rapporti infantili (mamma, amico) in Ponyo fino alla banalità (amo Jiro perché l'ho visto una volta, ammiro Caproni perché è un grande inventore, una malattia porta via la mia donna e sono triste).
Io davvero non so come tu possa dire questo, ovvero come tu guardi i film.
Sen e Haku sono due bambini. Ma Sen to Chihiro non è la storia di Sen e Haku, è la storia di Chihiro e del suo scontro col mondo adulto, che nella sua infanzia dorata le veniva accuratamente nascosto.

Howl è un film di riappriazione della propria età. Sophie è una giovane che si sente vecchia. Howl è un uomo che fa il ragazzino. Entrambi sono maledetti, vincolati da contratti, cose così. Dovranno 'svincolarsi a vicenda', nel rapporto di responsabilità del sentimento vicendevole. Alla fine, è lo stesso film che era Sen to Chihiro, per molti versi. Howl è vincolato a Suliman TALE E QUALE a Haku vincolato a Yuubaba, e entrambi si sono vincolati per solitudine. Il piccolo Howl, del resto, è uguale a Haku.

Ma ancora non ho trovato UN ITALIANO che abbia compreso quale fosse il 'contratto' da Howl e Calcifer. Ovvero, COSA CHIEDE il bimbo Howl alla stella cadente presa al volo?

Goo ha scritto: mar ott 31, 2017 8:51 pm Sicuramente abbiamo visioni molto divergenti tra loro. Rimane il fatto innegabile che amo questo film (Porco Rosso)
Lo amo molto anche io.
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Re: Porco Rosso: commenti post-visione [SPOILER]

Messaggio da qu »

Shito, sarà una fantasia tutta mia, ma cosa chiederemmo tutti noi? Giovinezza e amicizia, se non, addirittura, amore.

Ho sempre intravisto tanto nel mito di cenerentola, in howl, nel suo castello, nella sorella e madre di Sophie, e nella regina.

Solo che il principe azzurro... è dalla fata di cenerentola, la Strega delle Lande, (che cede a Sophie il cure di Howl) ad ottenere la promessa: dato che "i mutamenti dell'animo, a questo mondo, sono continui..." un "Magari ti aspetterò io"

Dato che infinite sono anche le permutazioni del destino e della vita
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Re: Porco Rosso: commenti post-visione [SPOILER]

Messaggio da Shito »

Eh, lo so.

Alle favole, non si tratta di "crederci". Si tratta di continuare a vederci un senso, vero?

E' quella la fregatura.
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Re: Porco Rosso: commenti post-visione [SPOILER]

Messaggio da qu »

Come nel mal di denti, temo. Poi, cos'è la vita, e una domanda intonsa, che ci fa casetta
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Re: Porco Rosso: commenti post-visione

Messaggio da Shito »

Erano quasi otto anni fa.

Con otto anni in più sul groppo ne di tutti noi e qualche refuso in meno nel testo, vi ripropongo queste frugali righe che mi paiano ancora foriere di riflessione, soprattutto sulla corsa dell'asse T.

Shito ha scritto: ven nov 19, 2010 4:19 pm "Preferisco essere un maiale che diventare un fascista"

Provo a riscrivere quello che avevo scritto in un'intervista.

Marco Pagot ha rifiutato la sua umanità perché dell'umanità si è disgustato in guerra, ci siamo.

Ora, piuttosto che fare un film politico, vorrei farvi notare una cosa.

Marco e Ferrarin sono uguali. Ovvero, mangiano gli stessi pop-corn, la pensano allo stesso modo, ovvero che stato e nazione siano 'sponsor triviali'. E questo lo dice 'il fascista'. Ferrarin è un uomo di cuore che mette in guarda, proprione salvezza, e poi aiuta in due casi Marco, salvandolo. Sono entrambi due aviatori di ventura, con la passione per il volo nel cuore.

Qual è la differenza?

Ferrarin è cresciuto. Ovvero, ha accettato le sue responsabilità ed è andato a fare ciò che la storia ha voluto che facesse. Ferrarin è una persona coscienziosa e concreta. Aiuta Marco concretamente. Non per niente, se la intende con Gina, l'altra persona concreta, dicendo di dire a Marco di 'lasciar perdere la baruffa', come dire: dì al tuo innamorato che ora non è tempo per le sue ragazzate.

