In questo angolo di mondo - Sunao Katabuchi

Discussioni su gli autori e anime/cartoni non-Ghibli

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Shun
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In questo angolo di mondo - Sunao Katabuchi

Messaggio da Shun »

Il film In questo angolo di mondo è previsto al cinema il 19 e il 20 settembre.
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Shun
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Re: In questo angolo di mondo - Sunao Katabuchi

Messaggio da Shun »

Intervista al regista.
In futuro il film avrà una versione estesa di 30 minuti.
Sarebbe interessante leggere la storia originale a fumetti creata da Fumiyo Kōno, chissà se qualcuno la porterà...
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Muska
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Re: In questo angolo di mondo - Sunao Katabuchi

Messaggio da Muska »

Grazie, Twistor, visto ieri... :)
Già non mi era parso breve, comunque, ma in ogni caso temo che non sarà facile avere un'edizione italiana anche della versione lunga... :(
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Shun
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Re: In questo angolo di mondo - Sunao Katabuchi

Messaggio da Shun »

In effetti è già piuttosto lungo, ma devo dire che secondo me scorre bene.
Per la versione estesa non so cosa pensare, è un annuncio fatto da poco e quindi ci vorrà parecchio tempo per completare il lavoro, poi bisogna vedere se vogliono fare anche qualche modifica ad alcune scene già presenti e in tal caso ci potrebbero essere modifiche nel doppiaggio. Se Dynit è soddisfatta dell'andamento del film al cinema, se lo sarà di quello delle versioni home video e se vorrà lavorare spendendo soldi e pubblicizzando un prodotto che non è detto che tutti i fan acquistino di nuovo, magari avremo la versione estesa, però anche secondo me sarà difficile. Già sono felice di aver avuto la possibilità di vedere questa! :sorriso2:

Qualche breve considerazioni sul film:
* Sia Mai Mai Miracle che questo lavoro di Katabuchi sono film quotidiani, non accadono cose particolari e probabilmente uno si può pure chiedere quale sia in senso o il contenuto di queste opere. In questo angolo di mondo a mio avviso riprende davvero molto bene la quotidianità dei manga di Fumiyo Kono, una quotidianità che nel caso di Hiroshima il paese dei fiori di ciliegio è rovinata/appesantita dall'effetto delle radiazioni sulla protagonista, mentre nel film in questione sono i momenti in piena guerra a distruggere pezzi di quotidianità (penso agli allarmi, al razionamento etc. ) eppure tutte queste cose vengono mostrate senza eccessi, ciò è evidente nel film come nei manga dell'autrice: tossire sangue, perdere un braccio, bombe incendiarie e così via non sono il punto del film e non sono cose che gli autori (Kono e Katabuchi) vogliono mettere in evidenza per impressionare gli spettatori, piuttosto sono quelle inquietudini e quei drammi improvvisi che capitano in modo casuale senza clamore e i personaggi devono cercare di andare avanti, chi superando la morte dei propri cari, chi cercando di superare la perdita di un arto. È reso tutto in modo talmente "normale" che è ancora più doloroso, perché da un momento all'altro e senza sensazionalismo uno può perdere cose importanti così...

* Dal punto di vista tecnico il character design riprende molto bene quello di Fumiyo Kono, in particolare quando i personaggi fanno le "faccette"; l'unica nota negativa, se così si può dire, è che talvolta ho faticato a riconoscere i personaggi e a capire la loro età per via del design un po' troppo semplice. Però dato che la protagonista è così semplice di mente, ho pensato che lo stile ben si adatta a una visione in prima persona semplice. Molto bello l'utilizzo di disegni realizzati con tecniche diverse, ad esempio i "disegni quadro".

