Studio Ponoc

Discussioni su gli autori e anime/cartoni non-Ghibli

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Shun
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Re: Studio Ponoc

Messaggio da Shun »

Ottimo! Bello che il film abbia l'opportunità di rimanere al cinema per diversi giorni, è una buona occasione.
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hypnogeco
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Re: Studio Ponoc

Messaggio da hypnogeco »

Shito ha scritto: mar lug 11, 2017 10:48 am Domanda divertente: lo sai perché i negozi (la catena dei) dello Studio Ghibli si chiamano "Donguri Kyouwakoku"? :-)
Chiedo venia ma sono mesi che non passavo di qui :oops: no, non lo so!

Nel mentre a Londra.. scattata la settimana scorsa :lol:

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Shito
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Re: Studio Ponoc

Messaggio da Shito »

Certo che il nome della fermata fa pensare a "Sarà una disfatta!". XD

Si chiamano "donguri kyowakuku" (la repubblica delle ghiande) perché Miyazaki Hayao da restò "fulminato" dal racconto "Il gatto selvatico e le ghiande" di Miyazawa Kenji, da cui Totoro (e il "Mononoke" del racconto illustrato prima di lui).
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Shun
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Re: Studio Ponoc

Messaggio da Shun »

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Re: Studio Ponoc

Messaggio da KwErEnS »

Grazie per gli aggiornamenti.
Oltre a tutte queste citazioni, spero che nel film ci sia anche qualcosa di originale! :tongue:
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Re: Studio Ponoc

Messaggio da Garion-Oh »

KwErEnS ha scritto: sab mag 26, 2018 9:24 am Oltre a tutte queste citazioni, spero che nel film ci sia anche qualcosa di originale! :tongue:
Ahimè. :roll:
C'è la morale per i bambini.
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Shun
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Re: Studio Ponoc

Messaggio da Shun »

Dato che è il primo film post-Ghibli con la regia e la sceneggiatura di Yonebayashi anch'io sono molto curioso.
Per ora sono fiducioso, anche perché non ho aspettative enormi. :sorriso2:

@Garion: intendi che il messaggio è semplice, oppure che viene espresso in modo banale? C'è da dire che il libro d'ispirazione è per bambini, e dal trailer mi sembra che il film abbia un target simile.
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Re: Studio Ponoc

Messaggio da Garion-Oh »

Twistor ha scritto: dom mag 27, 2018 11:14 am @Garion: intendi che il messaggio è semplice, oppure che viene espresso in modo banale?
Che è una morale banale e ti viene sbattuta in faccia.
Ma se l'idea era fare un film per bambini in età prescolare va benissimo.
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Re: Studio Ponoc

Messaggio da Shun »

Addirittura? Il libro è per bambini di scuola elementare e Mary ha 10 anni. Aspetto il film.
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Re: Studio Ponoc

Messaggio da genbu »

altre due clip

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2
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Re: Studio Ponoc

Messaggio da Muska »

Qualcuno ha visto il film ?
Impressioni ? :)
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Re: Studio Ponoc

Messaggio da Shun »

Ho visto il film. Come avevo scritto in un precedente commento non nutrivo grandi aspettative, e direi che alla fin fine è un film senza infamia e senza lode. Di seguito scrivo giusto un paio di considerazioni. Ci sono alcuni spoiler qua e là.

