Compendio di riconsiderazioni su Ponyo

Discussioni su gli autori e gli anime Ghibli e Pre-Ghibli

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Shito
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Compendio di riconsiderazioni su Ponyo

Messaggio da Shito »

Per gli interessati, ecco un noioso wall of text a tema Ponyo, parzialmente già letto qui e lì, poi organicizzato e pubblicato come 'ospite' su un sito credo interessante:

http://www.nazioneindiana.com/2012/05/0 ... -su-ponyo/
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Re: Compendio di riconsiderazioni su Ponyo

Messaggio da Valens »

Davvero un ottimo pezzo, Shito, mi trovo pienamente d'accordo con te in quasi tutti i punti del brano (che invero ho letto con grande piacere, nonostante sia "un noioso wall of text" :D).

Mi sento però, se mi permetti, -non per amor di sterile polemica, sia chiaro- di cercare il pelo nell'uovo e contestare uno stralcio delle tue considerazioni che non mi va troppo a genio:
Tanto per cominciare dall’ovvio, un cinquenne non vedrebbe certo le citazioni/riferimenti da altre opere dello stesso autore contenute nella pellicola, direi. Che ci sono, certo, ma solo perché –com’è ovvio– ogni autore ha una sola mente e una sola vita ed è anche normale che certe cose ‘tornino’ nella sua propria narrativa, no? A pensare questo, viene quasi da definire sciocchino il gusto di cercarle. È un po’ come compiacersi nel constatare che l’acqua bagna, che il sole scalda (e sorge a Est!), e che Miyazaki Hayao è Miyazaki Hayao. Eh, sì…! E così rapidamente archiviati interi strali di autocompiacimento fanatico e metacinematografico, tipici della frangia del pubblico più appassionata, edotta, o semplicemente superficiale e qualunquista, torno serio ricordandomi di come ai tempi lessi diverse ‘impressioni a caldo’ sul film, da parte di stampa specializzata così come su forum di appassionati. Tanti articoli e tante critiche (generalmente positive) mosse da tanti ‘adulti intellettuali’ nostrani. Rivelazioni citazionistiche, critico-stilistiche e meta cinematografiche a parte, non le trovai sempre sensate, anzi quasi mai, né come presupposti né come contenuto d’analisi.
Mi sono permesso di evidenziare l'enunciato centrale.
Cosa significa che è "sciocchino" che i conoscitori e appassionati dei film di Miyazaki Hayao, dello Studio Ghibli o dell'animazione in generale analizzino la pellicola anche da un punto di vista meramente stilistico? "autocompiacimento fanatico e metacinematografico"? E' una critica che non accetto molto, questa. Se è vero (ed è vero) che "ciò che conta" di un'opera miyazakiana (e non, ma al momento non mi interessa) è il messaggio -diretto o meno che sia- ma non dimentichiamoci che tra le fila degli amanti del cinema di Miyazaki ci sono anche degli appassionati del suo disegno, della sua animazione. Ed hanno ben diritto di esserlo, dal momento che Miyazaki Hayao è, prima di ogni altra cosa, un animatore. Perchè si, va bene l'influenza di Takahata, va bene l'ambientalismo, va bene la critica alla società moderna ma Miyazaki Hayao è soprattutto "uno che disegna".
Era stato fatto notare da qualcuno (non ricordo se in questa sede, non ricordo se eri tu) che le opere di Takahata Isao potrebbero anche essere stati girati "in live action" ed il loro spessore non sarebbe cambiato (eccezion fatta per Pom Poko), laddove i film del collega non possono prescindere dalla loro natura di "film animati" e anzi, dalla loro natura di "film animati di Hayao Miyazaki". Quest'ultimo disegna fondamentalmente quel che vuole ed ogni singolo fotogramma delle sue pellicole ha un senso nella sua testa, come nella sua mano. In virtù di questo, non vedo come si possa dare minor peso alle considerazioni sul suo stile di disegno/animazione rispetto a quelle dei "significati" delle sue opere, veri e presunti che siano, laddove le prime costituiscono una delle caratteristiche più amate (da me e non solo, penso) di questo autore. E' bellissimo notare che la piccola Chihiro ricalchi le gesta del Lupin III di Cagliostro no Shiro in due scene in qualche modo "gemelle" dei film in questione, per la precisione: Lupin che "scivola" dalle torri del castello e Chihiro che scende le scale traballanti per giungere da Kamaji. Che poi di questa stessa scena possiamo trovare mille antecedenti in Conan, il Ragazzo del Futuro e, perchè no, nelle sezioni finali de "Il Gatto con gli Stivali".
Si può definire un semplice lavoro di filologia e sterile erudizione... ma perchè dobbiamo bollarle come elucubrazioni inutili, dal momento che parliamo di un artista nel vero senso del termine? L'arte è forma fine a se stessa, il resto è interpretazione e, pertanto, viene dopo. :p

Nota bene: ho assunto un tono volutamente provocatorio solo ai fini della discussione, non è mia intenzione attaccarti direttamente nè suonare come infastidito.

