"The red turtle" uscirà a Settembre 2016

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Sayonara no Natsu
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Re: "The red turtle" uscirà a Settembre 2016

Messaggio da Sayonara no Natsu »

No comment: ormai mi conoscete... XD

Anche se come dice di Twistor ci sono anche alcune scene un po' più sempliciotte (non so a quali si rifesse lui, ma personalmente nella scena del "volo" non ho potuto non rivedere la versione "cheap" della stessa scena alla fine di Kaguya hime. Ma c'è comunque da dire che, più che demerito suo, è proprio Kaguya ad essere fuori parametro...), in definitiva è un film che ho apprezzato anch'io. Molto, a dire il vero.

Certo, ho avuto qualche difficoltà a entrare nell'ottica giusta per poter riuscire a comprenderlo appieno, considerando che, al di là della mancanza dei dialoghi (mancanza che comunque, forse pure perché ne ero a conoscenza già prima di vedere il film, non mi ha creato poi molti problemi), è un genere a cui io non sono molto abituato. Ma a parte qualche iniziale "intoppo", ho trovato di che rimanere più che soddisfatto.

E' una storia molto semplice, che si potrebbe riassumere con una manciata di parole, eppure per come è gestita mantiene sempre vivo l'interesse. Ci sono scene di fortissimo impatto emotivo, come quella dello tsunami che tutte e due le volte che l'ho vista mi ha fatto venire i brividi. Non credo di essermi mai imbattuto in un'opera animata che riproducesse in una maniera così intensa e vivida la forza distruttrice di un cataclisma come questo. Ma forse un po' del merito va anche alla colonna sonora, e in particolare a quello che credo sia il tema principale del film, che oltre ad essere davvero bella, almeno per quello che ne posso capire, enfatizza in maniera magistrale i momenti più importanti (ma a volte lo fa proprio grazie alla sua assenza, come ad esempio alla morte del protagonista, producendo un "silenzio assordante") come anche, sebbene in maniera molto diversa rispetto a quella dello tsunami, la scena in cui il nostro anonimo protagonista cerca di passare da quell'angusta strettoia dopo essere caduto in quello spazio tra gli scogli.
Anche se in un altro modo, è molto bella anche quella scena, poco dopo che la tartaruga si è trasformata, in cui, siccome l'uomo ripensa dispiaciuto a quando l'aveva colpita con un bastone, la donna gli si avvicina e, per lenirgli il dolore sgravandolo dal senso di colpa, gli sfiora il viso con la mano. Ma in effetti i momenti davvero intensi abbondando, perciò temo che se mi mettessi a elencarli tutti non finirei più. Diciamo semplicemente che, emotivamente parlando, è una storia che lascia il segno.

Ma da un punto di vista più, dicamo così, "intellettuale"? Ora come ora, penso che si difenda bene pure sotto questo aspetto.

Non credo di sbagliare se dico che questo è anche un film terribilmente impregnato di simbolismo. A tutti i livelli. E anche se ho un po' di timore a lanciarmi in un'impresa simile, date le enormi quantita di sciocchezze che normalmente ne escono fuori (e io, come dissi un po' di tempo fa, non ho nessun interesse nel vedere cose che non esistono solo per la mia propria soddisfazione), proprio su questo aspetto dell'opera mi piacerebbe dilungarmi un pochino di più (per me non lo sono state, ma se dico cose ovvie chiedo venia in anticipo XD).