I disegni e le animazioni sono di alto livello, anche se alcune cose le ho trovate un po' così-così. L'influenza dello stile miyazakiano si vede, tuttavia non in modo esagerato come mi aspettavo. Certo, ci si può mettere a contare le citazioni o quelle ritenute tali, come ad esempio Mary/Kiki e il gatto nero, la scuola di magia che ricorda il castello nel cielo di Laputa, etc. ma non è questo il punto.
Più che pensare a un “copia incolla” o a un'imitazione esagerata dello stile Ghibli, ho pensato a due cose: la prima è che allo Studio Ponoc ci sono molte persone che hanno avuto esperienze di lavoro allo Studio Ghibli e quindi, banalmente, questo bagaglio ritorna, la seconda è che senza cadere nel manierismo magari a Yonebayashi & Co. piace quello stile e quindi semplicemente amano riproporlo. È come se uno mangia da qualche parte una pietanza che gli piace molto, o gli viene insegnato a fare una ricetta in un certo modo, e poi cerca di rifarla a casa in modo somigliante, ma non per imitare bensì per preservare e tramandare uno stile, una tradizione. Il punto debole del film a mio avviso è il come le cose sono state intessute insieme. Rimane tutto molto superficiale, non ho visto una reale cura né della dimensione fantastica né del mondo quotidiano.
Il problema non è che "manca la fantasia", il problema è che manca l'anima delle cose e l'interconnessione tra loro. In poche parole ho trovato il film privo di spessore, privo di profondità. Sia chiaro, non intendo profondità filosofica o complessità, bensì intendo che sembra tutto appeso, tutto vuoto. Le vecchiette in Ponyo avevano qualcosa da dire, lo spirito del ravanello o i servitori termali ne La città incantata avevano delle peculiarità, idem per quanto riguarda i luoghi, come la stanza delle caldaie dove lavora Kamaji o la foresta incantata dove vive Totoro. Invece in Mary e il fiore della strega rimane quasi tutto anonimo, ad esempio i robot-servitori della direttrice sono anonimi, e così appare anche l'intera scuola di magia. Nonostante tutto ciò ci sono comunque molte cose belle, ad esempio gli sfondi sono davvero bellissimi, tipo il giardino fiorito, il ponticello in pietra, il tronco caduto nella foresta, alcuni paesaggi visti dall'alto e anche alcune parti della scuola di magia. Belle anche le scene di volo sulla piccola scopa, molto "fresche".

Il libro non l'ho letto, quindi non so come sia la storia originale, so solo che è indirizzata a dei bambini 8+, tuttavia devo convenire con quanto detto da Garion: sembra tutto un po' banale. Non è Conan, non è Laputa, non è Ponyo, non è Totoro, non è Kiki, non è La città incantata. Mary, a livello di personaggi, di comprimari e di avventura vissuta, è molto più debole. Anche rispetto ad Arrietty e a Marnie devo ammettere che Mary risulta inferiore.
Alcuni dialoghi sono un po' fini a se stessi, il contenuto c'è ma viene sviluppato in modo fragile, sia per quanto riguarda la crescita della protagonista che per quanto riguarda l'ambiente fantasioso in cui viene immersa. La metafora è che la magia viene vista alla stessa stregua sia di un'energia naturale, come ad esempio il nucleare o l'elettricità, che di un potere in senso lato, come ad esempio la smania di dominio o la superbia di grandezza. La morale è -chiaramente- l'uso moderato di queste cose, che siano esterne (fonti energetiche) o interne (desideri, ambizioni).
Un altro piano di lettura evidente durante la visione riguarda la solitudine di Mary. La piccola protagonista si annoia ed essendosi appena trasferita dalla zia non ha amici, quindi trascorre le giornate sola soletta e la magia diventa il pretesto per fare qualcosa di stra-ordinario. Alla fine il tutto si risolve con l'amicizia realizzata con un altro bambino che spezza così la solitudine. Carinissime le scene finali.
Ripeto, non so come sia il libro, quindi non so se Yonebayashi ha seguito pedissequamente la storia o se ha modificato qua e là, in ogni caso il film è un po' povero. A tratti piacevole, ma non memorabile. È un buon film d'animazione per bambini? Ni. Se è per guardare qualcosa insieme in famiglia come intrattenimento ci può stare (c'è ben di peggio), se è per dare qualcosa di più a un bambino c'è di meglio.