* Per quanto riguarda i contenuti mi è rimasto impresso il legame tra il dente di leone e la canzone finale di Kotringo, anche se purtroppo si sente la mancanza della traduzione come sottotitolo (1). Come un semino di dente di leone la giovane protagonista si trova a vivere una vita in balia degli eventi eppure alla fine trova una propria dimensione. Al di là della questione di genere -matrimonio combinato, donna casalinga- che non mi interessa trattare perché mi pare più una rappresentazione documentarista del periodo che non il punto del film, ciò che ho pensato è come in passato e soprattutto in tempo di guerra una persona era costretta ad adattarsi. Intendo che dal punto di vista odierno in cui prevale il processo di individualizzazione e dei rischi globali e soggettivi, quella di allora era un'epoca di comunità, di narrazioni collettive ma anche di obblighi in cui ci si doveva accontentare. Credo siano un po' i pro e i contro di due epoche così agli antipodi.
In ogni caso tornando al dente di leone e alla frase di Suzu in cui dice che ormai lei appartiene a questo angolo di mondo, ecco mi pare che dal punto di vista simbolico lei sia il fiore giallo nel prato di fiori bianchi. Bello come la questione venga esplicitata sia attraverso questa metafora, che attraverso le parole della protagonista, e infine attraverso la canzone finale.

* Alla fine mi è parso un film semi-documentario, più vicino a quelli di Takahata e Goro Miyazaki che non a quelli di Hayao Miyazaki o Hosoda. Nell'intervista in particolare ho trovato interessante quando Katabuchi dice che: "secondo me l'animazione non è un genere ma una tecnica, un modo di rappresentare le cose e di fare film". Insomma è uno strumento per parlare di qualche argomento. In questo mi pare più vicino al pensiero di Takahata che non a quello di Anno e di Miyazaki per i quali è anche bello animare in sé per sé, cioè fare disegni particolari e sensazionali.

A voi è piaciuto?

(1) Kotringo - Tanpopo (dandelion / dente di leone)
Versione live: https://m.youtube.com/watch?v=KrRiVFhvu54
Testo giapponese: http://sp.uta-net.com/song/218708/
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Garion-Oh
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Re: In questo angolo di mondo - Sunao Katabuchi

Messaggio da Garion-Oh »

A me è piaciuto molto proprio perché i personaggi recitano come giapponesi veri. Non c'è sensazionalizzazione nei dialoghi, è tutto molto contenuto e sottinteso. I sentimenti non ti vengono sbattuti in faccia, ma vengono comunicati più tramite le azioni (cosa che secondo me gli spettatori italiani non sono abituati a vedere, quindi troveranno il film un po' freddo). Ci sono anche alcuni momenti di visionarietà pittorica, piazzati nel punto giusto. Anche lo scorrere del tempo, il saltare in avanti e poi in indietro, sono al servizio della memoria del personaggio (tipo rimozione dell'accaduto e poi recupero) e della sua sensibilità. L'unica cosa che non ho apprezzato sono in sostanza i pochi minuti finali in cui viene introdotto un nuovo personaggio di cui non si capisce il senso. Sembra messo lì senza motivo (e le scene che lo riguardano nei titoli di coda vogliono dargli un senso, ma secondo me sono troppo poco). Avrei preferito si eliminasse la sua parte, piuttosto. Forse nel fumetto aveva un ruolo importante e credo che i 30 minuti in più siano dovuti a questo.
Non avendo abbastanza fondi per realizzare quella parte, Katabuchi ha preferito solo accennarla. Ora che i fondi ce li ha, vuole disegnarla. Capisco il suo punto di vista, ma in genere è una pratica che non mi piace...
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Shito
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Re: In questo angolo di mondo - Sunao Katabuchi

Messaggio da Shito »

In risposta generica a Twistor:

in contrasto a quanto l'infantilità del cinema hollywoodiano ci ha portato a credere, io ritengo che la finzione umana serva a ricordare agli umani la banalità della loro vita e della loro morte, e che il senso della vita non c'è, al massimo ci si può sforzare di crearlo. :-)

Come Anno Hideaki diceva criticando i film Ghibli (nella sua "dedica" inclusa nel box LD di quelli, lol), anche l'animazione è un modulo espressivo che vive di grandi picchi emotivi. Credo infatti che questa sua particolarità sia strettamente collegata al suo essere un modulo narrativo infantile. L'età infantile è quell'età in cui la finzione ha grande impatto emotivo sul giovane animo del pubblico, e i prodotti infantili vivono di 'eccessi emotivo'. E' come la pornografia, vive di quel tipo di esagerazione. E infatti gli anime sono così, anche il cinema mainstream è ormai quanto più così, infatti il pubblico del cinema mainsteam è un pubblico molto infantilizzato.

