il "fenomeno otaku" e il "fenomeno Evangelion

Discussioni su gli autori e anime/cartoni non-Ghibli

Moderatore: Coordinatori

Avatar utente
Soulchild
Chibi Totoro
Chibi Totoro
Messaggi: 2353
Iscritto il: ven ago 22, 2003 12:24 pm
Località: Ostia

Messaggio da Soulchild »

Ora rispondo ai due consecutivi interventi di Ani-sama che ho colpevolmente lasciato senza reply (torno ora da un piacevole serata, ma non ho il benché minimo sonno, forse perché mi sono svegliato alle 3 del pomeriggio?!?, quindi vi beccate Soul in berserk da insonnia, tiè :twisted:!).

Domanda:
Ani-sama ha scritto:Ma comunicare, cosa significa? Trasmettere idee precise o più vaghe emozioni?
Risposta:
spaced jazz ha scritto:L'arte e gli artisti si esprimono in tali molteplici modalità che non sarei così assolutistico, molti hanno concetti ben precisi da esprimere, altri cercano proprio nel rapporto con i "fruitori" l'alchimia finale del significato, altri danno solo abbozzi emotivi lasciando all'immaginazione tutto il resto.
Ani-sama ha scritto:Però si può evitare tutto questo, a mio avviso. Come? Proprio lasciandosi trascinare dalle analogie, cercare dentro di sé un'interpretazione, con la ferma consapevolezza che ciò che l'analogia ha detto a te, forse non l'ha detto a Tizio. Allegorie così forti NON POSSONO essere interpretate in modo univoco.
Giustissimo.
Ani-sama ha scritto:E l'intento comunicativo dell'autore, allora, da dove nasce tutto, dove va a finire? [...]
Miyazaki, con la famosa sequenza, istituisce con lo spettatore una comunicazione di tipo..."indicibile", nel senso di molto vaga e allusiva, proprio nel senso di "passaggio di flusso di sensazioni da autore a spettatore". Il "forse non lo sa neanche lui" che predicavo è spiegato col fatto - oggettivo, credo - che le sensazioni sono proprio... sensazioni, ed è giusto che rimangano "indicibili" come nascono. E' proprio questo che intendevo quando ho scritto "forse non lo sa neanche lui". Non lo sa neanche lui, nel senso che non lo sa spiegare neanche lui.
Mmmhh, facciamo così: ti imposto la risposta in modo socratico (tendente al sofistico), solo per farti capire come tu ti muova come "un pezzo di legno", in modo assolutamente troppo rigido, come camminando a due spanne da terra. Allora ti chiedo: Ani, hai mai creato qualcosa in vita tua (guarda, anche un tema fatto a scuola va più che bene)? Ti sei mai seduto al tavolo dell'ingegno con il preciso intento di parlare dell'indicibile, di comunicare l'incomunicabile? Sei riuscito nel tuo intento? Secondo te è possibile predicare qualcosa dell'indicibile? E soprattutto, cos'è l'indicibile? Un sentimento indicibile? Un'emozione indicibile? Un idea indicibile? O un grumo sentimento-emozione-idea indicibile? Come vedi, si può predicare l'indicibilità di un oggetto dato, complessissimo e quasi inafferabile, ma logicamente positum. Dell'indicibilità, invece, cosa si può predicare, se non l'indicibilità stessa? Ma questa è tautologia, il gradino più basso possibile della comprensione e della comunicazione. Qui mi fermo, impaurito delle potenziali ire dei lettori di fine giornata, con i quali mi scuso in anticipo. A mia parziale difesa, posso solo dire che sono certo che almeno Ani-sama, al quale la risposta era indirizzata, mi abbia capito, il che elimina immediatamente l'ipotesi che io sia matto.