Concordo grandemente invece sulla visione del mondo di Miyazaki diviso in maschi e femmine, laddove la critica occidentale (specie italiana), assuefatta ad un certo modo di pensare in un certo senso "bigotto", tenda a vedere in Miyazaki una sorta di femminista, proprio laddove (ma non è un caso unico nella narrativa giapponese odierna) c'è un forte sentimento di "famiglia nucleare", vista come la base della società umana.
Così come, per la critica Italiana, "meglio Porco che fascista!!!!!!" (citazione volutamente errata) racchiuderebbe il tema centrale di Porco Rosso: il violento Antifascismo di Miyazaki, che tinge appositamente di rosso il velivolo del protagonista per ostentare il suo già evidente Marxismo. :D
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Re: Compendio di riconsiderazioni su Ponyo

Messaggio da Shito »

Credo che tu abbia fatto una domanda e ti sia risposto da solo, nel senso che "sciocchino" non significa *stupido*. Significa una cosa tutto sommato ovvia, che un regista sia riconoscibile per sé stesso in quello che ha dimostrato di fare. Quello che tu evidenzi nel tuo post credo sia spesso ignaro, ovvero non volontario, allo stesso autore. E' la stessa mano che ha disegnato quegli e-konte, la stessa mente gli ha pensati. E' normale che ci siano dei ricorsi stilistic, e credo sia errato volervi vedere a tutti i costi un'intenzionalità: è questo tipico di chi guarda -e guarda con un certo occhio- piuttosto di chi disegna/crea. Questo tipo di attenzione al dettaglio ovvio può essere sciocca perché, nella sua banalità, distogle da ciò che di importante e vero l'autore cerca di esprimere in una pellicola. Quindi il gusto della ricerca autocitazionistica, che in assoluto potrebbe non essere niente di male, diviene sciocca quando spesse volte *esaurisce* o preponderantemente occupa l'attenzione e il commento e l'analisi dell'appassionato, che si compiace dell'inezia, della pagliuzza, e non coglie talvolta il corpus di un'opera, oppure ancor pià spesso è "la prima cosa che si va a notare, e a dire", sempre per lo stesso compiacimento e volontà di "essere riconosciuto" come grande espero conoscitore.

E' come vedere Porco Rosso e commentare: "ah, ha sbagliato, sul cartello c'è scritto "non si FO credito", ahahaha!" Sapessi quante volte ho sentito commenti simili, primi a essere formulati sulla pellicola essa tutta, spesso esaustivi del commento esso tutto. :(

Chiaramente, non è il tuo caso. Lo si vede bene dal tuo commento, quindi sì, in calce a un commento simile ci si può anche divertire a dire che in Ponpoko volano Kiki, Totoro, l'aereo di Porco Rosso e la piccola protagonista di Omohide Poroporo. In calce. Come una curiosità, una facezia, dando alla briciola la dimensione della briciola, che così può anche avere gusto piacevole.

Ma quando un intero commento si esaurisse in quelle sole note, non sarebbe forse sciocchino?

Era a questa tendenza, che mi riferivo. :-)

Comunque, assolutamente NO: l'arte non è forma fine a sé stessa. L'arte è comunicazione umana. Una cominicazione prevede un contenuto. Se non c'è un contenuto ci sarebbe arte vuota, che arte non è. Credo che Miyazaki condividerebbe, dato che lui per primo non fa un film se non ha qualcosa da esprimere, e si pone sempre in un'ottica simile. Pensare che l'arte possa esistere senza essere potatrice di un contenuto comunicativo reale è ciò che ha ucciso l'arte, in vari momenti storici. Essendo di Vasto, io sono sempre un animo preraffaelita. ^^

(e grazie per l'attenta lettura, la critica, il dialogo)
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Re: Compendio di riconsiderazioni su Ponyo