Marco è un bambino. E' un otaku. Perché? Perché fugge. Anche con dei nobili ideali, fugge. Fugge dalla realtà, fa il rinnegato, rinnega persino la sua natura umana. Non vuole sporcarsi, è un misofobo in tutti i sensi - non stringe la mano a Curtis perché si dice "un amante della pulizia" (ma Mayachan e Akagi-hakase ne sanno di più). E' tutto un modo per non accettare il compromesso, che poi è la crescita. E infatti non si lega a Gina, non si lega a Fio. Gina glielo dice in faccia, nel finale. Fa il figo con frasi ad effetto, ma alla fine sta solo 'giocando all'aviatore', per divertimento. Come un ragazzino.

E' evidente che Marco Pagot non aveva visto Majo no Takkyuubin.

Ci sono altri due personaggi come Porco Rosso?

Il primo, Howl. Non vuole crescere. Non vuole prendersi le responsabilità che Suliman gli chiede, fa il cretino con le donne (ruba il cuore a tutte, non si lega a nessuno, peccato l'avesse fatto anche con la Strega delle Lande), insomma fa il ragazzino. Poverino, lui è costretto a farlo. Per solitudine, aveva dato in pegno il cuore a una stella cadente alla quale aveva chiesto di 'non separarsi mai da lui'.

Sappiamo che Il castello mobile di Howl è un film che parla di come la solitudine privi della possibilità di essere sé stessi, di vivere la propria età. Sophie che è giovane si sente vecchia, e vive da vecchia, nascondendosi. Howl che è un uomo vive da ragazzino, fuggendo. Innamorandosi l'uno dell'altra, troveranno le loro giuste età: lei diventa 'scappiamo via', lui diventa 'no vado a combattere per proteggerti'. Uomo e donna nei loro ruoli.

Ma la versione aggiornata di Porco Rosso è Fujimoto. Stesso pattern: misofobo, con nobili ideali, spregia l'umanità e se ne chiama fuori. Solo che, dato che Miyazaki Hayao da vecchio è diventato più saggio e onesto, Fujimoto resta l'otaku che è, senza inganni. Uno che non sa parlare a una donna, che teme la moglie, e che viene abbandonato da una figlia pur sinceramente amata. Uno stralunato allampanato che vive nel suo mondo, nella sua torre d'avorio, nel caso corallo, e che giustamente è un reietto senza nulla di 'socialmente figo'.

Spero che in questo possiate vedere l'evoluzione dell'onestà di Miyazaki, che lo ricordo a tutti voi:

1) è un uomo che per disegnare i mondi che piacevano a lui, gli scenari che piacevano a lui, le ragazzine che piacevano a lui -ovvero per fuggire in tutto questo- ha fatto sì che la moglie abbandonasse la sua carriera per fare la madre dei suoi figli, il maggiore dei quali a stento avrebbe riconosciuto come padre.

2) è un uomo che avendo militato nei movimenti di sinistra da giovane, pure è divenuto il più fascista dei registi, l'uomo del 'faccio tutto a modo mio', l'uomo che mette in fuga gli altri registi silenziandone i commenti, è che ha creato uno studio d'animazione che molti considerano 'il Cremlino', tanto per parlare di dittatura.

Morale:

libertà è una parola e un concetto inflazionato,

soprattutto, fare arte non ha nulla a che fare con la libertà,

specie se per fare arte si ha bisogno di altro materiale umano,

e soprattutto in vita si attraversano varie età.

C'è la giovinezza degli ideali, purezza, misofobia, fantasia, fanciullini pascoliani.

Ma sapete, 'tutti i grandi sono prima stati degli adulti' <- Principino.

Tutti, eh.

Poi si cresce.

E c'è l'adultità del compromesso, della sporcizia, del naso tappato, della realtà, del'essere diventati grandi.

Poi ci sono gli otaku.

Che sono tipicamente quelli che, per un motivo o per l'altro, rifiutano la crescita.