Continuo ora la risposta user-friendly mode on. Quello che voglio dire è che l'istanza comunicativa (che esige un oggetto) ha, nella stragrande maggioranza dei casi, il sopravvento sulla variabile "indicibilità", che, dunque, non sarà altro che una categoria estetica, di cui l'oggetto comunicato può o meno rivestirsi. Dunque, per quanto riguarda la scena del treno di Sen to Chihiro, io non penso assolutamente che Miyazaki abbia pensato "Toh, qui ci va un bella pennellata di "indicibile", non so nemmeno io cosa sia effettivamente, lo spettatore ne verrà investito, rimanendone basito e affascinato, incapace di razionalizzare: il che, a ben pensarci, è proprio quello che voglio!". E', a mio parere, un assurdo, che solo una teoria a posteriori può appiccicare al processo creativo di quella scena. Ora, più verosimilmente, Miyazaki, avrà voluto condensare in una scena piuttosto lunga (e in cui intervengono tre forme d'arte a livelli sublimi: quella musicale, quella pittorica e quella narrativa, visto che ci troviamo ad uno dei nodi della storia) un mondo intero, ma è il modo (la categoria estetica, che qui, strizzando l'occhio a Leopardi, potremmo definire "del vago e dell'indefinito") in cui l'ha fatto che fa la differenza, decisamente.
Non so se tu ne serbi memoria, ma quando ero piccolo (qualche annetto prima di te), tra i vari giochi, al luna park, ce n'era uno che mi incuriosiva sempre in modo particolare (perché decisamente meno interattivo degli altri): ad un chioschetto era possibile scegliere tre o quattro colori, i quali venivano spremuti ordinatamente dai loro tubetti su un pezzetto quadrangolare di cartone, per essere poi "frullati" in una sorta di centrifuga. Ebbene, dopo la rotazione, quei tre o quattro bruchi di tempera creavano sul cartoncino forme e colori prima inimmaginati, e la crisalide si schiudeva in una variopinta ed inattesa farfalla. Mi ricordo che mi coglieva sempre una sensazione indecifrabile, a metà tra meraviglia e struggimento. Almeno, questo è quello che dico ora, al tempo ero un bambino e rimanevo solo a bocca aperta... come faccio ora quando vedo la scena del treno in Sen to Chihiro. Miyazaki, come me da bambino, sceglie dei colori con cui dipingere le sue e nostre sensazioni, colori precisi come la malinconia, l'attesa, la serenità, l'abbandono, l'affetto, l'amicizia, la tristezza, il timore, il coraggio, l'amore. Ci sono tutti ed altri ce ne sarebbero, a volerli enumerare tutti. Se noi violentassimo quella scena e ci provassimo nel vano tentativo di vivisezionarla con l'intelletto, li riconosceremmo senz'altro tutti, numerossissimi e definiti, tutt'altro che indicibili! Ma è quando il Maestro "frulla" insieme quei colori che nasce quella che nel mio primo post in assoluto su questo forum ho chiamato, manco a farlo apposta, la magia ineffabile di Sen to Chihiro. Nell'amalgama irrisolvibile della sua poesia sta l'indicibile e come tale arriva a noi spettatori, lasciandoci come dei bimbi davanti ad un chioschetto.

Buonanotte.
Avatar utente
Ani-sama
Kodama
Kodama
Messaggi: 1324
Iscritto il: lun giu 14, 2004 6:18 pm
Località: Piacenza

Messaggio da Ani-sama »

Soulchild ha scritto:Mmmhh, facciamo così: ti imposto la risposta in modo socratico (tendente al sofistico), solo per farti capire come tu ti muova come "un pezzo di legno", in modo assolutamente troppo rigido, come camminando a due spanne da terra. Allora ti chiedo: Ani, hai mai creato qualcosa in vita tua (guarda, anche un tema fatto a scuola va più che bene)? Ti sei mai seduto al tavolo dell'ingegno con il preciso intento di parlare dell'indicibile, di comunicare l'incomunicabile? Sei riuscito nel tuo intento? Secondo te è possibile predicare qualcosa dell'indicibile? E soprattutto, cos'è l'indicibile? Un sentimento indicibile? Un'emozione indicibile? Un idea indicibile? O un grumo sentimento-emozione-idea indicibile? Come vedi, si può predicare l'indicibilità di un oggetto dato, complessissimo e quasi inafferabile, ma logicamente positum. Dell'indicibilità, invece, cosa si può predicare, se non l'indicibilità stessa? Ma questa è tautologia, il gradino più basso possibile della comprensione e della comunicazione. Qui mi fermo, impaurito delle potenziali ire dei lettori di fine giornata, con i quali mi scuso in anticipo. A mia parziale difesa, posso solo dire che sono certo che almeno Ani-sama, al quale la risposta era indirizzata, mi abbia capito, il che elimina immediatamente l'ipotesi che io sia matto.
Soul, che dire... complimenti, davvero! Come faccio a risponderti adesso, non solo hai colto la fallacia del mio discorso precedente ma hai anche espresso quell'idea attorno a cui io - mentalmente, dentro di me - continuavo a girare (ho evidenziato il passo in grassetto).
Un'ultima cosa:
Soulchild ha scritto:la magia ineffabile di Sen to Chihiro
Anche a me fa lo stesso effetto. Vedi, Soul, non riusciamo a definire "l'indicibile", però, in qualche modo, lo sentiamo, lo percepiamo. Come per l'Infinito. Hai iniziato il tuo discorso citando Socrate, io similmente chiudo il mio.