Alcune allegorie sono più o meno evidenti. Pressoché per tutto il film c'è la continua presenza della morte, ma non intesa necessariamente in modo negativo, ma più che altro come inevitabile ciclo della vita (la mosca che si poggia sul pesce spiaggiato per poi impigliarsi nella tela di un ragno). E fino a qui ci siamo, dato che lo stesso De Wit diceva essenzialmente la stessa cosa in un'intervista pubblicata su AnimeClick. Poi mi vengono in mente delle interpretazioni che mi paiono decisamente sensante, però si basano su collegamenti non proprio immediati. Prendiamo il figlio dei due protagonisti. Mentre vedevo il film mi chiedevo come mai avesse un legame così profondo con le tartarughe, decisamente più del padre, e cosa rappresentassero effettivamente quelle scene dove lui nuota proprio insieme a loro. A pensarci ora, mi sento un po' uno sciocco a non averlo capito subito, ma in effetti lui è figlio di una tartaruga. Nuotano insieme come un branco perché lui fa parte di quel branco: sono consanguinei e sono cresciuti nello stesso posto e nello stesso modo, in un certo senso. Sarebbe potuto essere una di quelle tartarughine appena nate che si gettano in mare ad inizio film (e volendo ricalcare questo parallelo, potremmo dire che in un certo senso anche lui alla fine abbandona la spiaggia dove è nato per gettarsi in mare).
Non ci sono conferme di ciò all'interno dell'opera, dunque rimane sempre il dubbio, eppure mi sembra un'interpretazione decisamente verosimile, dato che in questo modo si spiegherebbero perfettamente tutte quelle scene un po' ambigue, come quando le tartarughe lo aiutano concretamente nel cercare il padre oppure quando - dopo essere uscito dalla stessa incavatura in cui era caduto il genitore - iniziano ad osservarlo immobili, che trattatano del rapporto del ragazzo con questi animali.

Ma in effetti tutto il film è traboccante di cose così, ma peraltro è pure inevitabile, dato che qui i concetti non possono venire espressi tramite parole.

Sempre parlando del figlio, mi sembra di cogliere nelle sue azioni e nei suoi gesti molti altri significati utili per comprendere meglio ciò che avviene all'interno della storia, ma anche effettivamente interessanti. Innanzitutto, credo di poter dire che nella sua interezza il suo personaggio servi ad indicare anch'esso il ciclo della vita; ma quali mezzi sublimi sono stati utilizzati per tratteggiare i suoi mutamenti! Le prime scoperte del mondo circostante (in particolare quando trova la bottiglia di vetro), le prime esperienze di vita (di nuovo, quando cade in quell'incavatura e la madre gli fa superare da solo il problema), i primi giochi e così via, rappresentano bene le fasi iniziali dell'esistenza di un essere umano, ma la parte della sua vita (narrata) che trovo più intensa e pregna di simboli e di significati è in particolare l'ultima, ovvero quella che tratta del suo passaggio da ragazzo a uomo. Dopo lo tsunami e il salvataggio del padre, egli smette di essere soltanto "figlio" e dunque semplicemente colui che ha bisogno di essere protetto. In tal senso, a mio parere emblematica è la scena in cui, dopo aver fatto capire ai genitori il suo desiderio di partire e dopo essersi coricati, la madre poggia la mano sulla sua, ma lui praticamente subito dopo la ritrae per essere lui a coprire la mano dell'altra: i ruoli si sono ormai invertiti, in un certo senso...
Ma con la catastrofe nasce in lui anche il bisogno della propria indipendenza. Mentre è seduto, solo e forse un po' mesto, sulla spiaggia a rimirare l'orizzonte, ad un certo punto alza la bottiglia piena per metà e sovrappone il limite superiore dell'acqua con la linea di confine tra il mare il cielo. A me sembra che con quel gesto egli dica a sé stesso che la sua conoscenza del mondo (rappresentata - credo - dalla porzione di mare e di orizzonte che rientra nei confini della bottiglia) si limita ad una piccolissima parte di quello che effettivamente esiste (tutto quello che, appunto, la bottiglia non riesce a "contenere"). Inoltre, poco dopo si addormenta ed inizia a sognare. In questo sogno vede un'enorme onda, tuttavia immobile e su cui riesce a salire. Dalla cima di quest'onda, che in effetti sembrerebbe fungere da linea di demarcazione tra una fase e l'altra della sua vita (come d'altronde è stata, a conti fatti), osserva prima i genitori, che mi sembrano stiano anche a indicare il suo passato, la sua giovinezza o comunque qualcosa riguardante ciò che lascia dietro di sé, e poi volge lo sguardo verso l'orizzonte, ovvero verso "il mondo", verso l'oggetto dei propri desideri. Perché, in effetti, per tutto il film è sempre quello stesso orizzonte a venire osservato, talvolta con malinconia talvolta con disperazione, e anche negli ultimi attimi di vita del vero protagonista, egli alza lo sguardo per guardare per un'ultima volta quello stesso orizzonte che ha osservato per così tanti anni e da dove, in un certo senso, lui proviene. Dopo di che, tornando al figlio, il nostro uomo-tartaruga si getta in mare, partendo insieme ai suoi "simili"...


