Heimdall ha scritto:
Autore: Anna Antonini
Titolo: L’incanto del mondo – Il cinema di Miyazaki Hayao
Edizioni: Il Principe costante, Pozzuolo del Friuli (UD)
Prima edizione, ottobre 2003
Pag. 159
Prezzo: 12,50 €
Codice ISBN 88-900688-5-X
Anna Antonini, come rivelano le sue note biografiche in calce al volume, è una giovane ricercatrice universitaria; si è laureata a Padova in Storia e critica del cinema ed ora insegna Documentazione cinematografica presso il DAMS di Gorizia.
Sulla scia aperta dal libro di Bencivenni, Antonini ci propone un articolato saggio sul cinema di Miyazaki, regista ormai “sdoganato” anche presso il grande pubblico occidentale.
Il volume è edito in un'edizione spartana, a tutto vantaggio dei contenuti e del prezzo accessibile. Il saggio ha dimensioni ridotte, che ne facilitano la fruibilità: 116 pagine dedicate all’argomento principale, cioè la discussione sul cinema del Maestro: 20 pagine contengono le schede filmografiche, utili soprattutto per i neofiti che per la prima volta si accostano alla complessa cinematografia di questo grande autore; completano il tutto una sintetica filmografia di Miyazaki, ed una nutrita bibliografia di testi, siti internet ed articoli di riviste da consultare per avere un quadro il più completo possibile dell’argomento trattato.
L’autrice mette da subito a disposizione del lettore il proprio originale punto di vista, dettato dalla sua particolare formazione: “Il cinema d’animazione soffre di uno status negativo che lo relega a genere quando in realtà si tratta, più propriamente, di una tecnica cinematografica, alternativa alla ripresa dal vivo.” (pag. 9), e si predispone a narrare la vicenda di Miyazaki smontando con cura il meccanismo delle sue opere per porne in evidenza i componenti ad uno ad uno.
Il percorso inizia con alcuni cenni biografici di Miyazaki: impensabile analizzarne l’opera prescindendo dal suo vissuto personale. Così, il primo capitolo tratta L’esperienza personale nella definizione dello stile attraverso le parole dello stesso Miya: Antonini compie un’opera assai utile collezionando e dando un ordine a tutta una serie di interviste, conferenze, articoli e notizie apparsi in ordine sparso sulla stampa specializzata.
Tra i tanti, mi piace ricordare questo episodio la cui importanza è giustamente sottolineata dall’autrice.
Durante il bombardamento della città di Utsanomiya, nel luglio 1945, la famiglia Miyazaki si appresta a fuggire dal centro abitato a bordo di un furgone.
“Nell'istante in cui il camion si muove accade qualcosa che segna in modo indelebile l'esistenza del regista: una vicina di casa con in braccio una bambina chiede un passaggio. La donna ripete più volte la richiesta, ma il camion si allontana, e la sua voce si fa sempre più fievole. [...] Miyazaki sperimenta nel pericolo il senso di quella matassa di contraddizioni umane che annoda il vivere civile, la morale e l'attenzione per il prossimo con l'istinto di sopravvivenza e l'incontrollabile foruna; [...] soprattutto si domanda perché né lui né il fratello siano stati capaci di chiedere ai genitori di fermarsi.” Insomma, “una donna ha chiesto aiuto e nessuno l’ha ascoltata”(pag. 33).
I tre capitoli centrali sono a mio avviso il parto più interessante dell’autrice. Discostandosi infatti dalla consolidata prassi di affrontare le opere in ordine cronologico, Antonini tenta un’analisi per tematiche. L’originale suddivisione in capitoli riguarda, nell’ordine: personaggi femminili, maschili e creature fantastiche.
I personaggi femminili sono descritti con una particolare sensibilità. in quanto, forse per Miyazaki è “piuttosto immediato pensare a individui di sesso femminile quando vuole descrivere esseri umani con una particolare sensibilità per il naturale e per il soprannaturale” (pag. 61).
Complesso e interessante è il racconto del retroterra del regista e la spiegazione delle pratiche sciamaniche e religiose che vedono coinvolta e valorizzata la figura femminile nella cultura shinotista giapponese.
Dopo una carrellata sulle “figure maschili” e sulle “creature di altri mondi”, Antonini chiude il saggio con il capitolo “Smontare il meccanismo”, concretizzando l’obiettivo posto sin dall’inizio.
L’autrice pone l’accento sull’universalità del cinema di Miyazaki, che “permette ad ognuno di riconoscervi la propria dottrina scientifica, religiosa o filosofica a patto che abbia come fondamento il confronto e il rispetto degli altri […].” (pag. 113)
Quello di Miyazaki non è un cinema a tesi, né il veicolo di un messaggio politico. È però il portato di un complesso mondo culturale, anzi interculturale, “nel senso che prende dalla sua e dalle altre culture ciò che gli permette di esprimere meglio la storia che vuole raccontare” (pag. 124).
Per concludere, il saggio di Antonini è sicuramente più impegnativo del libro di Bencivenni per i suoi riferimenti costanti alle tecniche ed ai linguaggi del cinema, e per gli articolati ragionamenti di stampo antropologico culturale; queste caratteristiche ne costituiscono comunque il grande pregio: anche gli appassionati più incalliti del maestro giapponese saranno costretti a mettere in discussione i loro convincimenti e le conclusioni cui sono già arrivati. Il discorso è comunque condotto in maniera che chiunque sia interessato all’opera del Maestro possa ritrovarcisi ed ottenere i riferimenti e le informazioni che cerca.