Mononoke Hime - ineditamente in italiano

Discussioni su gli autori e gli anime Ghibli e Pre-Ghibli

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luca-san
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Re: Mononoke Hime - per la prima volta in italiano

Messaggio da luca-san »

ho appena appreso via FB che purtroppo sergio fiorentini è mancato ieri...chissà, forse mononoke è stato il suo ultimo lavoro...
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Shito
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Re: Mononoke Hime - per la prima volta in italiano

Messaggio da Shito »

Oh! Mi dispiace molto!

Sono davvero felice di aver potuto lavorare con lui e di poterne portare il ricordo con me.
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Heimdall
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Re: Mononoke Hime - per la prima volta in italiano

Messaggio da Heimdall »

Shito ha scritto:Segue una trollata di lusso, e GIURO che è una coincidenza, ma a proposito dell'inusitata (!) accoppiata di "pupille" e "offuscate", scriveveva il poeta:

Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
[...]
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue.


(Eugenio Montale)
È una poesia che conosco bene, e che amo moltissimo: penso sia uno dei motivi per cui l'espressione "pupille non offuscate" non ha destato in me il minimo fastidio né sospetto né quant'altro. Neppure per un istante ho pensato di trovarmi di fronte a un'espressione non plausibile, o scorretta, ed è sicuramente uno dei motivi per cui certe polemiche, tanto veementi quanto gratuite, mi fanno sorridere - e provare anche un certo compatimento per chi ne imbraccia il vessillo.
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Re: Mononoke Hime - per la prima volta in italiano

Messaggio da Shito »

Io che sono così tanto più illetterato di te conoscevo la poesia, e giuro la amavo come la amo (in genere, se la leggo ad alta voce inizio a piangere, davvero) - ma non ricordavo il verso preciso.

Di mio, ho solo pensato al fatto che "pupille" è un modo più ricercato (perché metonimico) di esprimere la metafora degli occhi come fattore visivo, quindi molto adatto per "manako" (che non è "me") e poi ho pensato che per "kumorinaku" (lett: "senza nuvole", "non rannuvolato") l'idea di "non offuscato" fosse molto calzante, perché mantiene la componente di negazione e la associa a un fenomeno in qualche modo climatico, cosa che è chiaramente appropriata per la sciamana di un villaggio antico, dove i referenti sono molto etnici, tribali, naturalistici.

Insomma, è venuto tutto per la semplice volontà di essere puntuale e usare un buon italiano, ma certo trovare un simile precedente sul medesimo accostamento semantico fa un certo effetto!

Beh, d''altro canto pare mi si critichi di recente anche perché ho tradotto "il faut tenter de vivre" come "bisogna tentare di vivere", e mi additano perché "tenter" non significherebbe "tentare", ma "provare". Al che, sinceramente, sono un po' basito. Anche più di un po'. O forse no.

Ma in francese non esistono parimenti che in italiano sia tenter che provuer?

Dunque, orsù, lasciamo la parola allo stesso poeta:

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Re: Mononoke Hime - per la prima volta in italiano

Messaggio da Ryo_Hazuki »

Ho cercato per anni il DVD "Princess Mononoke", mio primo lungometraggio animato di Miyazaki visto, da quando ho iniziato a prendere coscienza dei suoi lavori.
Parto da una piccola premessa: ho comprato il Blu Ray inconsapevole del nuovo doppiaggio con un nuovo adattamento, solo poche settimane fa. In questi giorni una coppia di miei amici era a casa mia e si parlava di come la censura degli Anime sia/fosse "prepotente" con le opere e accennando a loro Shito, come l'adattamento dei dialoghi volentieri stravolgesse l'originale (l'esempio più palese è Saint Seiya).

La sera stessa abbiamo guardato "Principessa Mononoke". Ho notato fin da subito un non so ché, i dialoghi non li ricordavo così "aulici", ben incollati ed aderenti ai personaggi ed all'ambientazione. Non so come mai, ma a metà film ero convinto che l'adattamento fosse tuo Shito.

E ora scopro il lavoro che è stato fatto. E che lavoro. :)

p.s. Ogni tanto torno dall'oltretomba xD
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Re: Mononoke Hime - per la prima volta in italiano

Messaggio da Shito »

Sono felice che il mio misero lavoro ti sia servito a comprendere la bellezza dei contenuti di questo film che amo così tanto.

Del resto, è questo ciò a cui le traduzioni e gli adattamenti e le localizzazioni debbono tendere: servire a rendere l'originale comprensibile in altra lingua.

Anche io ho rivisto sotto natale questo film in BD.