"Conosci te stesso"


Un saluto!

P.S
Non fraintendere! La citazione è rivolta in seconda persona, ma è un "tu" impersonale!
Non si sa mai che qualcuno possa prenderla come un affronto personale! :)
Haast en spoed is zelden goed.
Avatar utente
ghila
Chibi Totoro
Chibi Totoro
Messaggi: 1745
Iscritto il: lun gen 24, 2005 11:37 am
Località: Bergamo

Messaggio da ghila »

Per ora una risposta veloce a soulchild perchè il tempo è tiranno: scusatemi...
Non so se tu ne serbi memoria, ma quando ero piccolo (qualche annetto prima di te), tra i vari giochi, al luna park, ce n'era uno che mi incuriosiva sempre in modo particolare (perché decisamente meno interattivo degli altri): ad un chioschetto era possibile scegliere tre o quattro colori, i quali venivano spremuti ordinatamente dai loro tubetti su un pezzetto quadrangolare di cartone, per essere poi "frullati" in una sorta di centrifuga. Ebbene, dopo la rotazione, quei tre o quattro bruchi di tempera creavano sul cartoncino forme e colori prima inimmaginati, e la crisalide si schiudeva in una variopinta ed inattesa farfalla. Mi ricordo che mi coglieva sempre una sensazione indecifrabile, a metà tra meraviglia e struggimento.
Ora capisco tutto. TUTTO! Io ricordo a malapena il gioco, ma leggendoti mi è presa una grande tristezza per non averlo mai vissuto! Descrivi divinamente e hai una grande sensibilità. Per questo ti ringrazio quando scrivi:
Tuttavia l'ansia di darsi, nelle persone davvero creative (in senso comunicativo, come ho detto nel mio precedente post), vince sempre il timore dell'incomprensione e tanti (come ghila) continuano ad esporsi, con gioia e positività, mettendo da parte (come mi sembra giusto) ogni paranoia paralizzante.
E' uno dei più bei complimenti che io abbia mai ricevuto. :)
Prometto di trovare tempo di rispondere a tutti. Vi ringrazio di nuovo della splendida discussione. A questo punto mi viene quasi da dire "OTAKU RULES!!!" :wink: dato che grazie a loro siamo giunti a questi livelli!

CIAO :D
Raro concedit, numquam negat, semper distinguit
Avatar utente
spaced jazz
Susuwatari
Susuwatari
Messaggi: 1120
Iscritto il: mer lug 30, 2003 9:47 pm
Località: Café Alpha

Messaggio da spaced jazz »

Shito ha scritto: Non si può pretendere di parlare di modi di produzione e fruizione dell'arte in assoluto. Perché l'arte comprende moduli troppo variegati al suo interno, a mio avviso.

Credo fosse proprio questo lòo spunto, FONDAMENTALE, che proprioq ui sopra proponeva in maniera assai timida il buon Spaced.
Già, in fondo per me l'arte è questo, il tentativo da parte di un individuo di esprimere/rappresentare la propria visione del mondo sensibile o metafisico, i propri pensieri e il proprio sentire (perchè anche questo è parte della realtà di un sé stesso)... naturalmente anche disegnare cavoli è un tentativo di rappresentazione, e quindi è necessario che dietro la forma ci sia il contenuto, ovvero che questi cavoli diano se non delle risposte almeno degli stimoli intellettuali, poi è sempre difficile stabilire se ciò che viene recepito è quello previsto dall'autore, un autonomo parto di fantasia, o se lo scopo ultimo era proprio la coesistenza di entrambe le cose.
Immagine
Avatar utente
spaced jazz
Susuwatari
Susuwatari
Messaggi: 1120
Iscritto il: mer lug 30, 2003 9:47 pm
Località: Café Alpha

Messaggio da spaced jazz »