Gli adulti che vanno a vedere i comic movies, voglio dire.

Questo film, al contrario, mi sembra cinema giapponese. Anche se succedono cose "grosse" e "drammatiche" (non ho vista nessuno perdere UN BRACCIO, ma solo una mano al polso - tanto per dire dei colti commenti che citi, avranno davvero visto il film?), la sceneggiatura e la regia non le enfatizzano né graficamente né narrativamente. Succedono. Tutto succede, passa, chi vive, chi muore. Come nel neorealismo, come in Viaggio a Tokyo. In scena la natura e la vita e la morte degli uomini, ovvero quanto di più banale e insignificante.

In generica risposta a Garion:

non capisco cosa ci sia di manchevole nel fatto che una bambina è morta, un'altra invece è sopravvissuta. Non è mica un X-Girl, o una super eroina, è una bambina qualsiasi, qualunque, random. A cui è andata malino (orfana), ma bene (sopravvissuta e adottata). Altre sono morte. Altre sono sopravvissute.

Chi sopravvive, vive. Può e in qualche modo deve cercare di vivere, anche perché altri sono morti.

Basta tirare una monetina, ecco.
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Garion-Oh
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Re: In questo angolo di mondo - Sunao Katabuchi

Messaggio da Garion-Oh »

Io parlavo della bambina aggiunta alla fine del film. Mi è sembrata una cosa inutile.
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Shito
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Re: In questo angolo di mondo - Sunao Katabuchi

Messaggio da Shito »

Anche io parlavo di lei, di chi ti sembrava che parlassi?

Una bambina è morta (la figlia della nuora della protagonista), un'altra -in situazione analoga- è sopravvissuta: quella che alla fine vediamo avere avuto una sorte simile ma inversa: lei è rimasta orfana perché la schegge hanno ucciso sua madre. A cosa "serve" la "sua storia"? Serve a mettere ancor più le cose in prospettiva, serve a mettere ancor più le cose nella ruota del caso, ovvero la vita umana, che gli umani vivono ingannandosi di esserne padroni o artefici.

Credo sinceramente che ragionare in questi (dico i tuoi) termini di "economia narrativa", la ricerca del meccanicismo narrativo, sia infantile o adolescenziale: ci si sollazza del fatto che, nella finzione, le cose "ci sono perché hanno un senso". Che "tutto torna", che "tutto fila", hai presente? Gli "young adults" si sentono sagaci a cercare i "buchi di sceneggiatura, mentre fruiscono magari un film di supereroi americani fatti con i mattonicini LEGO. Da adulti, eh! Ma nella vita non è così: le cose non hanno un senso, e le vite umane stesse, e le morti umane, non hanno un senso - e credo che la narrativa adulta serva anche a esprimere proprio questo.

Perché ci sono due modi, forse, per confortarsi un po' dall'angoscia del vuoto esistenziale: ingannarsi che non ci sia, e questo è lo scopo della finzione per bambini, in un modo o nell'altro, oppure l'accettazione pacifica di quella stessa angoscia, nel tentativo di sublimarla in modo più onesto, e questo credo sia lo scopo della narrativa seria dai tempi de "La nascita della tragedia", Rocco e i suoi fratelli, La terra trema, o quel che si voglia.

O almeno a quarant'anni mi sembra così. :-)
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Re: In questo angolo di mondo - Sunao Katabuchi

Messaggio da Sayonara no Natsu »

Sebbene stia ancora preparando le mie considerazioni sul film (chissà quando finirò...), mi permetto una piccola intrusione nella discussione, ché se aspettessi di terminare il mio scritto sarei probabilmente fuori tempo massimo per aggiungere qualcosa. XD