Ne sono stato di nuovo sommerso. E' un film monumentale. Meraviglioso.
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Re: Mononoke Hime - ineditamente in italiano

Messaggio da Shito »

Come sappiamo, nel 1997 il film "Mononoke Hime" fece proprio il boom, in Giappone.

La cosa è peculiare: Miyazaki Hayao, conscio di aver fatto un film difficile e strano, un film animato con un target non infantile, era convinto che "non lo sarebbe andato a vedere nessuno". Era stremato ma soprattutto onestamente convinto che lo Studio Ghibli (e la Tokuma Shoten appresso) sarebbero falliti - quindi dichiarò preventivamente il suo ritiro. Tanto pensava "è finita comunque".

Sappiamo che il film divenne il fenomeno che fu, e invece aprì una 'nuova stagione' dello Studio Ghibli.

Ma anche solo rendersi conto di quanto "ermetico" fosse persino il titolo, ovvero la parla 'Mononoke':

Immagine

Traduzione:

Nonna: "Sono a casa! L'ho visto, eh! Forza, quel film anime...!"

Mamma: "Ah, dici Monogoi Hime?"
[ ものごい姫 = la principessa mendicante ]

Figlio: "Ma è Momonoki Hime, no?"
[ ももの木姫 = La principessa del pesco ]

Figlia: "È Mononoko Hime!"
[ ものの子姫 = la principessa nient'altro che bimba ]

Nonna: "Esatto! E' la storia della Mononoko Hime che si perde nel bosco e in tre giorni finisce per mangiare una casa fatta di dolciumi!"

Nonna: "Per davvero! C'era una fila incredibile e non sono riuscita a superarla, per Sokonoke Hime!"
[ そこのけ姫 = la principessa superiore ]

Madre: "Hai visto soltanto la fila..."


----

Sì, come ci fanno capire i cinguettanti vicini Yamada, 'Mononoke' - già dal titolo, non era proprio una parola di uso quotidiano. ^^;
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Re: Mononoke Hime - ineditamente in italiano

Messaggio da genbu »

beh è anche una "striscia" comica...è normale che ci si giochi sopra.
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Re: Mononoke Hime - ineditamente in italiano

Messaggio da Shito »

Certo.

Il punto è capire semplicemente cosa un dato semplice umorismo può testimoniare nella percezione 'semplice' di qualcosa. Del resto quelle strisce erano pubblicate su un *quotidiano nazionale*. :-)
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Sayonara no Natsu
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Re: Mononoke Hime - ineditamente in italiano

Messaggio da Sayonara no Natsu »

Rispolvero il thread perché vorrei discutere un po' su alcune tematiche di quest'opera.

Circa un mesetto fa, Dolcemind scriveva che Miyazaki, sebbene passi per un ambientalista, con i suoi film, ed in particolare con Mononoke hime, ha mostrato più che altro le difficoltà di coesistenza tra uomo e natura, arrivando alla conclusione che la convivenza tra le due parti è "difficile se non impossibile".

Devo dire che già in passato avevo letto e sentito discussioni simili, però mi rimanevano sempre alcune piccole perplessità al riguardo. Stavolta, dopo averci pensato e ripensato, mi sono deciso, anche a costo di finire brutalmente lapidato (^^), a esprimere i miei dubbi su questa interpretazione.

Per non creare fraintendimenti, vorrei comunque precisare che in linea di massima non sono in disaccordo con questa analisi. Ciò che effettivamente non mi convice, a dispetto di tutte le spiegazioni, è essenzialmente la conclusione a cui vedo si arriva.

In pratica, io sono d'accordo riguardo al fatto che, da buon emishi, Ashitaka tenti invano per quasi tutta la durata dell'opera di convicere uomo e natura a convivere pacificamente per poi rendersi infine conto (e nonostante tutto anche ad accettare) che ciò non è possibile. Sebbene sia forse una differenza assai sottile (ma per certi versi direi anche profonda), il mio punto è che però accettare che uomo e natura non possano più vivere armonicamente insieme NON significa necessariamente che allora è inevitabile uno debba eliminare e schiacciare l'altra, o comunque abusarne quanto più possibile. Proprio qui si trova il motivo della differenza tra le nostre visioni. In parole povere, secondo me neanche Miyazaki intendeva in quest'ultimo senso la separazione tra uomo e natura, e dunque ritengo non possa proprio aver inserito un simile messaggio nella propria opera.