Soulchild ha scritto:Miyazaki, come me da bambino, sceglie dei colori con cui dipingere le sue e nostre sensazioni, colori precisi come la malinconia, l'attesa, la serenità, l'abbandono, l'affetto, l'amicizia, la tristezza, il timore, il coraggio, l'amore. Ci sono tutti ed altri ce ne sarebbero, a volerli enumerare tutti. Se noi violentassimo quella scena e ci provassimo nel vano tentativo di vivisezionarla con l'intelletto, li riconosceremmo senz'altro tutti, numerossissimi e definiti, tutt'altro che indicibili! Nell'amalgama irrisolvibile della sua poesia sta l'indicibile e come tale arriva a noi spettatori, lasciandoci come dei bimbi davanti ad un chioschetto.
Anche perchè mettere ordine nell'amalgama vorrebbe dire prima di tutto mettere ordine dentro di noi, nel modo in cui recepiamo e sono radicati gli stati emotivi che vengono evocati... ma una fredda analisi si allontanerebbe necessariamente dal pozzo dell'inconscio dov'è custodito il nostro sentire più profondo...

...ah, che giornata massacrante :P
Immagine
Avatar utente
sauron1317
Membro Senpai
Membro Senpai
Messaggi: 333
Iscritto il: gio nov 24, 2005 7:20 pm
Località: Cinisello Balsamo (MI)

Messaggio da sauron1317 »

Non posso fare che accodarmi pure io, riportando la mia testimonianza, contribuendo con la mia opinione. Spero che seguiate con le vostre.

Premessa.

Quando si parla di arte il tema è davvero estremamente vasto. Quindi restringo il discorso al mio caso specifico: Letteratura Poetica. Ne sono un agguerrito produttore. Ahimè, finora, non ho trovato alcun editore che mi sposasse. Per il fatto che poco e con disimpegno lo ho cercato, per il fatto che, forse, il mio scrivere puo' piacere poco, annoiare e talvolta volutamente irritare. Adeguandomi ai corretti parametri su cui avete instradato il discorso, puntualizzo che le poesie che scrivo sono le Mie Poesie, sì, quelle che stanno ad ammuffire nel cassetto, che non hanno avuto il confronto sociale, ma solo quello confidenziale limitato alle non troppo intime conoscenze.

Si sa, tutti da giovani scrivono poesie chi più chi meno. Infatti non è mia intenzione ostentare alcun discernimento del mio agire nell'arte, di quello, se mai, se ne occuperanno altri. Scrivo poesie dai 13 anni, ora ne ho 21. Forse qui sono il più giovane, ma in questi 8 anni ho scritto a ieri 247 fra poesie e riflessioni. A molti piace scrivere, come a me, quindi fra quelle 247 troverete parecchi lavori incompleti, tante riflessioni insignificanti. Insomma, cataloghiamo anzitutto i criteri secondo i quali una cosa che scrivo puo' divenire socialmente interessante o meno. Questione molto complessa, liquido il discorso in poche parole. Lo so, tutti mi quoterete questa frase e mi preciserete, mi completerete, e farete bene.
Dunque, una poesia, a mio parere, la definisco tale:
* se è multi-semantica;
* se la rielaborazione artistica dell'autore ha qualcosa (carattere,iter,decisioni,conclusioni...) che riguarda un ragguardevole numero di individui oltre l'autore stesso;
* se in essa si puo' rintracciare una ricerca ontologica;
* se è filologicamente collocabile in un percorso più ampio dell'autore.
Non sono canoni di giudizio, di essere o meno, la Forma in tutti i suoi significati.
Bene, con questi attributi, fra le 247 che ho scritto, ne troverete a occhio 150 di sicuro.


Ragion d'Essere.

Dicevo, 21 anni, 150 poesie alle spalle dentro un polveroso cassetto.
Ora, come faccio io, nel mio piccolo, a comporre una poesia?

In un metodo effettivamente radicalmente diverso a quello che sto utilizzando per realizzare un film. Diverso sicuramente a quello che adotterei nello scrivere un libro.
Anzitutto, la poesia, non è figlia di un preciso progetto. Quando si realizza un film o si scrive un libro si ha fin dall'inizio, bene o male, già tracciato, il percorso di quel filmo di quel libro; perlomeno si sa già di cosa tratterà. Voglio girare un film che parli della discomunicazione giovanile o del livello del radicamento attuale del fenomeno otaku in italia? Bene, mi documento all'inverosimile e poi cerco di concepire un qualche cesso di sceneggiatura. Atto volontario, consapevole. E consapevolmente costruirò la forma del mio film o del mio libro. Nel senso che quando scriverò mi accorgerò di apportare questo o quell'impronta artistica. Se realizzo un anime dove c'è un treno, che sia Kurumi o che sia Spirited Away, mi accorgo che in quell' anime un treno ce l'ho messo.