Messaggio da Valens »

Shito ha scritto:Credo che tu abbia fatto una domanda e ti sia risposto da solo, nel senso che "sciocchino" non significa *stupido*. Significa una cosa tutto sommato ovvia, che un regista sia riconoscibile per sé stesso in quello che ha dimostrato di fare. Quello che tu evidenzi nel tuo post credo sia spesso ignaro, ovvero non volontario, allo stesso autore. E' la stessa mano che ha disegnato quegli e-konte, la stessa mente gli ha pensati. E' normale che ci siano dei ricorsi stilistic, e credo sia errato volervi vedere a tutti i costi un'intenzionalità: è questo tipico di chi guarda -e guarda con un certo occhio- piuttosto di chi disegna/crea. Questo tipo di attenzione al dettaglio ovvio può essere sciocca perché, nella sua banalità, distogle da ciò che di importante e vero l'autore cerca di esprimere in una pellicola. Quindi il gusto della ricerca autocitazionistica, che in assoluto potrebbe non essere niente di male, diviene sciocca quando spesse volte *esaurisce* o preponderantemente occupa l'attenzione e il commento e l'analisi dell'appassionato, che si compiace dell'inezia, della pagliuzza, e non coglie talvolta il corpus di un'opera, oppure ancor pià spesso è "la prima cosa che si va a notare, e a dire", sempre per lo stesso compiacimento e volontà di "essere riconosciuto" come grande espero conoscitore.

E' come vedere Porco Rosso e commentare: "ah, ha sbagliato, sul cartello c'è scritto "non si FO credito", ahahaha!" Sapessi quante volte ho sentito commenti simili, primi a essere formulati sulla pellicola essa tutta, spesso esaustivi del commento esso tutto. :(

Chiaramente, non è il tuo caso. Lo si vede bene dal tuo commento, quindi sì, in calce a un commento simile ci si può anche divertire a dire che in Ponpoko volano Kiki, Totoro, l'aereo di Porco Rosso e la piccola protagonista di Omohide Poroporo. In calce. Come una curiosità, una facezia, dando alla briciola la dimensione della briciola, che così può anche avere gusto piacevole.

Ma quando un intero commento si esaurisse in quelle sole note, non sarebbe forse sciocchino?

Era a questa tendenza, che mi riferivo. :-)

Comunque, assolutamente NO: l'arte non è forma fine a sé stessa. L'arte è comunicazione umana. Una cominicazione prevede un contenuto. Se non c'è un contenuto ci sarebbe arte vuota, che arte non è. Credo che Miyazaki condividerebbe, dato che lui per primo non fa un film se non ha qualcosa da esprimere, e si pone sempre in un'ottica simile. Pensare che l'arte possa esistere senza essere potatrice di un contenuto comunicativo reale è ciò che ha ucciso l'arte, in vari momenti storici. Essendo di Vasto, io sono sempre un animo preraffaelita. ^^

(e grazie per l'attenta lettura, la critica, il dialogo)
Attenzione: non mi riferivo affatto alle presunte "citazioni" che si troverebbero nelle opere miyazakiane. Parlavo della crescita stilistica di Miyazaki, che rende questa analogie involontarie ma fondamentali per conoscere il percorso artistico dell'autore in questione e notare come questi abbia raggiunto la cosiddetta "maturità artistica", qualcosa di non meno importante dei famosi "contenuti".

Sul discorso dell'arte: non sono d'accordo.
La parola latina "ars" corrisponde al greco "tèkne", da cui l'italiano tecnica. Il concetto di "arte", dunque, per sua natura definisce la capacità di fare qualcosa, la bravura insomma. L'idea di arte come comunicazione di un messaggio è un concetto che ci si porta dietro fin dal Romanticismo e si è radicato nella mentalità moderna, tanto che negli anni ha ucciso l'arte almeno quanto l'idea opposta (indi per cui sono in parte d'accordo con te). Ecco perchè non amo particolarmente le avanguardie artistiche salvo eccezioni: se per apprezzare un'opera devo leggermi da qualche parte il contenuto o il significato, che arte è? è un piacere del cervello, non degli occhi, non dei sensi, non del cuore.
Per citare un intellettuale controverso, Ezra Pound, alla domanda di un giornalista "ma lei che cosa voleva dire con questa poesia?" egli rispose, evidentemente urtato, "se avessi voluto dire qualcosa l'avrei detta".
Ed aveva massimamente ragione.