Per comprendere con precisione il perché di questa mia differente interpretazione, bisogna andare ad osservare le battute (è davvero bello - no, non c'è nessuna smanceria, davvero ^^ - sapere che per una volta si può speculare sui dialoghi dato il significato estremamente simile a quello che voleva l'autore... ^^) finali del film. Ora, qui abbiamo San che dice ad Ashitaka che perdonare gli umani le è impossibile, ma il giovane le risponde che va bene anche così, mentre Eboshi, una volta ripresasi, afferma di voler migliorare il proprio villaggio, dunque non dice proprio che da quel momento in avanti avrebbero abbandonato tutto e sarebbero andati a vivere nella foresta, quindi è effettivamente evidente che per Miyazaki quella fosse una separazione insanabile. Ma tutto ciò, se osservato da un altro punto di vista, può avere anche un ulteriore significato. Ashitaka, dopo che la ragazza afferma che nonostante tutto non vuol vivere con gli altri esseri umani, dice testualmente "Tu nel bosco, San... e io alla fucina, proviamo a tirare avanti!". A me sembra evidente che queste parole dimostrano che il ragazzo, ormai privo di idealismi, ha accettaro la realtà delle cose, ma rivelano pure una visione in un certo senso ancora piuttosto ottimista, come se volesse dire, sì, d'ora in poi vivremo separati e non saremo mai più realmente come un'unica entità, però cerchiamo comunque di andare avanti come si può. E quindi in quel "Condividiamo la vita!" finale, piuttosto che un intento profetico del regista sull'ineluttabile conflitto che li attende, io vedo più che altro un invito a cercare di dividere quelle limitate risorse in maniera da permettere ad entrambi di sopravvivere. Per quanto riguarda Eboshi, se come già detto non ha in ogni caso intenzione di lasciare tutto per vivere nella foresta, dicendo "Gente, ricominciamo tutto daccapo...! Rendiamo questo posto un buon villaggio!" rende comunque evidente che a quel punto lei stessa considera errato il modo in cui il villaggio era stato organizzato fino a quel momento. La storia quindi suggerisce che persino lei, sebbene allo stesso modo di San non abbia nessuna intenzione di cercare una riappacificazione tra le parti, si renda conto che una qualche moderazione, una sorta di via di mezzo che non porti alla distruzione di tutto (e dunque anche di sé stessi*) è inevitabilmente necessaria, insomma, che comunque "vivere separati dalla terra non è possibile" (ok, non c'entra, ma non ho resistitoXD). ^^


In sostanza, a me sembra che con questo film Miyazaki non volesse semplicemente dire che uomo e natura sono ormai divisi e dunque costretti al conflitto, ma ritengo che con la storia di Ashitaka si sia voluto spingere ancora più a fondo, mostrando anche quale sarebbe secondo lui il rapporto ottimale tra natura e uomini e dunque anche il suo ideale di essere umano stesso, ovvero un animale coscienzioso che, pur rimanendo uomo e quindi non facendo più realmente parte della natura, evita stupide devastazioni ed entra in conflitto con lei solo per lo stretto necessario per la propria sopravvivenza.



*No, non è tanto per dire. Al di là del fatto che proprio nella storia lei perde braccio, villaggio e parte dei suoi abitanti proprio a causa dell'assenza di moderazione, volendo fare anche un esempiuccio concreto per mostrare che una gestione scellerata dell'ambiente che ci circonda non può che portare all'autodistruzione, si potrebbe parlare della "banale" deforestazione (in un certo senso, è un tema anche un pochino attinente al film! :D). Ovvero, voi abitanti di una città che si affaccia sul mare, avete ragione nel dire che vi serve il legname per costruire imbarcazioni, ferrovie o come combustibile o per quant'altro, tuttavia se non vi date un limite, se non cercate un sistema per limitare la scomparsa del bosco (e ci sono, e nel caso potete sempre immaginare, in puro stile epittetiano, di non avere alberi da tagliare e dunque agire di conseguenza allo stesso modo di come avete agito di conseguenza al non avere, che so, una miniera d'oro da scavare^^ ok, qui ammetto di essere solo semiserio :)), ci saranno delle ripercussioni. E le ripercussioni ci sono state e ci sono tutt'ora, visto il gran numero di frane che si sono succedute negli anni (sì, parlavo con i miei concittadini XD) e che ovviamente causarono oltre ai danni materiali anche molti morti. Oh, poi ognuno usa le risorse come vuole, ma, per dirla alla maniera di Shito, poi ci saranno ovviamente delle conseguenze, e qui si sanno già pure quali sono. E nel caso, chi è causa del suo male...
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Re: Mononoke Hime - ineditamente in italiano

Messaggio da dolcemind »