La costruzione di una poesia, che non si esaurisca nella sintesi ungarettiana, segue procedimenti molto più inconsapevoli da parte della nostra coscienza-ragione. E sono certo di non essere una mosca bianca in questo.
Non si puo' scrivere una poesia a comando, perché, su ordinazione, non è possibile pilotare il nostro anime e fare cogliere ad egli, dai suoi occhi, la realtà, trascendente, che ci circonda. E' necessario, prima di scrivere, avere una predisposizione al proprio interno, sia a livello emotivo, che a livello culturale, che a livello cognitivo, che a livello letterario. Il nostro passato in questi campi si riunisce, e da vita ad un prodotto chiamato poesia. La tipologia del prodotto finale è quindi pilota bile, a ritroso, cambiando le nostre esperienze in quei campi. Ma, ciò che è imprevedibile, è il momento in cui avverrà la “reazione”. Allora, prenderemo in mano una penna o una tastiera e saremo schiavi di tale strumento, che diverrà parte di noi stessi. E ritorneremo qui, nelle sale di questo mondo, solo quando il nostro animo, che appunto ci trascinerà la mente nel comporre, avrà esaurito il suo scopo del Suo divagare.

Poi riapriremo gli occhi e troveremo il foglio sporco di inchiostro. Spesso la forma del risultato poco soddisfa i nostri canoni di bellezza, e a volte, spesso, ciò che l'irrazionalità ha espresso, si raccapezza poco nella nostra capacità di percepire un significato. Dunque, giustamente, corriamo a modificare aggiungendo altro inchiostro. Per trasformare la fotografia del non senso che abbiamo preso dentro di noi in qualcosa di sensato per la nostra Ragion d'Essere. Poi, ovvio, anche soddisfacciamo la nostra Ragion d'Apparire, che se non vi fosse, non riusciremo a dare agli altri la percezione di esistere. Insomma, come abbiamo un corpo che testimonia la nostra esistenza con il suo agire, così abbiamo retorica, metro, stile e quant'altro, volenti o nolenti, da gestire in una poesia.

Ecco, è fatta, dinnanzi a noi sta il nostro risultato. E qui parte tutto. Già, visto che quello descritto poc'anzi, per me, non dura più di alcune ore.
Partono le riletture continue, le riflessioni. Cosa è nato dalla nostra mente dobbiamo noi stessi interpretarlo, noi stessi ci sforzeremo di capirlo, di comporre un mosaico ragionato con tutti i tasselli che combaciano. Lo abbiamo interpretato, ma non abbiamo in mano il vangelo Perché la nostra coscienza durante il nostro volo ci ha abbandonati. Possiamo forse dare l'interpretazione più approfondita solo per il fatto che conosciamo approfonditamente i presupposti di quella poesia? No, poiché in quei presupposti abbiamo la nostra vita troppo immersa per non avere il distacco necessario al saggio giudizio. Anzi, siamo forse i meno imparziale nell'interpretazione.

Gli otaku & gli strumenti.

Eppure la poesia resta a testimonianza del nostro volo, a risultanza di una convergenza di molti filoni del nostro essere. Lì, in un incrocio abbiamo fissato un punto di riferimento. Una fotografia, un film, un quadro, una poesia appunto. Rappresentava come la luce veniva dislocata nelle nostre iridi quel preciso istante. Quanto il nostre cuore pulsasse, fino a che punto banalmente sentivamo la nostra esistenza, o cose simili. Ed in quel modo, narcisisticamente, confermavamo a noi stessi ed agli altri la nostra esistenza. Avevamo cercato l'inesprimibile. E nell'atto della ricerca, in come l'avevamo fatto, eravamo noi. Perché solo noi lo avremmo fatto in quel modo, solo noi avremmo impreziosito quello sfuggente attimo “Così”. E per sostanziarlo ecco le parole.

