Singifica che è "a sincrono", ossia che i movimenti della bocca dei personaggi nei film/anime coincidono con l'emissione della voce del doppiatore. E' uno dei dettagli tecnici che più condizionano chi sostiene che "il doppiaggio italiano è il migliore del mondo".Vampiretta ha scritto:Che significa "è a sinc"?
Questa è la vecchia questione dei director's cut, che meriterebbe un topic a sé. Si parte da un problema reale, ossìa il fatto che spesso il regista voleva mettere una scena fin dall'inizio, ma ne è stato impedito dal produttore, convinto, ad esempio, che la mancanza di un happy end o il maggiore o minor peso dato ad un evento o ad un personaggio potessero determinare un cattivo risultato commerciale del film. Allora, quando il film è giustappunto un successo (e magari lo è diventato anche per l'indebita intromissione del produttore ), può darsi che il regista ami tornare sui suoi passi proponendo al pubblico quella che era la sua visione originaria, e non quella del produttore. Il presupposto è a mio parere condivisibile, anche se i risultati a volte non sono memorabili.Vampiretta ha scritto:Io non sono neanche molto daccordo nell'aggiunta di nuove scene, se voleva il regista ce le metteva da principio.
Il problema centrale delle nuove edizioni/cofanetto speciale/ristampa del decimo anniversario/director's cut in realtà è spesso un altro: ridoppiaggi e riedizioni sono spesso solo un modo per raschiare fino in fondo il barile della "spendibilità" di un prodotto presso il grande pubblico e l'occasione davvero per violentare delle opere che possiedono una loro compiutezza intrinseca con l'assurda pretesa di renderle più adatte al pubblico contemporaneo. Sospenderei la mia contrarietà alla pena di morte solo per ghigliottinare quelli che hanno colorato col computer i vecchi film in b/n di Laurel e Hardy. Una fotografia, una regia ed un negativo concepiti per essere in b/n sono stati massacràti con quale pretesa? Di essere perfezionati? Di essere più adatti all'occhio dello spettatore d'oggi?
Trovo corretto - e vi ricorro spesso anch'io - il paragone con chi volesse "migliorare" un quadro di Leonardo. Andy Warhol l'ha fatto, e fu - appunto - una provocazione geniale. Bis repetita non placent semper.