Al di là dei semplici gusti personali (a me, per dire, è piaciuto come personaggio. E forse il fatto che appaia per così poco me l'ha fatto apprezzare ancor di più, ma tant'è), volendo si potrebbe dire che questa bambina rispecchi il graduale ritorno alla normalità (e proprio sulla questione della normalità verte pressoché tutta la mia interpretazione del film, perciò se sbaglio posso anche gettare a mare tutto quello che ho scritto e pensato XD). Quello che voglio dire è che ci sono state tante sofferenze, tanti problemi, ma alla fine tutto passa e si cerca di costruirsi nuovamente una vita. No, la figlia della cognata non tornerà più, ma si deve andare avanti, perché altrimenti si morirebbe con lei, così questa bambina prende un po' il suo posto (indossa i suoi vestiti) ristabilendo in un certo senso lo stato di cose di prima della morte dell'altra. Suzu ha perso la mano, i famigliari (padre, madre e fratello, se non sbaglio), e in generale ne ha passate tante, ma alla fine, non avendo avuto figli suoi, ne adotta una e anche lei, nonostante tutto, va avanti cercando di ristabilire il normale ciclo della vita, divenendo mamma a sua volta.

Diciamo che, riassumendo tutto quello che vorrei scrivere, questo è un film sulla normalità nonostate tutto, e che anche questa bambina, in fondo, contribuisce a rafforzare questa visione (ma ora temo che Shito sgriderà anche me XD).
Benjamin was the only animal who did not side with either faction. He refused to believe [...] that the windmill would save work. Windmill or no windmill, he said, life would go on as it had always gone on– that is, badly.

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Garion-Oh
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Re: In questo angolo di mondo - Sunao Katabuchi

Messaggio da Garion-Oh »

Shito ha scritto: mer set 27, 2017 10:39 am Anche io parlavo di lei, di chi ti sembrava che parlassi?
Di lei. Ma messa lì così mi sempra appiccicata con lo sputo. Infatti ora il regista ci vuole attaccare 30 minuti. Forse lui se n'è accorto che in quel modo il personaggio non funzionava come doveva.
Credo sinceramente che ragionare in questi (dico i tuoi) termini di "economia narrativa", la ricerca del meccanicismo narrativo, sia infantile o adolescenziale:
Sì, vabbè. Ormai sei come un disco rotto. A te va bene che gli altri esprimano la propria opinione in libertà solo quando combaciano con la tua. Perché tu, sì, hai sempre ragione e ora tiri fuori l'economia narrativa. Pezzenteria.
ci si sollazza del fatto che, nella finzione, le cose "ci sono perché hanno un senso". Che "tutto torna", che "tutto fila", hai presente?
Come in Evangelion, tutto fila e tutto torna. E' proprio quello l'importante.
Da adulti, eh! Ma nella vita non è così: le cose non hanno un senso, e le vite umane stesse, e le morti umane, non hanno un senso - e credo che la narrativa adulta serva anche a esprimere proprio questo.
Nella vita vera qualsiasi cosa si faccia ha un senso. Qualsiasi cosa ti succede ha un senso. Sei tu che sei diventato troppo arido per accorgertene, evidentemente. Anzi, più che arido direi meccanico.
Perché ci sono due modi, forse, per confortarsi un po' dall'angoscia del vuoto esistenziale: ingannarsi che non ci sia, e questo è lo scopo della finzione per bambini, in un modo o nell'altro, oppure l'accettazione pacifica di quella stessa angoscia
Il fatto che tu dica queste cose a me, mi offende profondamente.
O almeno a quarant'anni mi sembra così. :-)
Speriamo nei cinquanta, allora.
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Shito
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Re: In questo angolo di mondo - Sunao Katabuchi

Messaggio da Shito »

Ma io sono sempre stato come un disco rotto, mica "ormai". Nel senso che ho sempre detto le stesse cose, in fondo, solo invecchiando cambiano i modi e le maniere espressive, forse.

Ma il regista ha anche dichiarato che i trenta minuti in più sono "a seguire"? Perché a me l'epilogo sembrava molto stile Totoro, fin nel fondo giallo, ovvero "quel che successe in seguito". Magari i 30 minuti in più saranno sulla cucina in povertà e ristrettezze. :-)

Mi dispiace che tu ti senta offeso, ma chiaramente stiamo parlando su un forum pubblico, quindi anche se prendo spunto d quel che dici, non è che mi riferisca a nulla di tuo oltre a quello di cui si dice: il film e la sua interpretazione.