Infine, quindi la poesia non è un prodotto, è uno strumento. Come forse più in generale non ha senso parlare di opere artistiche, ma di strumenti artistici, creati dagli artisti. In particolare la poesia è un rebus ad incastri. Multi-semantico per definizione, che volentieri si presta alle fantasia altrui.
Il problema dell'arte è quindi quello dell'educazione ad essa. Educazione nel senso di consapevolezza, di conoscenza dei presupposti della produzione e dell'ambiente della stessa. Da parte di chi produce e da parte di chi fruisce. Da tali presupposti è possibile ragionare E fantasticare. Allora, con una educazione ovvero capacità all'utilizzo dello Strumento Artistico, è possibile ottenere validi risultati da queste. Appunto le sue interpretazioni.

L'essere otaku, è il rifiutare tutto questo. Non mi perdo nella miriade di significati di questa parola. Semplicemente vorrei esprimere il fatto è che essere otaku vuol dire non prendere un opera d'arte come tale, quindi come strumento, ma Messaggio. Significa pensare, a volte anche a priori, che dentro un anime o ad una poesia sia contenuto il Verbo rivelato. Come sostenere che dentro ad un libro, ad esempio il Best Seller Bibbia, vi sia appunto un Verbo, la risposta ai fondamentali quesiti ed esigenze umane. Otaku degli anime, otaku della religioni, insomma fanatici, quindi discriminatori. I cattolici, in particolar modo nelle prime comunità, hanno trovato trovato la religione e la sua esegesi come elemento discriminatorio nei confronti di quella ebraica. Vi è una lontana analogia in ciò che fanno gli otaku, per preservarsi nel distinguersi. Gli otaku attuano però la loro solitudine discendente da un motivo anche per motivare una loro solitudine esistente a priori. In ogni caso, in una situazione di solitudine o di piccola élite, gli otaku hanno un atteggiamento di fanatica ossessione, di adorazione verso quelli che loro interpretano Prodotti artistici. Poiché sono convinti che all'interno di essi vi sia l'omega di tutto, anche la loro, e che lì possano fermarsi. Raggiungendo quello che alcuni, come me, chiamano Serenità, o che altri chiamano similmente a ciò che io intendo, Karma. Assumendo insomma uno stato d'essere che trascende la natura umana assumendo forme che non ci appartengono.

Nulla di più assurdo da farsi nei confronti di Evangelion. Perché anche dinnanzi a NGE bisognerebbe umanamente porsi nel capire come usare questo strumento, ricercando non troppo pedagogicamente il suo significato d'utilità. Ma gli otaku si masturbano mentalmente nel ricercare la famigerata tecnica criptologica, lasciata volutamente inespressa ed incompiuta nel brevissimo saggio che vi avevo fatto leggere. Ho sofferto anche io di quel male, quello che in molti hanno quando il virus di NGE li ha contagiati. Il tempo, in questi casi, è una sana medicina, che consente di assumere il distacco necessario per stemperare il coinvolgimento. Dicevo, chi è fanatico ricerca in NGE significati il più possibile nascosti, con la convinzione che più un significato è nascosto e difficile da cogliere, più lui si sarà sentito gratificato nell'averlo scoperto. Si masturbano. Come fece Shinji dinnanzi ad Asuka. Ecco io penso che in quella sega, scusate, scena, Anno abbia voluto mettere molto. Perché, ahimè, gli atteggiamenti degli otaku tergiversano spesso e volentieri verso il fanatismo sessuale, ricercando la sessualità con atteggiamenti palesemente immaturi. Ricercano risposte ai loro bisogni, risposte fisiche, nel fan-service dei prodotti su cui tanto elucubrano. Ma non è dinnanzi al nudo seno di Asuka, una delle belle bambole di Nge, che Shinji, da otaku, ha il suo orgasmo? Orgasmo che puo' banalmente essere ricondotto non al mero fattore fisico. Infatti se si pensa per un attimo che i due film siano il seguito dell'ep 26 si può facilmente chiamare quella di Shinji una masturbazione mentale.