I decadenti sono così. Quasi tutti gli artisti veri sono così. Quasi tutti gli intellettuali e i filosofi veri sono così. Molti omosessuali sono così. I poeti sono così. I fannulloni con i soldi di papà sono così.

E anche i dittatori socialisti sono così. Quelli che credono nella bontà dell'uomo sono così. Quelli logici. Erano così gli illuministi, Rousseau in testa. Erano così i sans culotte. Anche Robespierre era così.

Perché altrimenti, vale una delle cose intelligenti ditte da quel grande otaku di Oscar Wilde 'Chi non è socialista a vent'anni è senza cuore, chi lo è ancora a quaranta è senza cervello'.

Chissà cosa ne direbbe Calficer, eh?

"Un maiale che non vola è un semplice maiale".

(Ci fu un libro intitolato Porci con le ali, in Italia. Parlava delle delusioni dell'adolescienza socialistica settantina. Sans culotte, in un certo senso, perché tra la pagine c'era un sacco di sessualità adolescenziale).
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Re: Porco Rosso: commenti post-visione

Messaggio da Sayonara no Natsu »

Io sono un rompiscatole, ormai lo sai. ^^

Per quanto il tuo sia un post bello & interessante, c'è qualcosina che non mi convince molto. Mi permetto quindi di partire col mio solito vaniloquio. :)
Shito ha scritto: mar feb 06, 2018 1:08 pm 2) è un uomo che avendo militato nei movimenti di sinistra da giovane, pure è divenuto il più fascista dei registi, l'uomo del 'faccio tutto a modo mio', l'uomo che mette in fuga gli altri registi silenziandone i commenti, è che ha creato uno studio d'animazione che molti considerano 'il Cremlino', tanto per parlare di dittatura.

Morale:

libertà è una parola e un concetto inflazionato,

soprattutto, fare arte non ha nulla a che fare con la libertà,

specie se per fare arte si ha bisogno di altro materiale umano
Non so se sia corretto parlare veramente di fascismo, sai? Quello che tu riporti mi sembra il semplicissimo desiderio di un autore di essere l'unico e solo creatore della propria opera. Come scrissi un po' di tempo fa, io stesso, che non sono niente, non vorrei che qualcuno alterasse in alcun modo il mio lavoro. Ma non per vanità, per alterigia, o per fascismo appunto, ma semplicemente perché è la MIA creazione. Essendo stata "partorita" da me e non avendo vita propria, rappresenta me, 'ogni' aspetto di me. Nel bene e nel male. Cioè, se io ad esempio scrivessi un qualcosa, questo qualcosa sarebbe sicuramente una bambinata. Sicuramente ci sarebbero moltissime persone che con facilità potrebbero renderla più bella, più intelligente e più adulta. Ma perché mai io dovrei desiderare qualcosa di simile? Ogni pregio, ogni difetto, volendo persino i semplici errori di battitura (se sono una costante) rispecchiano un pezzettino piccolo piccolo di me. E così, chiunque leggesse ciò che ho creato io potrebbe di conseguenza, se è sufficientemente interessato/attento, capire un po' che tipo di persona sono. E se poi io cambiassi, maturassi, migliorassi, sempre per lo stesso motivo egli potrebbe avvertire questi miei mutamenti. Ma tutto questo non può avvenire se qualcuno altera qualcosa, se eradica i miei errori, se migliora le parti meno riuscite, se utilizza un tipo di lessico diverso dal mio (lol, mi accorgo ora che ho praticamente elencato gli stessi motivi per cui è decisamente preferibile una traduzione fedele ^^). Visto che si accennava a Rousseau, mi viene in mente un passaggio piuttosto calzante con quanto sto dicendo nel finale dell'"Emile". Per descrivere in che modo non far sciogliere il legame tra Sophie ed Emile mentre questi è in giro per l'Europa, Rousseau racconta di quella volta che aveva incontrato un altro giovane con il suo istiturore: quest'ultimo gli confida che la fidanzata del suo allievo gli aveva spedito un qualche indumento totalmente ricamato a mano, soltanto che una sua amica aveva insistito affinché potesse aiutarla. Non potendosi rifiutare, finì insieme all'altra il lavoro, ma non appena rimase sola scucì tutto ciò di cui non era lei l'artefice per poi ultimarlo personalmente. Certo, qui c'è la questione che quel vestito era indirizzato all'amato, quindi 'doveva' rapprensentare lei e lei soltanto, ma la questione di fondo è la stessa. Quando si crea un'opera ci si riversa inevitabilmente in essa, dunque è un po' come se diventasse un pezzo di noi staccato dal corpo. Alcuni non riescono ad accettare che ciò che dovrebbe riflettere la propria essenza venga alterata in qualunque modo da altri: non è fascismo, semmai individualismo. Dunque, tornando a noi, se io stesso, che ripeto non sono nulla, provo questo forte senso di proprietà intellettuale dell'opera, cosa c'è di poi tanto strano se un vero artista come Miyazaki ha questo comportamento particolarmente possessivo? Oh, capisco bene che la differenza è così sottile che volendo potremmo pure dire "assolutistico" proprio nel senso che tu vuoi intendere, ma penso sarebbe uno sbaglio. Questo perché è una cosa intrinsecamente diversa, perché è un comportamento comune a davvero tanti tipi di persone che non hanno nulla in comune se non appunto essere degli artisti, degli artigiani, dei creatori. Kubrick (salvo pochissime eccezioni) faceva così, Visconti faceva così, Michelangelo (se non sbaglio) faceva così, Chaplin faceva così. Persino Oda (il creatore di One piece), ho letto che fa tendenzialmente così. Persino alcuni creatori di videogiochi (Kojima, creatore della serie Metal gear, ad esempio) fanno così. PERSINO Walt Disney faceva così. Da quanto ne so, anche per la costruzione della frivola Disneyland voleva essere lì a decidere fino all'ultimo dettaglio, urlando ininterrottamente ordini a tutti i suoi operai. Quindi, se persino quello che in fondo era più che altro un commerciante con del senso artistico, un mero intrattenitore (come lui stesso si definiva se non sbaglio), che davvero ben poco aveva da spartire con Miyazaki (dalle visioni politiche - giovanili e non - agli scopi per cui creava i suoi "cartoni animati") assumeva questo comportamento, allora io penso si possa considerare come appunto una caratteristica appartente a "coloro che creano".