Onestamente non vedo contrapposizione tra la tua visione e la mia. Miyazaki stesso non sa come finira il conflitto. Sa che non ci sarà l'happy ending ed è evidente anche dal manga di Nausicaa.
In mononoke hime realizza in un film con ambientazione storica e grandissima attenzione per i particolari quella che è comunque la sua visione maturata fino a quel punto. Rilasciava interviste in cui ripeteva che il nostro ecosistema non poteva garantire risorse per 10 miliardi di persone e ricorda che è pessimista riguardo al genere umano ma non vuole obbligare a questa visione il suo pubblico per questo c'è sempre speranza e consolazione nei suoi film.
Ci son comunque cose meravigliose per cui la vita va vissuta anche in questi frangenti.Ma la dicotomia tra l'uomo che tende a sottomettere la natura ai suoi bisogni ed il mondo naturale stesso visto come se l'uomo fosse altro da esso è chiara.
Un pochetto i raccoon di pompoko dicono lo stesso anche se in quel caso son loro a doversi adattare al mondo umano
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Sayonara no Natsu
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Re: Mononoke Hime - ineditamente in italiano

Messaggio da Sayonara no Natsu »

Premetto che il mio precedente messaggio non era indirizzato direttamente a te, dato che comunque non avevi espresso nel dettaglio il tuo pensiero (anche se effettivamente avevo le sensazione che pure tu pensassi ciò che io mi proponevo in un certo senso di confutare), ma voleva essere principalmente un ragionamento generale sulla questione. Mi ero basato sulle tue parole più che altro per avere un punto di partenza per sviluppare il mio pensiero.


Ad ogni modo, hai ragione nel dire che le nostre visioni non sono poi particolarmente diverse, infatti io stesso avevo già scritto che la mia divergenza con un certo modo di intendere Mononoke fosse dovuta a quella che in fin dei conti è una sottigliezza. Però, ed è da ciò che nasce tutto il mio precedente messaggio, per quanto sottile, è secondo me anche una differenza sufficentemente profonda da far alterare l'interpretazione del significato ultimo del film e quindi necessariamente anche un pochino del pensiero di Miyazaki stesso.

Ovverosia, ripeto, io sono d'accordissimo riguardo al fatto che né Nausicaa né Mononoke abbiano un vero happy ending, o che la separazione tra uomo e natura non può che portare ad un conflitto delle parti, e dunque che è inevitabile il primo tenda a "sottomettere" la seconda per procurarsi le risorse per il proprio sostentamento. Tuttavia il punto della questione rimane quello di cui parlavo nell'altro messaggio, ovvero che per quanto tutto ciò sia vero, c'è comunque differenza tra accettare che esista un conflitto e reputare che il fabbisogno sia motivazione sufficente per legittimare la qualsiasi.

Ora, tu dici che Miyazaki è pessimista nei confronti dell'uomo, ma ciò esattamente in cosa si traduce? Vedi, io per primo, già da quando ero un ragazzino, auspico sinceramente l'estinzione della nostra razza per imbecillità manifesta, eppure, nel pratico, nel reale, penso che questo tipo di idee non possano che tradursi in concetti infantili o libreschi. Ovvero, questo tipo di pessimismo porta spesso ad una sorta di lassismo, cioè ad un "lasciar fare" perché il proprio sciocchino disfattismo porta a far dimenticare che oltre al nero esiste anche il grigio, e che il grigio ha tante sfumature. Quello che voglio dire, e che già avevo cercato di far intendere con l'esempio sulla deforestazione, è che accettare che l'uomo ha bisogno del legname per la propria sopravvivenza non equivale ad accettare che per tale bisogno, senza prima averle provate tutte, disboschi una montagna, e non tanto per la montagna e gli alberi in sé, ma proprio per il benessere e la vita dell'uomo stesso. E se nella teoria, nelle discussioni sui massimi sistemi tutto ciò può venire considerato banale, nella vita reale è tutto il contrario, perché dubito esista qualcuno che sarebbe disposto a morire sapendo che se si utilizzasse semplicemente un minimo di assennatezza potrebbe effettivamente evitarlo. Tornando al film, se consideriamo pure quello che dicevi tu stesso riguardo agli intenti didattici di Miyazaki, mi sembra improbabile che questo autore abbia voluto esortare il suo pubblico ad accettare lo scempio irrazionale in nome del bisogno. Più verosimile, a mio modo di vedere, che abbia voluto mostrare, come scrissi, il suo modo ideale di rapportarsi con la natura.