Stavo davvero pensano, da lì, al libro di Niezsche che citavo (forse il suo migliore, a mio dire).

Mi ricordavo, ad esempio, di quello che elaborai sulle critiche di molti sulla "non sequenzialità" della sceneggiatura di Ponyo, credo siano pensieri ancora sparsi su queste pagine, ovvero su come il meccanicismo narrativo sia come un modo per consolarsi del fatto che la vita umana non è perfettamente deterministica come ci piacerebbe, e che questa sia una tendenza infantile/adolescenziale (vedi, ripeto sempre le stesse cose).

Quanto all'avere senso delle cose che si fanno in vita, io non la vedo come te. Le persone che "cercano" il senso delle cose lo "cercano" come se il senso esistesse a prescindere da loro. Si sono create le religioni per postulare un qualcosa a cui "attaccare" tutta una discesa di sensi, ma io non sono mai riuscito a crederci. Ho sempre pensato che nulla abbia senso che non quello che creiamo noi stessi, e che derogare questa creazione a cose come tradizioni o religioni sia un alibi. Suppongo che il mio nichilismo insista proprio su questo fondamento.

EDIT:

Ah, sì. Quelle riflessioni nate da qui erano poi confluite nel mio pezzo per Nazione Indiana:

https://www.nazioneindiana.com/2012/05/ ... -su-ponyo/

La parte che riferivo, he curiosamente parte da una critica espressa (anche da Oshii Mamoru), è la seguente:
Tuttavia, congedandomi dalla trattazione dell’aspetto stilistico e tecnico di cui tutti parlano, io vorrei davvero focalizzarmi sugli intenti e sulla realtà contenutistica del film. E siccome la maggioranza dei commentatori non fanno che lodarli, partiamo allora dalla sola critica negativa più diffusamente rivolta a questa ultima fatica di Miyazaki Hayao (ma in effetti anche alle più recenti precedenti), ovvero una certa struttura non-sequenziale della trama, o meglio della fabula. Da cosa succede cosa? Come mai B dopo A? Cosa porta al finale e, soprattutto, perché? Simili domande hanno infestato le menti di molti spettatori già dai tempi di Howl no Ugoku Shiro (Il castello mobile di Howl), e ora ancor più. In particolare, ha fatto suoi questi argomenti lo stesso Oshii Mamoru (ma la critica che riporto è precedente alla 65esima Mostra veneziana, risalendo all’uscita di Ponyo nelle sale giapponesi, più di un mese prima).

“Questo film non ha alcun tema o struttura. È solo il risultato delle illusioni di Miya-san. Non c’è necessità nello sviluppo della trama. […] Il pubblico non accetta mai una storia che non mostra alcuna razionalità.”

Non pensate che il buon Oshii-san abbia realmente stroncato Ponyo, no. Il regista ne ammetteva anche il grande fascino e la magnificenza. Sono io che ho intenzionalmente riportato questo stralcio per una ragione di filtro tematico, ovvero mi piaceva enucleare questo elemento critico nel pensiero di Oshii. E devo dire che questo commento di Oshii mi ha profondamente deluso, perché da un narratore orientale non vorrei mai leggere di una mente assuefatta al meccanicismo.

Credo fortemente che il meccanicismo narrativo sia ciò che gli uomini vogliono per tranquillizzarsi. Le divinità rivelate sono state inventate per questo, no? Per rilassarsi nel poter credere che anche dietro all’apparente casualità della vita ci sia una causalità, e meglio ancora un finalismo. Il Demone di Laplace, seppure! E sono queste tutte brutte bugie, per me. Meglio l’umiltà del nichilista, mi dico allora. E se è vero che un narratore è il dio del suo mondo, un cantastorie dal meccanicismo narrativo perfetto soddisfa le inquietudini dello spirito adolescenziale del pubblico perché ne placa i turbamenti: tutto ha una ragione e ha un fine, ‘tutto torna’, l’angoscia esistenziale è sedata… ma è sempre un inganno.
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Shun
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Re: In questo angolo di mondo - Sunao Katabuchi

Messaggio da Shun »

Uno si assenta un attimo e compaiono N post! :scered:

Per quanto riguarda quest'ultimo scambio la prima cosa che mi è balzata all'occhio è: perché si finisce sempre a parlare di massimi sistemi con così tanta facilità?
Mi riferisco al discorso nichilista sull'assenza di significato a priori nella vita dell'uomo. È un discorso che, se non ricordo male, ho letto più volte in questo forum, nel topic su Kaguya, in quello sulla realtà virtuale, forse anche in quello su La tomba delle lucciole e in quello su Mononoke. Forse anche in altri topic.
Il nichilista, già lo scrissi nel topic sulla realtà virtuale, mi pare tutt'altro che umile dato che fa del nichilismo una nuova Grande Narrazione in opposizione a quelle tradizionali. Ma d'altronde tutti vogliamo una base da cui partire per fondare i nostri pensieri...
Non che non vada bene eh, però ho notato una certa facilità nel proiettare il discorso relativo a un generico film a un livello filosofico alto, ben oltre il singolo e la società (anche se tutto è collegato). Talvolta mi sembra una cosa molto otaku.

Comunque il discorso è interessante perché Shito esplicita il suo fondamento di pensiero e poi lo trasporta in dimensione umana facendo riferimento ad attività umane, vedi il senso delle storie e della finzione. Questo è un modus operandi che suppongo usiamo tutti, però come dice Garion ogni tanto pare anche a me che Shito sia chiuso in un loop, in un circolo vizioso... ogni tanto mi viene in mente Hideaki Anno chiuso nel loop...però magari è un'impressione...
In ogni caso la critica di Shito mi sembra plausibile, anche se io tendo a vedere le cose in modo meno esasperato. Quando nella finzione tutto torna è innegabile un senso di soddisfazione nel fruitore, che sia una piccola narrazione (trama e legami tra personaggi) o che sia una grande narrazione fittizia ("concezione del mondo" interna all'opera). Però secondo me è esagerato considerare questo come un male totalizzante. Il mondo non funziona secondo una logica classica 0/1 bianco/nero vero/falso, non è che il principio di non contraddizione e quello del terzo escluso siano sempre validi. Dunque non è strettamente vero che il "tutto torna" della finzione sia un male assoluto. Così come non è strettamente vero che la vita umana sia caos assoluto, giacché ci sono eventi con correlazioni tutt'altro che casuali in cui "tutto torna".
La finzione può essere utilizzata per dar luogo a una sensibilizzazione, a una sublimazione e a una catarsi di tipo formale e superficiale, ma questo mica è da imputare in modo assoluto alla finzione. Se lo spettatore si vuole crogiolare in modo totalizzante in questo stato di cose la colpa è sua.
La fruizione di storie e di finzioni mi sembra un'attività perlopiù passiva anche al lordo dell'indagine ermeneutica, e non vedo una grande problematica nel fruire anche di storie ad hoc dove "tutto torna", questo perché è anche interessante vedere l'inventiva, la creatività e la capacità di un autore di costruire una struttura consistente.
Questo indipendentemente del sollazzo che lo spettatore/lettore possa provare alla fine. Se ci perde la testa dietro diventando tipo un otaku autistico, beh sì lì è un problema. Inoltre se è una storia fine a sé stessa secondo me vale meno rispetto a una storia intelligente con un contenuto ma è palese che qui non stiamo parlando di questo.

Tuttavia, e qui torno in topic, non mi pare proprio che il caso in esame rientri in tale questione. Garion dice che la parte finale sembra un po' messa là in modo sbrigativo, tant'è che nei titoli di coda vengono mostrate scene che forse fanno parte dello storyboard esteso. Dunque mi pare un'osservazione ben fondata dato che il film dura 2 ore e quella parte conclusiva è un po' veloce mentre tutte le altre scene sono mostrate in maniera estesa, con tutta calma, quasi con "lentezza". Però i giapponesi sono abbastanza sbrigativi con i finali... Ad esempio io ho trovato un po' troppo ad hoc il fatto che guarda caso Suzu e il marito trovano una bimba più o meno come la figlia della nuora e non una bambina più grande o addirittura un bambino maschio. Condivido comunque il discorso di Shito sulla casualità di aver trovato e adottato questa bambina, e mi piace anche il punto di vista simbolico espresso da Sayonara.
In ogni caso dato che non conosco il manga originale di Fumiyo Kono e non ho idea di cosa voglia inserire Katabuchi nei 30 minuti extra, direi che stiamo parlando di aria fritta.