Ecco, da questa ultima mia elucubrazione voi tutti vedete quanto ancora io abbia la mente terribilmente malata dal fanatismo. Lo so, è una mia debolezza.
Avatar utente
Shito
Ohmu
Messaggi: 5412
Iscritto il: lun mag 31, 2004 12:36 pm
Località: Iblard

Messaggio da Shito »

Sto per pubblicare un articolo dedicato alla questione sul mio blog, per chi fosse interessato. :)
"La solitudine è il prezzo da pagare per essere nati in un'epoca così piena di libertà, di indipendenza e di egoistica affermazione individuale." (Natsume Souseki)
Avatar utente
Muska
Chibi Totoro
Chibi Totoro
Messaggi: 1708
Iscritto il: lun mag 17, 2004 10:16 pm
Località: La Città Eterna

Messaggio da Muska »

Shito ha scritto:Sto per pubblicare un articolo dedicato alla questione sul mio blog, per chi fosse interessato. :)
Eccellente digressione, Prof. Shito... :)

Proporrei fosse obbligatorio leggerla ad alta voce e poi dibatterla pubblicamente, dandone segno di manifesta e corretta cognizione, come esame di ammissione al Forum... 8)
"Pur sprovvisto di soldati, e solo, combatteva il mondo e i suoi vizi in questo luogo". (Yasushi Inoue).
Avatar utente
Shito
Ohmu
Messaggi: 5412
Iscritto il: lun mag 31, 2004 12:36 pm
Località: Iblard

Messaggio da Shito »

Muska ha scritto:
Shito ha scritto:Sto per pubblicare un articolo dedicato alla questione sul mio blog, per chi fosse interessato. :)
Eccellente digressione, Prof. Shito... :)

Proporrei fosse obbligatorio leggerla ad alta voce e poi dibatterla pubblicamente, dandone segno di manifesta e corretta cognizione, come esame di ammissione al Forum... 8)
La tua lettura rende sempre troppo onore ai miei umili tentativi di scrittura, caro amico.
"La solitudine è il prezzo da pagare per essere nati in un'epoca così piena di libertà, di indipendenza e di egoistica affermazione individuale." (Natsume Souseki)
Avatar utente
Arcuum_ocra
Membro
Membro
Messaggi: 126
Iscritto il: mar giu 13, 2006 11:17 pm
Località: Milano.

Messaggio da Arcuum_ocra »

Scusate, forse sono ottuso io e queste domande hanno già trovato risposta all'interno del thread ma non le ho colte. Comunque le faccio:

1)Qual è il messaggio di Evangelion? E' indirizzato agli otaku in particolare?

2)Il messaggio scaturisce direttamente dall'opera in maniera univoca o i commenti di Anno su di essa sono decisivi per l'interpretazione corretta?

3)Le teorie criptiche elaborate dagli otaku sono incompatibili con l'opera in quanto tale o sono contraddette esclusivamente dai commenti del regista?

4)Facendo domande precise agli otaku sul messaggio della serie non li si potrebbe contraddire in nessuna maniera? O semplicemente sfuggirebbero a qualunque confronto dialettico? Non sarebbe possibile raggiungerli nemmeno spacciandosi per otaku?
Avatar utente
Muska
Chibi Totoro
Chibi Totoro
Messaggi: 1708
Iscritto il: lun mag 17, 2004 10:16 pm
Località: La Città Eterna

Messaggio da Muska »

Arcuum_ocra ha scritto:Scusate, forse sono ottuso io e queste domande hanno già trovato risposta all'interno del thread ma non le ho colte. Comunque le faccio:

1)Qual è il messaggio di Evangelion? E' indirizzato agli otaku in particolare?

2)Il messaggio scaturisce direttamente dall'opera in maniera univoca o i commenti di Anno su di essa sono decisivi per l'interpretazione corretta?

3)Le teorie criptiche elaborate dagli otaku sono incompatibili con l'opera in quanto tale o sono contraddette esclusivamente dai commenti del regista?

4)Facendo domande precise agli otaku sul messaggio della serie non li si potrebbe contraddire in nessuna maniera? O semplicemente sfuggirebbero a qualunque confronto dialettico? Non sarebbe possibile raggiungerli nemmeno spacciandosi per otaku?
Arcuum-ocra, Shito ed altri hanno dedicato sul nostro Forum pagine e pagine davvero esaustive sull'argomento, oltreché di notevole profondità e speculazione socio-filosofica : come è possibile che tu non ne trovi traccia alcuna ?

E se (cosa forse ancor più grave) tu hai letto almeno attentamente (almeno, ripeto) TUTTO questo topic, come può esso stesso essere per te scaturigine di simili domande ?