Ciò detto, non è affatto mia intenzione affermare che l'arte debba essere un mero esercizio di stile senza portare con sè alcun contenuto, non sia mai. Ma il contenuto è insito nella forma stessa: l'opera artistica non dev'essere un mezzo di comunicazione ma l'espressione stessa dell'ego.
Visto che parliamo di MIyazaki, questi a me sembra tutto fuorchè uno che crea i suoi film per dire qualcosa a qualcuno (o almeno il più delle volte), checchè se ne dica. Come avevamo detto qualche mese fa in questa sede, Miyazaki crea i suoi mondi per se stesso: l'animazione non è la sua finestra sul mondo ma, al contrario, il suo rifugio con il quale si mette al riparo -potrei dire vigliaccamente- dal mondo circostante. Può fare tutte le critiche che vuole a quello sbandato di Howl o a quel disadattato di Fujimoto, resta il fatto che lui disegna unicamente quel che vuole. E' proprio questo che rende i suoi film così straordinariamente unici ed affascinanti: gli spettatori adorano immergersi in quei mondi fantastici, anche se possono riscontrarvi dei messaggi in qualche modo attuali.

Sono io che ringrazio te per queste discussioni e le risposte puntuali che dai. :)
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Re: Compendio di riconsiderazioni su Ponyo

Messaggio da dolcemind »

Valens ha scritto:
Sul discorso dell'arte: non sono d'accordo.
La parola latina "ars" corrisponde al greco "tèkne", da cui l'italiano tecnica. Il concetto di "arte", dunque, per sua natura definisce la capacità di fare qualcosa, la bravura insomma. L'idea di arte come comunicazione di un messaggio è un concetto che ci si porta dietro fin dal Romanticismo e si è radicato nella mentalità moderna, tanto che negli anni ha ucciso l'arte almeno quanto l'idea opposta (indi per cui sono in parte d'accordo con te). Ecco perchè non amo particolarmente le avanguardie artistiche salvo eccezioni: se per apprezzare un'opera devo leggermi da qualche parte il contenuto o il significato, che arte è? è un piacere del cervello, non degli occhi, non dei sensi, non del cuore.
Per citare un intellettuale controverso, Ezra Pound, alla domanda di un giornalista "ma lei che cosa voleva dire con questa poesia?" egli rispose, evidentemente urtato, "se avessi voluto dire qualcosa l'avrei detta".
Ed aveva massimamente ragione.

Ciò detto, non è affatto mia intenzione affermare che l'arte debba essere un mero esercizio di stile senza portare con sè alcun contenuto, non sia mai. Ma il contenuto è insito nella forma stessa: l'opera artistica non dev'essere un mezzo di comunicazione ma l'espressione stessa dell'ego.
Trovo una sensatezza profonda in quel che esprimi. Mi sembrava di vedere le opere di Picasso prendere forma. Nessun messaggio nella stragande maggioranza dei casi ma forma come contenuto ed espressione dell'arte per l'arte.
Attenzione però. Poi è arte anche "Guernica" che un messaggio lo aveva eccome. Anzi l'arte fosse raggiunge
il suo massimo livello.
Valens ha scritto: Visto che parliamo di MIyazaki, questi a me sembra tutto fuorchè uno che crea i suoi film per dire qualcosa a qualcuno (o almeno il più delle volte), checchè se ne dica. Come avevamo detto qualche mese fa in questa sede, Miyazaki crea i suoi mondi per se stesso: l'animazione non è la sua finestra sul mondo ma, al contrario, il suo rifugio con il quale si mette al riparo -potrei dire vigliaccamente- dal mondo circostante. Può fare tutte le critiche che vuole a quello sbandato di Howl o a quel disadattato di Fujimoto, resta il fatto che lui disegna unicamente quel che vuole. E' proprio questo che rende i suoi film così straordinariamente unici ed affascinanti: gli spettatori adorano immergersi in quei mondi fantastici, anche se possono riscontrarvi dei messaggi in qualche modo attuali.