_ _ _

Infine mi aggancio al discorso iniziale: è proprio vero, è un film in cui si cerca di mostrare i sentimenti anche attraverso le azioni senza forzare/esasperare le espressioni facciali e i dialoghi.
Ovviamente c'è modo e modo di farlo, nella mia ignoranza cinematografica penso a Vivere di Akira Kurosawa, A simple life di Anni Hui, Omohide poro poro di Takahata e anche i film di Ozu, sono opere in cui non c'è sensazionalismo, la quotidianità viene rappresentata con moderazione e i personaggi non fanno scenate, questo non significa che non abbiano momenti in cui urlano dalla disperazione oppure in cui gioiscono allegramente, solo che la cosa rimane nel contesto come un'istantanea e non come un lungo (temporalmente) eccesso, o stato dell'essere sovradimensionato.
Chi si ricorda la luce negli occhi di Kaguya quando vede il kimono? Ecco.

Imho

PS: per.amor di chiarezza nel precedente commento ho scritto tossire (grumi di) sangue in riferimento a una tavola presente in Hiroshima il paese dei fiori di ciliegio, e perdere un braccio/arto anzi di perdere la mano destra perché stavo generalizzando pensando al periodo della guerra.

PS 2: mi scuso per eventuali errori qua e là ma sto scrivendo dal cell...
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Re: In questo angolo di mondo - Sunao Katabuchi

Messaggio da Shito »

Anche io ho trovato molto suggestiva la lettura simbolica di Sayonara no Natsu. Peraltro, il fatto che abbia notato e riportato che la bimba sopravvissuta indossa gli abiti della morta sottolinea l'attenzione con cui ha guardato il film. Io in quel dettaglio ho anche il inteso il definitivo "superamento del lutto" della nuora della protagonista, che del resto era già cominciato con le scuse. :-)

Twistor: sei un eroe per avere scritto quel lungo (e bel) post da un cellulare. Ho molto apprezzato i tuoi continui rimandi a un certo linguaggio a là Kojeve/Azuma.

E' verissimo che io tenda a generalizzare sui massimi sistemi, e probabilmente è anche questa una tendenza "otaku". La filosofia è essa stessa e per prima una disciplina oziosa. Il filosofo ha una psiche da bambino. Nel mio caso, credo che i "massimi sistemi" siano anche il tramite per calarmi empaticamente nelle piccole narrazioni, altrimenti sin troppo inerti per me.

E' verissimo che tendo a parlare sempre delle stesse cose, e degli stessi massimi sistemi: come si diceva, "disco rotto".

Solo un appunto: non ho detto da nessuna parte che avere un approccio di necessità meccanicistica alla narrativa, per quanto infantile, sia il male assoluto. Intanto c'è una bella gamma da avere quell'approccio e vedere i film deficienti, perché un film può essere serio e maturo anche fruendolo con quella mentalità. Sicuramente sono arrivato a elaborare una mia teoria per cui lo stadio che precede la re-animalizzazione post-moderna è la re-infantilizzazione dell'adulto. La cosa più interessante di un film come "L'impero degli adulti contrattacca" è che i genitori che si re-infantilizzano nella nostalgia, divenendo irresponsabili e meschini, non sono neppure otaku. Ma in quel film, a terrificarmi è chiaramente il personaggio dell'ideologo triste e sconfitto. Perché temiamo sempre il male che sappiamo essere in noi stessi, no?
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Re: In questo angolo di mondo - Sunao Katabuchi

Messaggio da Shun »

Il discorso OT è interessante però per un po' di settimane non posso usare il PC ma solo il cellulare quindi limito il commento alla diatriba iniziale.