Poi, si parla di Studio Ghibli come Cremlino, ma se riflettiamo che, come tu stesso hai più volte riportato, lo studio nasce 'proprio' per fare i film di Miyazaki, risulta che è come se l'intera struttura sia unicamente lo strumento per fare i film come vuole lui. E da strumento deve unicamente rispondere ai bisogni per cui è stato pagato, perché altrimenti, se va per i fatti suoi, se produce un effetto diverso da quello desiderato, allora, allo stesso modo di un pennello con le setole difettose che passano il colore in punti non richiesti, beh, lo si cambia. Quindi, per quanto possa apparire come un comportamento duro e autoritario, ritengo che per dare un giudizio valido sia assolutamente necessario osservarlo dopo essersi messi nella giusta prospettiva. Ovvero, se l'obiettivo è quello di rappresentare esattamente una determinata visione di una persona, tutti questi comportamenti derivano naturalmente da questo primo assunto, poiché sono quelli che meglio possono portare al raggiungimento del risultato desiderato. Viceversa, se l'obiettivo fosse stato quello di fare un film che esprimesse la visione dell'intero gruppo allora un comportamento simile risulterebbe quindi essere effettivamente autoritario (ahimè, in questo modo mio malgrado mi sono costretto da solo a riconoscere che Hols è stato fatto - almeno da quello che riporti tu - con metodo tendenzialmente fascista XD).