In definitiva il mio parere è così così, diciamo sufficiente, è un film carino, con un contenuto classico valido ma con molte mancanze. Alla fin fine dovevo staccare un attimo e in questo il film ha funzionato. Curioso il fatto che una signora a fine proiezione ha (giustamente) detto: “ogni tanto bisogna anche sognare!”. :sorriso2:

Finora Yonebayashi ha fatto film basati su romanzi esistenti, mentre i suoi maestri hanno creato anche storie del tutto originali (penso ad esempio a Totoro, a Principessa Mononoke, a Pompoko), e anche quando hanno realizzato film basati su racconti altrui hanno sempre inserito molta originalità (come nel caso di Kiki, de La città incantata, di Omohide poro poro). Anche rispetto a Shinkai e a Hosoda è evidente la mancanza di una idea, di una linea guida, di una qualche peculiarità da parte di Yonebayashi. Forse deve ancora capire cosa fare e come farlo. Io sono fiducioso e gli auguro che riesca a trovare questa strada personale, o comunque una idea di animazione e di storie da raccontare.

Intervista a Yonebayashi: click

Rizzoli ha recentemente riproposto il libro di Mary Stewart: click

Lavoro di gruppo a cui sta collaborando Yonebayashi: click
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Sayonara no Natsu
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Re: Studio Ponoc

Messaggio da Sayonara no Natsu »

Con forse una sola eccezione, concordo fortemente con quello che ha scritto Twistor, in particolare per quanto riguarda la sua critica al poco approfondimento dei vari elementi della storia (qui sotto faccio solo un breve accenno, ma ho avuto la stessa sensazione). Ah, e al caro Muska chiedo di non fare il furbo: vogliamo anche la sua opinione! :tongue:

Premessa: io sono tra quei pochi che hanno difeso "Quando c'era Marnie". Sebbene lo trovassi il meno riuscito film Ghibli, ma più per la qualità degli altri che per un demerito suo, c'era pur sempre qualche fase più coinvolgente e un contenuto, al netto di qualche piagnucolosità, diciamo non da buttare via.

Nonostante questo, però, ammetto di aver trovato tutti e dico tutti i primi trailer di questo "Mary e il fiore della strega" a dir poco repellenti. Mi letteralmente irritava questo estremo abuso dello stile di Miyazaki. Davvero, mi sembrava più "miyazakiano" dei film dello stesso Miyazaki, e questo mi nauseava. Difatti, ero fortemente indeciso se andarlo a vedere o meno.

Fatto sta, però, che dopo aver letto qualche commento in giro e visto qualche clip che mi ha fatto capire che lo stile non era sempre così insopportabile, alla fine sono andato a vederlo senza troppo entusiasmo, aspettandomi più che altro una storia semplice e per bambini, stando pure a quello che aveva scritto Garion, ma comunque sopportabile. E alla fine si è rivelato essere proprio così.

Ah, qui sotto "spoilero" praticamente tutto, quindi sconsiglio la lettura a chi non vuole avere anticipazioni.

La prima cosa che balza all'occhio sono le citazioni, oltre ovviamente allo stile, dei film di Miyazaki. Sono semplicemente incalcolabili (nei primi due minuti esatti credo di aver visto riferimenti ai tre quarti della sua filmografia) e alla fine ho smesso pure di provare a tenerle a mente perché tanto era una causa persa. Diciamo che tra gatti neri, tra scope volanti, tra cervi cavalcabili, tra alberi che crescono a dismisura in brevissimo tempo (quasi come se ci fossero due bambine e qualche altro strano essere a fare una strana danza...), tra fuochi parlanti che contemporaneamente rimandano a una certa lanterna saltellante (e guarda caso si trova sempre all'ingresso di un'abitazione isolata - mancava giusto che la protagonista ci arrivasse su un treno...), tra un risveglio dopo una catastrofe con tutta la vegetazione rigogliosa (e le prime inquadrature mostrano proprio delle erbe alte!), tra un allontanamento dei protagonisti su un aggeggio volante da un'isola nel cielo con un albero gigante al centro (o quasi), tra esseri deformi che da lato sembrano far morire e decomporre tutto e dall'altro ricordano un essere senza volto che si ingoia esseri umani, tra maghe che sono una fusione tra una strega delle lande e una maga di corte e che utilizzano sorta di origami volanti che, guarda caso, permettono di creare una sorta di proprio ologramma, tra delle scale esterne che la protagonista percorre a tentoni perché al di sotto c'è il vuoto, tra giovani biondini che hanno a che fare con magie scintillanti, tra consegne a domicilio e davvero tra svariate decine di altre cose, diciamo che, beh, forse Yonebayashi ha frainteso un pizzico il senso di "omaggio"... LoL.