Mi sa che prima sono andato anch'io troppo fuori tema e non mi sono spiegato bene. Io ho semplicemente inteso il disappunto di Garion più rivolto al fatto che il finale è sbrigativo che non alla necessità di meccanicismo.
Mi pare che tutti concordiamo con l'idea che il finale mostra allo spettatore la casualità della vita e della morte, l'andare avanti nonostante tutto etc.
Però il finale sembra un po' sbrigativo in confronto al tempo dedicato alle altre scene, inoltre sappiamo che mancano 30 minuti e c'è un pezzo simile a uno storyboard dopo i titoli di coda che mostra un po' della storia della ragazza conosciuta da Suzu: viene un po' da chiedersi se gli autori in un primo momento volevano approfondire alcuni pezzi di più. Dunque approfondire un po' di più sia la giovane donna che la bambina avrebbe probabilmente aggiunto ulteriore contenuto al film, nonché altri argomenti di discussione, così come le scene sulle pietanze preparate da Suzu hanno dato l'opportunità ad alcuni anziani di raccontare ai giovani queste cose quotidiane che per questi ultimi non erano scontate (intervista Katabuchi), oppure così come la rappresentazione del mercato nero ben documenta un pezzo di storia e possiamo legarla al romanzo "Hotaru no haka" di Nosaka e all'omonimo film di Takahata e così via.
Per questo la considerazione di Garion mi è parsa tutt'altro che fuori luogo, cosa che invece non posso dire per il discorso generale sui massimi sistemi e per il mio precedente OT sul nichilismo e le narrazioni.
Detto ciò è chiaro che si deve parlare di ciò che c'è e non di ciò che per un motivo o per l'altro manca, però proiettare al volo sui massimi sistemi e buttarla sull'infantilismo mi è parsa una cosa fuori luogo. Questo volevo dire, solo che ho finito per dire altro.

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OT su Shin-chan
Il Gendo di Hara di certo non sfigura con il Gendo di Anno, entrambi disillusi, entrambi cercano una scappatoia per recuperare ciò che è andato irrimediabilmente perduto. Non riescono a sopportare l'angoscia dell'incertezza. È un film notevole e intelligente, non solo mostra la nostalgia per l'immaginario retro-futuristico degli anni 70 a causa degli ideali traditi ma ci mostra anche quei 2-3 minuti straordinari con il "flashback" del padre quando sente la puzza delle scarpe. "Ho perso contro una famiglia"...
Vedere i genitori de-responsabilizzati del film, che non sono otaku snob, come un passaggio intermedio per i post-otaku di Okada (otaku sei morto) e di Azuma (gli animalizzati alla Kojeve) mi sembra interessante per descrivere il meccanismo che determina quella classe: non c'è più ricerca di significato fuori, nel mondo reale, e non c'è più ricerca di significato nella finzione, ci si libera da tutto ciò.
Comunque se per te va bene chiuderei l'OT, altrimenti il discorso sul film in topic deraglia! :(
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Shito
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Re: In questo angolo di mondo - Sunao Katabuchi

Messaggio da Shito »

Discorso OT chiuso. :-)

Quanto invece al finale del film di cui il topic, personalmente ho avuto - e tutt'ora ho - un sentimento del tutto opposto a quello che esprimi. Ovvero: sento la narrazione ben chiusa col film. Con quello che intravedo nei titoli di cosa ho un senso di piacevole "omake" su un"proseguo della storia" che però, come si dice, sarebbe un'altra storia. Tanto per illustrare che: la vita continuò. Se quella bimba avesse avuto, nel film, anche solo un nome, al contario mi avrebbe infastidito la sua introduzione scenica a vicenda narrativa ormai conclusa, l'avrei sentita molto come un personaggio ormai non-necessario.

Come dire: analogamente, in Totoro, nell'analogo finale (stesso fondale giallo, persino!) vediamo che la mamma torna a casa, vediamo che le bambine crescono, vediamo persino che Mei trova un bimbo neonato che risveglia in lei i primi istinti materni - proprio come accadrà a Ponyo tanti anni dopo, ma non per questo vorrei sapere il nome del bimbo, e neppure se la famiglia Kusakabe, con le dimissioni della madre, si sia poi ri-trasferita in città. La vicenda narrativa è "risolta" con la pannocchia "Per mamma", credo.
"La solitudine è il prezzo da pagare per essere nati in un'epoca così piena di libertà, di indipendenza e di egoistica affermazione individuale." (Natsume Souseki)