E no, non penso di star proiettando, perché basandoci solo sulla storia, come - ancora una volta - d'altronde già avevo scritto, al di là delle affermazioni finali che fanno i personaggi principali, Miyazaki fa staccare un braccio ad Eboshi e le fa perdere villaggio e parte dei suoi abitanti in fin dei conti proprio perché incurante dell'ambiente in cui lei stessa viveva.

Poi non so, forse ha fatto effettivamente alcune dichiarazioni in cui rivela un pensiero più pessimistico di quel che credo e dunque quello che ho espresso è solo frutto di una mia errata percezione, non lo escludo.

Ad ogni modo, per concludere vorrei dire che quello che ho cercato qui di dimostrare, che in sostanza è poi appunto quella sottile differenza tra le varie visioni di cui parlavo, è che secondo me Miyazaki, piuttosto di un amante della natura che però ritiene che questo conflitto non possa non essere così aspro, è in realtà semplicemente una sorta di sincero ecologista che dopo essersi disilluso è arrivato alla conclusione che l'unica cosa intelligente da fare è cercare di limitare dove e quanto possibile questo scontro tra le parti, anche soltanto limitandosi all'utilizzo di semplice moderazione.
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Re: Mononoke Hime - ineditamente in italiano

Messaggio da Shito »

MIyazaki anziano è uno che guarda un fiorellino, dice "bellissimo, vero?", e poi aggiunge: "però io sono uno che pensa anche che tutto questo dovrebbe bruciare". E' nel documentario di Sunada Mami, lo si può sentire dalla sua voce.

Che poi questa cosa è esattamente la Nausicaä della fine del manga, no?

Miyazaki Hayao *è* infantile. E' un otaku, e quindi è uno che parla per idealismi, e massimi sistemi, ed è taciturno e musone finché non inizia a parlare come per sbotto, e poi non si ferma più. Pontifica, ma poi fa il nichilista. In qualche modo è tipico, no?

Non credo sia mai stato un 'ecologista'. Per Miyazaki Hayao l'ecologismo significa pulire il fiumiciattolo vicino casa (dico sul serio). E' anche una persona anziana.

Quindi è una persona anziana e giapponese, e gli occidentali di (almeno) una generazione dopo di lui lo leggono come 'ecologista'.

Di base a lui è sempre interessato il rapporto della civiltà umana, della civilizzazione umana, con l'ambiente in cui vive. All'inizio questa cosa lo ha anche avvicinato a Takahata. Era il '68, ed era il periodo dell'economia a rapida crescita del Giappone, del baby boom e dell'urbanizzazione selvaggia.

E' dai tempi di 'Sabaku no Tami' che Miyazaki ha un interesse (del tutto infantile) per un certo tipo di, come potrei dire?, etnografia? Esiste questa parola? Mi viene in mente 'Vorrei vederti danzare' di Franco Battiato. O il ciclo di Terramare della LeGuin. O Nausicaä, appunto. E poi Mononoke Hime, sì.

Mononoke Hime è la storia di un amore che si realizza alla perfezione (un ragazzo arriva a comprendere l'animo di una ragazza - sic) ma non può prodursi in una vita in comune. Solo nel 'vivere entrambi, ognuno al suo posto'. E sono posti diversi.

La specie umana E' una parte della natura. Ne è stata partorita e non potrà mai emanciparsene.

Ma la specie umana è in grado, con l'intelletto, di far divergere la propria condotta dalla propria naturalità, eventualmente ponendosi in una condizione di sfruttamento competitivo delle risorse naturali rispetto a tutto il resto dell'habitat. Questo forse pensava Miyazaki all'inizio di Nausicaä.

Poi alla fine di Nausicaä si è reso conto che anche questo comportamento umano non è che sia antinaturale. E' naturale pure quello, è la natura dell'uomo. Anche le colonie di cavallette sono portate a consumare tutta la vegetazione di un pianoro e, eventualmente, a estinguersi per questo.

Forse l'umanità non è che una colonia transeunte su questo pianeta, no? Dal nostro punto di vista umano l'esistenza dell'umanità è indiscutibile e eterna, nel prima e nel dopo, ma è solo un sistema che come ogni sistema non può spiegare o negare sé stesso.

Al di là di Micromega (ah, Voltaire!), credo anche io che alla fine di Mononoke Hime gli umani siano ancora umani e il bosco sia ancora bosco e che San sia ancora parte del bosco, mentre Ashitaka ha imparato ad essere umano - non un emishi fuori tempo massimo (l'elemento più fantastico del film). E che Eboshi abbia capito che si può fare un migliore villaggio cercando di essere umani un po' meno radicali, un po' meno spregiudicati, forse.