Più seriamente, anche se in effetti talvolta ho trovato tutti questi riferimenti un po' eccessivi, alla fine non li considero esattamente un difetto (ma ovviamente neanche un merito), dato che alla fine non mi hanno guastato la visione del film vero e proprio.

Ecco, di questo film "vero e proprio", che si può dire effettivamente? A dire il vero, per certi versi faccio un po' di fatica a dare un giudizio univoco, deciso. Il punto è che per tutta la sua durata mi sono sforzato di guardarlo sia con gli occhi di un adulto sia con quelli di un bambino.

Con uno sguardo più serio e critico, devo dire di averlo trovato piuttosto banalotto, con dialoghi per lo più scialbi e didascalici, con un susseguirsi degli eventi a volte frettoloso, con una prima parte che a volte sembra uscire da un film di Harry Potter (a un certo punto mi aspettavo che qualcuno dicesse "alle scale piace cambiare"...) e la seconda che oltre a rimescolare un po' qualche (altro) elemento tratto dai film Ghibli, si mantiene su un intreccio assai classico, con l'inganno dei "cattivi", con l'eroico lui che si lascia catturare per far fuggire la protagonista e con l'acquisto di maggiore sicurezza di sé da parte di quest'ultima (anche se bisogna dire che in questo caso non c'è una vera e propria crescita per come la si intende normalmente in questi casi, dato che sin dall'inizio Mary è più che altro un po' impulsiva e incauta ma non ha un vero tratto del carattere che il film vuole correggere).

Il difetto più grave, però, non si trova nella storia o nei personaggi, ma bensì proprio nei contenuti. O meglio, non esattamente nell'interezza dei suoi contenuti, di cui fra poco parlerò, ma in un singolo messaggio, o più precisamente in un singolo sentimento che trapela da una certa sequenza. Sto parlando del fatto che quando Mary arriva all'accademia diventa immediatamente il centro dell'attenzione, diventa immediatamente la principessina di cui tutti si curano e che tutti lodano: prima la rettrice (!) che si offre di accompagnarla di persona all'interno dell'accademia e che inizia a blandirla in maniera praticamente immotivata, poi il professore (!!) che la esalta come un genio (sì, so che era una scena che doveva far ridere, ma l'effetto che produce è quello di cui io parlo e che culmina con la sequenza successiva) e che l'accompagna davanti a un'intera classe di studenti all'ultimo anno (!!!) da cui si leva addirittura un'ovazione con tanto di scroscio di applausi, applausi che Mary non rifiuta e che anzi accetta compiaciuta, e infine, una volta a casa della rettrice, con quest'ultima che le prospetta, viste le sue grandiose capacità, incarichi importanti e riconoscimenti. Ora, io avrei anche potuto chiudere un occhio se i creatori del film avessero cercato di renderlo più apprezzabile (e vendibile, si capisce) per la maggior parte dei bambini facendo un po' leva sul naturale desiderio che il proprio valore venga riconosciuto e in generale di venire apprezzati, visto che è difficile che in queste scene essi non si identifichino in Mary che in effetti non è altro che una bambina comunissima (va pure di cognome "Smith", via) che non ha doti particolari, è sempre maldestra (il che la deprime) e si vergogna del suo aspetto fisico (i suoi capelli, in questo caso). Qui, però, non si tratta più di un "contentino", di una semplice sollecitazione dell'amor proprio degli spettatori: in questa parte si assiste semplicemente a un triste egocentrismo ed a una ancora più triste vanità, che ovviamente il film non recrimina in alcun modo. Forse questo è un insulto che non si dovrebbe rivolgere nemmeno ai peggiori nemici, ma perlomeno qui mi ha tanto ricordato persino qualche film Disney (LoL), tipo una certa scena della rivisitazione moderna di "Cenerentola", che ho visto in TV a casa di parenti evidentemente sotto l'influsso di tendenze autolesionistiche (XD), dove veniva mostrata, con lo stesso gusto per una vanità esasperata, una sala gremita che si voltava ad ammirare la protagonista con il suo vestitino bello e nuovo...