Sono io che ringrazio te per queste discussioni e le risposte puntuali che dai. :)
Su questo tenderei a pensarla diversamente. Lo stesso Hayao Miyazaki ha spesso indicato cosa volesse comunicare
con una determinata opera. Ricordo anche le parole di OShii Mamoru che ricordava i tempi in cui lavorava allo Studio Ghibli, non certo lusinghiere(dal suo punto di vista):
"“Both Miya-san and Takahata-san are the kind of people who wouldn't make a film unless they could justify the cause (to make the film) to the world, and to themselves, after thinking through why they make this film now. Considering the situation as it is now, I think it must be harder for them.They think they are responsible for staff members and audience. It's a very important thing for them, but that's a limitation of men of the 1960s Anpo. I don't think I have to be responsible. The thing "being responsible" itself breeds fascism, and if I'm responsible for anything, it should be just for myself.

Until now, they kept at least one thing; not making a film unless they have an answer to the question of how they face the current era and what to say.”"
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Re: Compendio di riconsiderazioni su Ponyo

Messaggio da dolcemind »

Shito ha scritto:Per gli interessati, ecco un noioso wall of text a tema Ponyo, parzialmente già letto qui e lì, poi organicizzato e pubblicato come 'ospite' su un sito credo interessante:

http://www.nazioneindiana.com/2012/05/0 ... -su-ponyo/
Davvero non saprei cosa altro ci sia da aggiungere.
La maggior parte delle cose le avevi già introdotte qui, ma, in effetti, vederle assieme
organizzate, fa capire il livello di scomposizione in elementi "atomici" (nell'accezione originale) cui
sei giunto per un'analisi, la più accurata possibile. Come credo accada spesso nelle cose della tua vita.
Traspare un'onestà negli intenti ammirevole. Lo fai per te e mostri agli altri cosa hai scoperto in questo
percorso.
Se posso permettermi un consiglio, eviterei gli strali ad una certa stampa, verso certi intellettuali, verso
alcuni che in definitiva si permettono il lusso di essere superficiali oppure incapaci (delle due l'una).
In fondo l'incapacità non è una colpa e la superficialità è la mancanza di approfondimento laddove non
risiede un vero interesse, in definitiva una perdita di tempo.
Per il resto sono davvero impressionato... :D
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Re: Compendio di riconsiderazioni su Ponyo

Messaggio da Valens »

dolcemind ha scritto: Su questo tenderei a pensarla diversamente. Lo stesso Hayao Miyazaki ha spesso indicato cosa volesse comunicare
con una determinata opera. Ricordo anche le parole di OShii Mamoru che ricordava i tempi in cui lavorava allo Studio Ghibli, non certo lusinghiere(dal suo punto di vista):
"“Both Miya-san and Takahata-san are the kind of people who wouldn't make a film unless they could justify the cause (to make the film) to the world, and to themselves, after thinking through why they make this film now. Considering the situation as it is now, I think it must be harder for them.They think they are responsible for staff members and audience. It's a very important thing for them, but that's a limitation of men of the 1960s Anpo. I don't think I have to be responsible. The thing "being responsible" itself breeds fascism, and if I'm responsible for anything, it should be just for myself.

Until now, they kept at least one thing; not making a film unless they have an answer to the question of how they face the current era and what to say.”"
Ti sembrerà presuontuoso da parte mia, tuttavia credo sia una cosa fondamentale: Miyazaki stesso non capisce nè apprezza i propri film.
Lo si può notare da come abbia detto esplicitamente di essersi pentito di aver fatto realizzato Kurenai no Buta e di come consideri la prima parte della sua filmografia "troppo nostalgica". La prima parte della sua filmografia, che include Il Mio Vicino Totoro ed il già citato Porco Rosso. Porco Rosso: il film che avrebbe dovuto intrattenere gli uomini d'affari in viaggio per lavoro sugli aerei della JAL e che poi è diventata quella strana storia in cui un maiale antropomorfo vaga ramingo nei cieli dell'Italia degli anni '30 attraverso il suo idrovolante rosso. Ci si possono vedere tutti i messaggi che si vuole ma l'opera nasce unicamente dalla volontà dell'autore di fare un film con tutto quel che gli piace (gli aeroplani da guerra retrò, l'Italia, l'avventura picaresca, le ragazzine pure e affascinanti) e non a caso è considerato il film più "intimo" di Miyazaki. :D
Piuttosto, mi sembra che Miayzaki i film li giustifichi piuttosto a se stesso, una volta pianificati e progettati... laddove Takahata parte dal presupposto di voler "dire" qualcosa prima della lavorazione del film. Sono due processi creativi molto diversi. :)
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Re: Compendio di riconsiderazioni su Ponyo

Messaggio da dolcemind »