Chi non aveva bisogno di capire nulla era il bonzo Jiko. E infatti dice la verità: non puoi battere gli stupidi.

Ovvero, è anche 'naturale' che gli umani dopo una bastonata 'ci provino' a coesistere un po' meglio con la natura. Non ci riusciranno. Perché è la loro natura.

Avete mai pensato che la frase di chiusura del bonzo Jiko forse sia rivolta allo stesso regista, in primis? :-)
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Re: Mononoke Hime - ineditamente in italiano

Messaggio da Sayonara no Natsu »

Uff, rieccomi (sono proprio un pessimo soggetto con cui discutere... :( ).

Ad ogni modo, più o meno ero già a conoscenza di ciò che dici, e in generale non sono proprio in disaccordo. Ci sono però alcuni punti che sollevi su cui vorrei esprimermi.
Miyazaki Hayao *è* infantile. E' un otaku, e quindi è uno che parla per idealismi, e massimi sistemi, ed è taciturno e musone finché non inizia a parlare come per sbotto, e poi non si ferma più.
Lo so bene, ma ti dirò: secondo me non questa volta.

Sebbene tutta la storia di quest'opera sia completamente fantastica, al contrario i contenuti hanno ben poco di fantastico. Se avesse fatto Mononoke hime con la stessa forma mentis con cui ha fatto Tototo o Porco rosso, beh, non penso proprio sarebbe stato così. Il finale, in particolare, sarebbe stato secondo me molto diverso. Qui, e forse solo qui (mmm, forse pure in Kiki, ma sono comunque contesti molto diversi) Miyazaki ha avuto la forza, il "coraggio" di non inserire nulla di escapistico. Avrebbe potuto fare un po' come Lang con il suo Metropolis, il quale voleva far scappare su un razzo i due protagonisti dalla città in fiamme, per poi però scegliere, se non sbaglio dietro consiglio di produttore e moglie, di far riappacificare le parti grazie alla mediazione del "ccccuooore". Davvero, se ci pensiamo avrebbe potuto realmente fare qualcosa di molto simile, rimanendo così "fedele" al suo stile, ma, vedi, non l'ha fatto. Ha scelto la strada meno "poetica", meno bella, meno illusoria, ovvero ha scelto la strada della ragione E della concretezza.


Anche quando, parlando di Takahata nel documentario dei Yamada-kun, dice
A volte ho la sensazione che certe sue memorie infantili, il vagare nei campi inceneriti, lo vengano ancora a visitare nella sua mente, per condurlo verso un luogo dove un pusillanime come me non potrebbe mai giungere
non sembra proprio un otaku, no? Cioè, una tale lucidità di sé e degli altri in genere non appartiene ad una persona totalmente immersa nel proprio mondo.

Dunque, anche se non so in che misura precisa, a me sembra piuttosto evidente che dalla fine del manga di Nausicaa fino a Mononoke hime Miyazaki avesse messo da parte il suo animo da otaku per poter parlare seriamente di temi piuttosto importanti come quelli che vengono tratti qui.

Perciò, io considero ancora validi i miei ragionamenti precedenti. Anche se non lo escludo completamente, reputo improbabile, visti poi come si diceva anche i suoi intenti didattici, avesse voluto soltanto fare il nichilista anche stavolta, dicendo, in pratica, che dato l'uomo è quello che è, di accettare incondizionatamente tutto quello che verrà.

Non credo sia mai stato un 'ecologista'. Per MIyazaki Hayao l'ecologismo significa pulire il fiumiciattolo vicino casa (dico sul serio).
Ho parlato di ecologismo più che altro per far intendere il concetto, ma forse è stato comunque a sproposito, sì. Il fatto, ad esempio, che abbia fatto presentare il film "Nausicaa" al WWF (fatto che comunque si aggiunge anche a tanti altri piccoli "indizi") mi aveva portato a pensare che comunque Miyazaki effettivamente apprezzasse ideali e obiettivi di questo tipo di associazioni. Ma dato che ne so troppo poco e che le motivazioni possono essere svariate, tralasciamo il termine in sé. In ogni caso, però, non penso fosse errato ciò che ho cercato di esprimere nell'altro messaggio. Ovvero, a me sembra ancora piuttosto evidente che fino alla fine del manga di Nausicaa Miyazaki rappresentasse la natura come qualcosa di davvero splendindo (e dunque da amare e che probabilmente lui stesso amava) che tendenzialmente viene però violata dall'uomo. E' solo con la fine del manga e, appunto, con Mononoke che questa rappresentazione cambia, facendo vedere anche le necessità dell'uomo e dunque il conflitto probabilmente inevitabile. Ma quindi, come dicevo, a me sembra che a questo punto egli si sia disilluso e abbia accettato l'ineluttabilità di questo scontro reputando però che un atteggiamento moderato sia comunque sempre preferibile ad uno spregiudicato.