Ora non dirò che invece guardando questo film con altri occhi tutte queste cose che ho scritto svaniscano magicamente, anzi, al netto di alcuni dubbi che provengono in realtà più da una mia incapacità di mettere bene in prospettiva certi elementi, alcune critiche rimangono pressoché identiche (sono piuttosto sicuro che alcuni snodi della storia sarebbero piaciuti ben poco anche al me stesso bambino). E' pur vero, però, che se non si assume un atteggiamento troppo analitico e ci si lascia avvinghiare dal film finendo con l'immergersi in questo mondo magico e fantastico così dettagliatamente (soprattutto in termini di sfarzosità grafica) rappresentato, ovvero se lo si vede come lo vedrebbe il bambino a cui questo film è indirizzato, risulta quantomeno godibile.

Praticamente lo stesso si può dire per il contenuto vero e proprio. Mettendo di lato grandi pretese, qualche idea graziosa la si trova. In questo senso direi che le osservazioni più degne di nota riguardano la magia e tutto quello che le ruota attorno. Ai miei occhi, la magia qui non è semplicemente una fonte d'energia 'come' la tecnologia, ma bensì rappresenta PROPRIO la tecnologia, e più in generale la scienza, praticamente in un rapporto di quasi 1:1. Davvero, nel film i termini sono quasi sempre assolutamente intercambiabili. Ci sono gli animali che vengono sottoposti a esperimenti di metamorfosi, la cui allusione alla vivisezione e in generale agli esperimenti sugli animali, magari anche genetici, da parte degli scienziati è assolutamente palese, con il professore che dicendo una cosa tipo "anche i fallimenti fanno parte dei successi della magia" non può che ricordare uno studioso che ha squartato un topo di troppo e un po' si giustifica per il mancato frutto dei suoi esperimenti. Poi c'è la magia che è sì un mezzo potenzialmente assai utile, ma al tempo stesso comporta dei rischi. Sempre come per gli scienziati, la rettrice e il professore vogliono spingerla a un livello superiore, ma, citando più o meno le parole del film stesso, un potere simile non può essere controllato dall'uomo, che, infatti, volendo salire troppo in alto finisce col scottarsi, causando ovviamente disastri, e in più non se ne rende conto, pensando che "la volta successiva andrà meglio". Ma in effetti, per certi aspetti la visione più curiosa è la presa di posizione finale di Mary e quindi del regista (o forse è anche della scrittrice del romanzo?). A dispetto di quanto si possa pensare, lei non giunge a una posizione di mediazione, alla decisione di utilizzare sì la magia perché molto utile ma di farlo con moderazione. No no, lei a quanto pare rifiuta del tutto la magia, gettando alla fine anche l'ultimo fiore della strega che le avrebbe permesso di diventare (anche se solo per un po') una maga. Certamente qui mi sembra ci sia anche una sorta di accavallamento di significati, dato che comunque si può intendere questa scena come semplicemente il segno di una maturazione avvenuta, dato che in questo modo lei decide di fare affidamento solo su sé stessa e sulle proprie capacità, mettendo da parte poteri che non le appartengono/aiuti esterni/scorciatoie. Ma sebbene sia il primo a riconoscere quest'altro significato della scena, penso che sia presente anche quello che dico io. Già diverso tempo prima, quando le si rompe la scopa e perde l'ultimo fiore e quindi non ha più poteri magici, si vede chiaramente che è un momento di crescita, dato che in quel modo lei decide di andare avanti lo stesso facendo affidamento solo sulle proprie forze, mettendo così da parte la magia, ma guarda caso, non appena fa questa scelta arriva in suo aiuto quella "fazione" che evidentemente viene contrapposta alla magia (e quindi alla scienza/tecnologia): la natura (ovvero gli animali). E questo dualismo diventa ancora più palese quando l'esperimento finale fallisce: il laboratorio e tutti i macchinari si distruggono e in tutta la zona ricresce rigogliosa, "rubando" spudoratamente a "Mononoke Hime", la vegetazione e con una generale renaturalizzazione di tutta la zona.