Ma anche nelle vicende del protagonista mi sembra vi siano diversi passaggi più o meno criptici su cui mi piacerebbe discettare un po', ma anche, dato che qui più che in precedenza le prove latitano, cercare un riscontro per assicurarmi di non essermi immaginato tutto.

Penso in particolare al rapporto dell'uomo con la donna/tartaruga.
Già la scena del sogno dove lei ascende, dopo che lui la capovolge lasciandola morire, è piuttosto ermetica. A quel punto la vede forse come un essere sacro, e quindi viene sopraffatto dai sensi di colpa? Inoltre, è esattamente nel momento in cui lui inizia a preoccuparsi per lei che il guscio si lesiona e lei si trasforma, mentre si risveglia quando la pioggia cade esattamente - viene mostrato con chiarezza - sui labbri della frattura del guscio. Per il fatto che quest'ultimo si rompa e lei si trasformi sincronicamente all'interessamente dell'uomo per le sue sorti, mi viene da pensare, come diceva - se ho realmente compreso il suo concetto - anche Takahata, che siccome la tartaruga rappresenta in un certo senso la natura essa tutta, allora non appena l'uomo non prova più ostilità nei suoi confronti la vede per quello che è: un essere a lui simile a cui può affidarsi, piuttosto che un nemico con cui scontrarsi. Per quanto riguarda la pioggia che la fa rinvenire, non riesco a trovare all'interno del film elementi che mi aiutino a carpirne completamente il significato, ma riesco a pensare semplicemente a tutta la simbologia di rigenerazione e di vita attribuita all'acqua, ma molto probabilmente mi sbaglio...
Sempre rigurdo a questa sequenza di avvenimenti, l'ultimo dettaglio che ho notato e che riporto è il fatto che poco dopo essersi svegliata, la donna abbandona in mare il vecchio guscio, e l'uomo, vedendola, si convice a fare lo stesso con tutte le costruzioni di legno che utilizzava per far arrivare in acqua le zattere. Questa scena mi fa pensare che lei abbia deciso di abbandonare la sua forma di tartaruga e restare lì da umana, mentre lui decide di abbandonare i suoi propositi di fuga per stare con lei.


Insomma, per concludere, per me questa è la storia di un uomo che vive con la natura suo malgrado, ma che dopo varie vicissitudini riesce finalmente ad entrare in sintonia con essa e a divenirne parte, e a quel punto essa si trasforma ai suoi occhi, divenendo la sua compagna...
In parallelo, vi è la magnificazione dell'infinito ciclo della vita in tutti in suoi aspetti, belli o brutti che siano.



P.S. Non so da voi, ma in tutte e due le mie visioni la luce del cinema si è accesa solo dopo essere passati TUTTI i crediti degli artisti. Finora non mi era mai capitato, ma devo dire che, anche se nel mio caso non ce ne era bisogno dato che aspetto sempre fino all'ultimo, mi è piaciuto perché lo intendo come un voler dire che il film finisce veramente solo dopo aver saputo anche chi quel film lo ha creato ^^ ...

...Ok, per oggi mi sono fatto abbastanza viaggi mentali. XD
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Shun
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Re: "The red turtle" uscirà a Settembre 2016

Messaggio da Shun »

Bella l'interpretazione che dai alla scena della bottiglietta d'acqua, non ci avevo pensato!

Qui una video-intervista con De Wit in cui, tra vari elementi interessanti, sono discusse anche alcune delle tematiche trattate da Takahata nell'intervista e si riscontrano dei punti in comune tra i due registi.

PS: grazie per il pressbook!
L'essenziale è invisibile agli occhi.