Tutta questa storia, semmai, mi fa affiorare alla mente una critica/osservazione piuttosto diversa dalla tua, su cui in verità avevo già riflettuto. Ovverosia che si cela un'aporia, un paradosso di fondo insolubile. Per quanto Miyazaki (ma a questo punto pure Takahata e ogni altro creatore che usufruisce di lavoro altrui) possa tentare di essere l'assoluto padrone della sua opera, questo non avverrà mai finché si avvalerà dell'aiuto di altre persone che svolgono comunque parte del lavoro artistico. Per quanto si possa cercare di strumentalizzare gli altri esseri umani per concretizzare la propria visione, l'opera non potrà mai essere veramente soltanto l'espressione di un individuo. Questo perché in ogni lavoro artistico l'artista infonderà sempre nella sua creazione una parte di sé, e siccome il disegnare è senza alcun dubbio un'espressione artistica, l'opera finale sarà in proporzione al lavoro eseguito di tutti i disegnatori che ci hanno lavorato (senza contare tutti gli altri ruoli come ad esempio quello del compositore, poi!). In fondo, è un po' come gli attori in un film (o, volendo, anche come i musicisti in un'orchestra): le loro battute sono ovviamente già state scritte, ma inevitabilmente nel recitarle ci sarà sempre una componente personale che influenzerà il film stesso. E infatti, non era Otsuka Yasuo che veniva "rimproverato" da Miyazaki per aver disegnato Conan che solleva Lana non con estrema delicatezza (come lui desiderava) ma bensì con grossalana rozzezza, ovvero esattamente come "Otsuka Yasuo avrebbe sollevato sua moglie"? Se dunque in un certo senso cambiare un attore principale/disegnatore chiave fa cambiare un po' anche il film, ha poi davvero senso assumere questo comportamento molto possessivo nei confronti della propria creazione? Non è un po' ipocrita? Allora io penso sia più onesto fare come de Wit per "La tartaruga rossa", che stando alle sue interviste si è fatto molto aiutare da un'altra sceneggiatrice e da anche tanti altri membri del suo gruppo, mantendo comunque un livello qualitativo davvero alto. Oppure, ed è forse la scelta che farei anch'io, optare per un tipo di lavoro che non richieda uno sforzo creativo di nessun altro. Insomma, quello che voglio dire è che, vista questa loro indole particolare, non era forse meglio che Takahata avesse scritto dei libri e che Miyazaki si fosse dato alla pittura, o solo ai manga (lo stesso quesito, ovviamente, vale anche per la maggior parte dei più famosi registi)?
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Re: Porco Rosso: commenti post-visione

Messaggio da Muska »

Sayonara no Nastu ha scritto: Per quanto il tuo sia un post bello & interessante, c'è qualcosina che non mi convince molto. Mi permetto quindi di partire col mio solito vaniloquio.
Eh, ça c'est tout à fait "à la Giordano".... :sorriso2:

Bentornato su questo ring, indomito come sempre... ! :D
"Pur sprovvisto di soldati, e solo, combatteva il mondo e i suoi vizi in questo luogo". (Yasushi Inoue).
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Re: Porco Rosso: commenti post-visione [SPOILER]

Messaggio da Sayonara no Natsu »

^^

Ah, a dire il vero non mi sono mai allontanato da questo (bel) "ring", almeno non mentalmente: sono mesi che quando posso mi metto a rimuginare (e a studiare!) sulle cose che devo rispondere a Shito nel thread sulle sue riconsiderazioni su Kaguya (per rimanere in tema, finirà a botte, LoL), e su qualche altra cosetta che spero risulterà almeno un pochino interessante per chi avrà la forza di riuscire a leggermi. I pezzi ormai ci sono, serve solo il tempo (mooooooolto tempo, visti i miei standard XD) per assemblarli per bene. :D
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Re: Porco Rosso: commenti post-visione [SPOILER]

Messaggio da Muska »

:scered: Ne vedremo delle belle...
Preparo viveri e acqua per resistere alla lunga tenzone, i sacchetti di sabbia sono già davanti alle finestre...
:sorriso2:
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Re: Porco Rosso: commenti post-visione [SPOILER]

Messaggio da bocchan »

https://it.ulule.com/009-joe-tempesta/? ... edium=post

A proposito di "perle" del passato riscoperte e/o rispolverate, cosa ne pensate di questa iniziativa? La vecchia edizione italiana del film "009 JOE TEMPESTA" è effettivamente introvabile. Per quel che ne so, non è mai stata trasmessa in TV e non è mai uscita per il mercato home-video (né vhs, né laser-disc, né dvd né altro).

Qualcuno di voi conosce il promotore di questo progetto (Cristiano D'Errico) (magari è uno di voi)?