Ma la specie umana è in grado, con l'intelletto, di far divergere la propria condotta dalla propria naturalità, eventualmente ponendosi in una condizione di sfruttamento competitivo delle risorse naturali rispetto a tutto il resto dell'habitat. Questo forse pensava Miyazaki all'inizio di Nausicaä. Poi alla fine di Nausicaä si è reso conto che anche questo comportamento umano non è che sia antinaturale. E' naturale pure quello, è la natura dell'uomo. Anche le colonie di cavallette sono portate a consumare tutta la vegetazione di un pianoro e, eventualmente, a estinguersi per questo. Forse l'umanità non è che una colonia transeunte su questo pianeta, no?

Aspetta però, secondo me c'è comunque un po' di differenza. Se parliamo di natura nel senso di essere portati istintivamente a fare qualcosa, vorrei allora precisare che quel raggrupparsi in sciami è una caratteristica propria delle locuste, ovvero non è qualcosa di realmente anomalo per quella specie, ma anzi rientra - più o meno - nell'ordinario. Dunque, anche qualora parte di loro finisse col morire a causa della loro voracità, sarebbe qualcosa di comunque davvero "normale". Molto diverso per gli altri esseri viventi, che solo quando c'è un qualche squilibrio piuttosto serio (in genere la mancanza di un predatore) che li porta a moltiplicarsi fino al raggiungimento della saturazione dell'ambiente, finiscono col morire dopo aver consumato tutte le risorse disponibili. Io penso che nonostante tutto anche l'uomo rientri in quest'ultima categoria. Dunque, se la nostra estinzione fosse dovuta a queste cause, per quanto anche questa sarebbe una fine 'naturale' dato che non si tratta di un meccanismo creato artificialmente, non sarebbe comunque la corretta conclusione della nostra specie che si estingue una volta arrivata alla fine del proprio ciclo vitale, poiché sarebbe un po' come se, ad esempio, un terremoto (evento naturale) uccidesse un'intera comunità di animali: sempre di fine naturale si tratta, ma in questo caso è comunque diverso sia dalla corretta conclusione della vita di un organismo sia dalla comune selezione dei più forti, dato che non viene privilegiata nessuna caratteristica che potrebbe essere sviluppata nelle successive generazioni. Questo per dire che no, tendere a fare questa fine non è esattamente la "natura dell'uomo". In effetti è proprio banale, ma in realtà l'uomo tende, come molti altri animali, semplicemente a vivere e a far continuare la sua razza, ma proprio questo istinto alla vita potrebbe, se non vi è qualcosa a limitarlo, ucciderlo, perché nell'incoscienza animale pur di sopravvivere sarebbe disposto a sfruttare fino alla distruzione ciò che lo nutre, condannando così l'intera propria specie.

Ad ogni modo, però, se mi limitassi a dire questo, in fin dei conti avresti comunque ragione tu (nel senso che comunque si finirebbe con l'estinguersi a causa del proprio comportamento), ma il punto è che quanto ho appena espresso vale solo per l'animale 'uomo', e non per il "vero" essere umano. Vorrei far notare, infatti, che comunque noi non abbiamo più un antagonista naturale da tempi immemori, e come prevedibile abbiamo continuato incessantemente ad aumentare di numero, eppure noi siamo riusciti a sopravvivere nonostante avessimo superato la capacità massima di persone a cui l'ambiente normalmente potrebbe garantire il nutrimento. Questo non può che essere dovuto all'utilizzo *più* sapiente che è stato fatto dell'ambiente in cui vive. In pratica, comprendendo, per esempio, che il terreno che si utilizza per procurarsi il proprio sostentamento produce di più o quantomeno non diventa inservibile se si hanno alcune attenzioni verso di esso (la rotazione triennale delle colture, tipo), l'essere umano è riuscito a spezzare o comunque a incrinare "l'ordine naturale" (bisogno -> abuso dell'ambiente -> estinzione) riuscendo, così, a sopravvivere contro ogni previsione tutto questo tempo. A conti fatti, l'uomo deve la propria sopravvivenza unicamente alla propria intelligenza che gli ha permesso di scoprire come non sciupare le poche risorse a disposizione, a differenza ad esempio degli animali da pascolo che ovviamente incoscientemente danneggiano il terreno in cui vivono al punto che per ritornare allo stato originario ha bisogno di parecchio tempo, portando gli animali stessi a doversi spostare o a morire per questo. Perciò, esortare a non curarsi di queste cose significa né più né meno che esortare a smettere di pensare e dunque di perire.