Valens ha scritto: Ti sembrerà presuontuoso da parte mia, tuttavia credo sia una cosa fondamentale: Miyazaki stesso non capisce nè apprezza i propri film.
Lo si può notare da come abbia detto esplicitamente di essersi pentito di aver fatto realizzato Kurenai no Buta e di come consideri la prima parte della sua filmografia "troppo nostalgica".
Non lo trovo presuntuoso, lo trovo immotivato.
Nessuno resta uguale a se stesso, il passare del tempo cambia le idee e le persone.
Ci sta che OGGI l'artista non si ritrovi con quel che ha fatto IERI.
Erano persone diverse in un certo qual modo.
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Re: Compendio di riconsiderazioni su Ponyo

Messaggio da Ani-sama »

Bel pezzo, Gualtiero.

Soltanto, non prendertela troppo con il meccanicismo. Alla fine è un appiglio che spesso ci porta avanti. :)
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Re: Compendio di riconsiderazioni su Ponyo

Messaggio da Shito »

Valens, anche Miyazaki ha spesso dichiarato le sue ragioni comunicative dietro ogni film. Mi pare non solo che tu stia deducendo presuntivamente un sacco di cose sull'autore, ma che tu lo stia facendo CONTRO le dichiarazioni autentiche di quello, come ti faceva notare già Dolcemind, il che mi pare terribile.

La diquisizione filologiga sull'etimo della parola 'arte' è vecchia come il mondo, ma sterile. Giochiamo a capirci, perché ci siamo capiti. Anche fare il pane è un 'arte' (citazione di Majou no Takkyubin, eh!) ma ci sono arti e 'artigianati', e non tutte le attività umane sono quelle che hanno un tentativo di comunicazione intrinseca, ovvero quelle che nell'italiano corrente di oggi si chiamano 'arte'. Ovviamente, tuttociò che non è naturale (fatto dalla natura) è a rigore ARTIficiale, ovvero fatto dall'arte dell'uomo, sì. Tutte cose note.

Anisama: non ce l'ho col meccanicismo per sé, ce l'ho con l'aubuso di quello, che in un'epoca tecnocratica come questa assurge surrettiziamente a paradigma unico della percezione umana, anche in campi in cui pure lo direi del tutto indebito. ;-)
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Re: Compendio di riconsiderazioni su Ponyo

Messaggio da Valens »

Chiedo scusa per il ritardo.

Shito, non freintendermi: non è mia intenzione privare Miyazaki dell'intento comunicativo dei suoi film, contro la sua volontà.

Parmi tuttavia che ciò che contraddistingue le opere di Miyazaki Hayao è la loro estrema spontaneità: il suo intento è, mi sembra, fare un film, non dire qualcosa con un film. Trattasi, come dicevo, di due processi creativi molto diversi, quasi antitetici, che peraltro caratterizzano entrambi i fondatori dello Studio Ghibli e non solo: è stato ribadito più volte in questa sede il risentimento di Miyazaki Goro nei confronti del padre, da lui visto come una sorta di "otaku" troppo cresciuto che abbandona la famiglia per disegnare quel che gli piace. Non ha torto, almeno a mio avviso e, come tu stesso hai evidenziato, ciò è evidente proprio nei film di Goro stesso: niente manierismo, niente "divertissement" (qui ti cito quasi testualmente) dell'autore, solo l'espressione di un potente messaggio. :D

Il discorso sull'etimologia della parola "arte" era solo funzionale al resto del mio discorso, è ovvio che ciò non vada preso per oro colato. Quel che intendo dire è che l'arte, così come la intendiamo oggi, è un fine e non un mezzo. :)
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Re: Compendio di riconsiderazioni su Ponyo

Messaggio da Shito »

Miyazaki ha proprio dichiarato più volte di non potere fare un film se non sente di dover dire qualcosa al pubblico con quel film, Suzuki ha confermato (come citava Dolcemind), Porco Rosso è un'eccezione (nato come corto, M. lo definiva "un film pericoloso" proprio per la sua nascita troppo deresponsabilizzata).

Mi domando perché continui a spingere una tua visione che nega la realtà dichiarata e comprovata.

Miyazaki è un otaku responsabilizzatosi intellettualmente a causa del suo incontro, e del suo senso di inferiorità, nei confronti di Takahata (cfr. documentario su Otsuka Yasuo).

Goro è un intellettuale come Takahata, direttamente. Non è un otaku.
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Re: Compendio di riconsiderazioni su Ponyo

Messaggio da Valens »

Personalmente non ricordo affermazioni di questo tipo da parte di Miyazaki, probabilmente ci sono state.