C'è ancora qualche elemento che non riesco a valutare per bene, e quindi prima di dare il mio giudizio definitivo mi riservo di vederlo un'altra volta, ma in generale ritengo questo film un passo indetro di Yonebayashi, che comunque non è che avesse fatto chissà quali capolavori. Nonostante ciò, però, non mi sento comunque di bollarlo come un disastro, perché se lo si prende per quello che è, ovvero un film per bambini, talvolta sa essere piacevole e anche con qualche spunto valido.

P.S. Nel film ad un certo punto Peter più o meno dice, indicando un condotto di aerazione, <<Sono convinto che si possa uscire da qui>>. Sarà perché sono rimasto influenzato dalla riss... ehm volevo dire dalla pacata e sportiva discussione tra Shito e Nodisco sulla correttezza grammaticale di una battuta di Omohide PoroPoro, ma mi viene da domandarmi se in questo caso sia effettivamente lecito l'uso congiuntivo. Cioè, visto che è "convinto", non dovrebbe andare l'indicativo? Ovvero, non avrebbe dovuto dire <<Sono convinto che si può uscire da qui>>? Ma io sono un semianalfabeta, quindi chissà... ^^

P.P.S. Quando nelle prime scene si vede Mary usare le scarpe in casa, non sapendo che la storia fosse ambientata in Europa, sono tipo saltato in aria chiedendomi quasi sconcertato "Ma che fa?!". Ovviamente ho capito subito dopo il motivo, ma mi sono reso conto di aver visto troppe opere giapponesi. XD
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Re: Studio Ponoc

Messaggio da Shito »

Sayonara no Nastu ha scritto: gio giu 21, 2018 12:49 pm
P.S. Nel film ad un certo punto Peter più o meno dice, indicando un condotto di aerazione, <<Sono convinto che si possa uscire da qui>>. Sarà perché sono rimasto influenzato dalla riss... ehm volevo dire dalla pacata e sportiva discussione tra Shito e Nodisco sulla correttezza grammaticale di una battuta di Omohide PoroPoro, ma mi viene da domandarmi se in questo caso sia effettivamente lecito l'uso congiuntivo. Cioè, visto che è "convinto", non dovrebbe andare l'indicativo? Ovvero, non avrebbe dovuto dire <<Sono convinto che si può uscire da qui>>? Ma io sono un semianalfabeta, quindi chissà... ^^
Personalmente credo che l'uso del congiuntivo sia corretto.

Perché l'enunciato oggettivo include l'ausiliare "potere", indi, per quanto chi parla sia "convinto", ovvero "certo" di quella possibilità, resta intrinsecamente una possibilità. :-)

Sono certo che si deve uscire da qui.
Sono certo che si possa uscire da qui.


Già operando un'inversione tema-rematica nell'oggettiva, direi:

Sono certo che da qui si può uscire.

Ma con quell'ordine posizionale come da frase da te citata, il congiuntivo non mi pare inusitato - anzi.
Ultima modifica di Shito il ven giu 22, 2018 12:03 pm, modificato 2 volte in totale.
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Re: Studio Ponoc

Messaggio da nodisco »

Shito ha scritto: gio giu 21, 2018 7:04 pm
Sayonara no Nastu ha scritto: gio giu 21, 2018 12:49 pm
P.S. Nel film ad un certo punto Peter più o meno dice, indicando un condotto di aerazione, <<Sono convinto che si possa uscire da qui>>. Sarà perché sono rimasto influenzato dalla riss... ehm volevo dire dalla pacata e sportiva discussione tra Shito e Nodisco sulla correttezza grammaticale di una battuta di Omohide PoroPoro, ma mi viene da domandarmi se in questo caso sia effettivamente lecito l'uso congiuntivo. Cioè, visto che è "convinto", non dovrebbe andare l'indicativo? Ovvero, non avrebbe dovuto dire <<Sono convinto che si può uscire da qui>>? Ma io sono un semianalfabeta, quindi chissà... ^^
Personalmente credo che l'uso del congiuntivo sia corretto.
Concordo: "Sono convinto che si possa uscire da qui" va benissimo.