In sostanza, visti i più che evidenti vantaggi che si hanno nell'avere un approccio ragionevole con l'ambiente e dato che nonostante tutto l'uomo è stato già capace in passato di avere certi accorgimenti, il che significa non è un'impresa che la nostra razza non può compiere (lo scalatore e la montagna, per intenderci), non riesco a condividere il tuo pensiero, Shito. In effetti, è già tutto nella mia firma: falliremo, è vero, ciò non di meno, ci sono fallimenti migliori di altri. Il non riconoscerlo mi sembra proprio quel disfattismo sciocchino di cui parlavo, che però normalmente non mi sognerei mai di attribuire ad una persona come te...

Dunque, sebbene io veda la - diciamo così - "caducità" della razza umana (e al di là del mio pensiero, in ciò non vedo nulla di realmente brutto, poiché la stessa sorte è toccata, si calcola, a più del 99% degli esseri viventi che sono passati su questa terra, eppure nessuno piange la scomparsa di questa o quella specie), penso sia un errore, a questo punto, credere che la nostra fine avverrà per "natura". L'uomo ha già parzialmente tagliato il cordone ombelicale che lo legava alla natura, riuscendo a superare diversi dei limiti imposti al suo debole corpo e al suo comportamento. Inoltre, essendo qui parlarne, è piuttosto evidente che già in passato ha evitato di estinguersi grazie alla propria intelligenza, ed ora più che mai ha conoscenze e mezzi sufficienti per evitare la propria disfatta dovuta ai propri istinti. Se scomparirà, dunque, sarà dovuto semplicemente alla sua scelta di scomparire. E aggiungo pure che sarebbe una morte non naturale in qualunque caso, poiché anche ci limitassimo incoscientemente a consumare tutto per poi sparire dopo averlo fatto, avendo la possibilità di non dover agire in questo modo, sarebbe comunque una nostra volontà. Cioè, l'ignavia, il non scegliere equivale comunque alla *scelta* di non scegliere.

Dunque, quando dici
Ovvero, è anche 'naturale' che gli umani dopo una bastonata 'ci provino' a coesistere un po' meglio con la natura. Non ci riusciranno. Perché è la loro natura.
per quanto riconosca che sovente finisce così, non concondo in ultima analisi con questa visione.


Perciò, tornando brutalmente a parlare del film (perdonate tutte le mie divagazioni... XD), nonostante tutto sono ancora piuttosto convinto delle mie idee riguardo al messaggio ultimo di Mononoke e dunque del pensiero di Miyazaki stesso.

Anche se, in conclusione, riconosco che l'interpretazione che stai dando della frase di Jiko è interessante e potrebbe effettivamente suggerire, se si rivelasse corretta, un certo scetticismo dell'autore verso quanto nella sua stessa opera viene fino a quel momento espresso (espresso sempre secondo la mia visione, chiaro).
Benjamin was the only animal who did not side with either faction. He refused to believe [...] that the windmill would save work. Windmill or no windmill, he said, life would go on as it had always gone on– that is, badly.

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Re: Mononoke Hime - ineditamente in italiano

Messaggio da Muska »

Devo dire che i post di Sayonara no Nastu, che ringrazio del contributo assai interessante, mi hanno fatto nuovamente riflettere su questi argomenti, che sono sicuramente centrali per la comprensione del pensiero, non sempre del tutto rettilineo per quello che io possa arguire, di Miyazaki.
In effetti anche io sono da sempre rimasto affascinato dall'inconsueto realismo dell'opera, chiedendomi quale valenza aggiunta avesse eventualmente voluto dare l'autore a questa scelta, e le argomentazioni di S. no N. mi sembrano calzare in buona parte.
Un po' avevo voluto riferire tali scelte alla proclamata decisione dell'autore di terminare la sua carriera con quel film (io sono un po' "sturm und drang", lo ammetto... :oops: ) e quindi al desiderio di dare un rango testamentario più profondo e completo alle pur già evidenti direttrici del suo pensiero presenti in molte altre sue opere.
Questi approfondimenti però mi sembrano arricchire parecchio la ricerca della scaturigine profonda dell'opera, per quanto mi riguarda, sto riflettendo, come dicevo... :)
"Pur sprovvisto di soldati, e solo, combatteva il mondo e i suoi vizi in questo luogo". (Yasushi Inoue).