Spero che tu non te la prenda, mi permetto tuttavia di citare un'intervista che hai rilasciato in occasione dell'uscita italica di Porco Rosso:
Normalmente, Miyazaki Hayao cerca di ‘giustificare a sé stesso' la produzione di un film nell'opportunità dell'intento comunicativo insito nel film stesso.
Potresti spiegarmi meglio questo passo? Perchè, proseguendo nella tua analisi, trovo immediatamente un passo che -almeno mi pare- esprima un pensiero molto simile al mio:
Infatti, Miyazaki Hayao si è sempre sorpreso del successo riscosso da questo film [sc. Porco Rosso]. Ovviamente, un simile tipo di film non avrebbe potuto che compiacere un certo tipo di pubblico, ma del resto non credo che - fino a un certo punto della sua carriera e nonostante i suoi buoni intenti - Miyazaki Hayao si sia mai reso conto che, alla fine, anche i suoi film, popolati dai luoghi e dagli archetipi ideali che piacciono all'autore, sono probabilmente il mondo del suo stesso escapismo e come tali vengono amati dal pubblico, che pure si annega escapisticamente in quel sensuale fascino immaginifico.
Ribadisco che non intendo affatto far polemica, vorrei solo approfondire il discorso. :)

Qui l'intervista completa:
http://www.everyeye.it/cinema/articoli/ ... iale_12617
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Re: Compendio di riconsiderazioni su Ponyo

Messaggio da dolcemind »

Shito ha scritto: Miyazaki è un otaku responsabilizzatosi intellettualmente a causa del suo incontro, e del suo senso di inferiorità, nei confronti di Takahata (cfr. documentario su Otsuka Yasuo).
Ecco, questo mi piacerebbe approfondirlo, se hai tempo. Non c'è nulla di quello che ho visto nè letto che avvalora questo
senso d'inferiorità di Hayao nei confronti di Isao, anzi mi è parso il contrario. Miyazaki è il "Deus ex machina" dell'animazione cui Takahata guarda con rispetto ed anche un pò d'invidia. La fucina di sempre nuove idee, il "praticone" anche che va al doppio della velocità di Isao. E' anche quello che riportavo in un passaggio(ma l'ho poi riportato?), proprio di Isao, in cui descriveva l'amico Hayao:
"The Fireworks of Eros" di Isao Takahata da "starting point"
Ecco l'incipit:

Hayao Miyazaki is an incredibly hard worker. And according to him I am "descended from a giant sloth”.’ Many good friends have helped me by prying my three toes from the tree branches to which they often cling, but among them Miya-san has always been special. And how has he helped? First, with his fierce dedication to work and his boundless talents.
Second, these qualities have themselves created a necessary but formidable tension and power. It is through Hayao Miyazaki’s very existence that I have always felt scolded for my slothlike tendencies, been made to feel guilty, been cornered into doing work, and had something greater than whatever limited talents I might possess squeezed out of
me. This was especially true in our younger days when - had I not had the opportunity to witness his selfless devotion to work—I probably would only have done compromised, mediocre work. And I suspect this
is true not only of me, but of all staff members who have ever had the opportunity to work with him.
Hayao Miyazaki has a big head, In fact, any hat he wears has to be especially large simply to cover the top of his skull, I don’t know how his father was able to anticipate the speed at which his sons brain circuitry would work, but he did name him “Hayao` which means “fast’” in japanese - despite the fact that his legs are far from fast. Now, it does not necessarily follow that someone with a big head also thinks fast, but Miya-san is fortunate in that he also has very good blood circulation. So he tends to easily overheat. He is a truly hot-blooded fellow, and in the summer he always needs the air conditioner set on high...

Adesso a parte la facile battuta sulla testa grossa, a me non paiono frasi di circostanza.
E' anche possibile che Isao ammiri Hayao per la sua velocità di pensiero e fantasia oltre al suo darsi da fare ed Hayao
ammiri invece Isao per la profondità di pensiero che spiegherebbe anche la lentezza nel portare a termine le
sue opere ma mi mancano i riferimenti per arrivare a ciò. In conan il ragazzo del futuro, Hayao riconosce che senza Isao
si sarebbe arenato ma è anche possibile che ciò fosse dovuto ad una maggiore esperienza di Isao nella direzione. Un pò poco. Mi piacerebbe accedere alle tue fonti insomma, per studiarle. Il documentario che citavi mi aiuterebbe in questo studio? :D
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Shito
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Re: Compendio di riconsiderazioni su Ponyo

Messaggio da Shito »

Il documentario che citavo è, semplicemente, tutto.

E' ricco di testimonianze dirette di Ootsuka Yasuo, 5 anni circa più anziano di Takahata Isao, che è 5 anni circa più anziano di Miyazaki Hayao. nonché di Takahata e Miyazaki stessi.

Il punto in cui tutto fu chiaro, in cui tutto cambiò, è senz'altro la creazione di Taiyou no Ouji - Hols no Daibouken.

Ootsuka Yasuo, come saprai, è un animatore. Un veterano, e uno di quelli che ha lasciato marchi imprescindibili nello stile e nella storia dell'animazione giapponese essa tutta. E' lui a 'chiamare' il giovane regista Takahata Isao a dirigere Hols, perché lo stima come un intellettuale e una persona di carisma. Miyazaki Hayao si occuperà anche lui dell'animazione.

All'inizio, Hols doveva essere un lavoro corale, fatto come con ideale di lavoro consociativistico anche in termini creativi. Erano quegli anni. Dopo un po', Yasuo e Miyazaki si ritrovarono tagliati fuori. Non capivano Takahata. Perché Takahata pensava a queste scene buie e tristi con questa ragazzina, Hilda, invece di fare scene di animazione sensazionali come avrebbero voluto fare Ootsuka e Miyazaki? Così racconta Ootsuka stesso. E poi aggiunge: quando vidi il film, mi misi a piangere. Realizzai i miei limiti, capii che io non avrei mai potuto essere un regista, non avevo quel tipo di mentalità, e che dovevo limitarmi a fare le cose divertenti che piacevano a me.

Essenzialmente, Ootsuka Yasuo è una persona deliziosa che si considera un sempliciotto. E quella volta, abbandonò ogni velleità di intellettualità.

Per Miyazaki fu diverso. Aveva dieci anni in meno. Non accettò, chiaramente, il suo 'essere indietro'.

Diventò il 'braccio' della mente di Takahata. Gli fece da disegnatore, come sappiamo, in svariate opere. La cosa inquietante è che Ootsuka racconta che in quel periodo Miyazaki disegno una quantità IMMANE di sakuga e genga. Ora, se uno come Ootsuka dice IMMANE quantità, io mi spavento. Il suo sistema di riferimentogià deve fare paura da sé...

...comunque Miyazaki Hayao arriva alla sua prima regia (Mirai Shounen Conan) dopo essere stato così fortemente contaminato da Takahata Isao. Intellettualmente, culturalmente, come forma mentale. Le energie, certo, ce le aveva. La fantasia otaku pure. Lui era uno che mentre la gente moriva negli zero (o poco dopo) aveva il lusso di poterne ammirare la linea, per dirla in maniera brutale. Aveva questo senso di compiacimento estetico. Per un otaku della peggior risma, è una cosa che può essere e restare fine a sé stessa. Con la contaminazione di Takahata, Miyazaki cambiò. Dice Ootsuka: "se non fosse stato per Takahata, Miyazaki sarebbe rimasto tutta la vita a pensare solo a cose insignificanti come i cartoni animati".

Anche Miyazaki dice di Hols (all'incirca): "Cambiò tutto. Ci rendemmo conto che Pakusan non stava facendo i cartoni animati, stava facento Edith Piaf..."

E, sapete, credo che questo sia proprio il segreto del successo di Miyazaki, in questo anni. E' un otaku zero-gen, con tutta la sua fantasia, la sua 'libido', le sue creazioni eroticamente escapiste... ma al tempo stesso, è una persona che ha comunque un punto di vista intellettuale, un senso di responsabilità narrativa.

Takahata è un vero intellettuale, un vero regista, ed è stato consacrato negli anni in cui queste cose erano importanti. Ma ora, queste cose non importano più a nessuno. Nella società del benessere diffuso e sedimentato persino, ci si vuole svagare, si vuole fuggire lontano dalla verità dell'uomo. Miyazaki è perfetto per questo, perché non solo ti permette di farlo, ma ti permette soprattutto di ingannarti di non stare facendolo.
"La solitudine è il prezzo da pagare per essere nati in un'epoca così piena di libertà, di indipendenza e di egoistica affermazione individuale." (Natsume Souseki)