Se anche non fossi amico di Shito, come forse virtualmente sono (almeno in parte) divenuto, avrei COMUNQUE un moto di sincera, umana solidarietà nel pensare come possa sentirsi, cosa possa provare, lui che tanto ha dato per la eccellente edizione italiana dell'opera, e che tanto impegno divulgativo profonde generosamente su queste pagine.
"Pur sprovvisto di soldati, e solo, combatteva il mondo e i suoi vizi in questo luogo". (Yasushi Inoue).
Avatar utente
Shinji71
Membro Senpai
Membro Senpai
Messaggi: 308
Iscritto il: ven nov 18, 2005 12:10 am
Località: brianza lecchese

Messaggio da Shinji71 »

e se non bastasse il forum sul suo blog il buon Shito-Juste ha appena redatto una sua interessante speculazione sul fenomeno

http://www.juste.splinder.com/
mono no aware
Avatar utente
Arcuum_ocra
Membro
Membro
Messaggi: 126
Iscritto il: mar giu 13, 2006 11:17 pm
Località: Milano.

Messaggio da Arcuum_ocra »

Muska ha scritto: Arcuum-ocra, Shito ed altri hanno dedicato sul nostro Forum pagine e pagine davvero esaustive sull'argomento, oltreché di notevole profondità e speculazione socio-filosofica : come è possibile che tu non ne trovi traccia alcuna ?

E se (cosa forse ancor più grave) tu hai letto almeno attentamente (almeno, ripeto) TUTTO questo topic, come può esso stesso essere per te scaturigine di simili domande ?

Se anche non fossi amico di Shito, come forse virtualmente sono (almeno in parte) divenuto, avrei COMUNQUE un moto di sincera, umana solidarietà nel pensare come possa sentirsi, cosa possa provare, lui che tanto ha dato per la eccellente edizione italiana dell'opera, e che tanto impegno divulgativo profonde generosamente su queste pagine.
Vuol dire che cercherò negli altri thread per trovare la risposta alle domande. Semplicemente è un'idea che non mi ha sfiorato, colpa mia. Ho letto il thread e ho posto quasi di getto le domande.

Scusami ma in questo thread (che ho letto effettivamente tutto) ho colto :

-considerazioni sull'arte in generale
-considerazioni sugli otaku in generale e con riferimenti non eccessivi al loro rapporto specifico con Evangelion.
-considerazioni sul messaggio in generale
-molto altro

li considero interventi interessanti e preziosi ma non riesco (il che può essere benissimo un mio limite) a farli combanciare alle risposte alle mie domande in maniera esaustiva. Semplicemente volevo sapere, nello specifico, come il tutto si era svolto per Evangelion.
C'è sempre la possibilità che come uno scemo abbia saltato una pagina. Non mi pare, comunque.
Shinji71 ha scritto: e se non bastasse il forum sul suo blog il buon Shito-Juste ha appena redatto una sua interessante speculazione sul fenomeno

http://www.juste.splinder.com/
Ho già letto il post con molto interesse. Di nuovo, però, si parla di quello che gli otaku sono e fanno in genere e della loro storia, mi sembra. Il riferimento a Evangelion c'è e ne rimarca l'importanza in quanto momento fondamentale per il riconoscimento dell' otakuzoku come soggetto economicamente interessante (le parole sono più o meno queste). Ottimo post, direi, tra l'altro.
Posso pure immaginare che gli otaku abbiano fatto cose simili in Evangelion (abbiano comprato i modellini e tutto ciò che aveva il logo sopra, abbiano fatto iperspeculazioni assurde, si siano travestiti in ogni maniera). Ma nello specifico, l'iperspeculazione nei confronti di questa serie in che cosa si è solidificata? Mille teorie sghembe e senza capo nè codsa? Si sono inventati che Evangelion parlava di gelati assassini o che dietro Anno in realtà era il diavolo sotto mentite spoglie? Erano teorie coerenti con l'opera? L'opera si prestava ad essere interpretata malamente senza una guida? E il messaggio reale quale era? Credo che il post di Shito sia molto più generale di una discussione specifica su Evangelion, probabilmente molto più fecondo per una persona che voglia sapere del "fenomeno otaku". Semplicemente, se mi mandi a leggere lì, ti chiedo dove sono le risposte specifiche alle domande. Forse non le ho trovate io. Se il tutto ciò avviene per una mia mancanza di cervello o per la mia ottusità, me ne scuso.
Avatar utente
Muska
Chibi Totoro
Chibi Totoro
Messaggi: 1708
Iscritto il: lun mag 17, 2004 10:16 pm
Località: La Città Eterna

Messaggio da Muska »

Shito ha scritto:Tutti i personaggi di Evangelion, dico tutti, sono uno strumento che Anno usa per affrescare la questione della discomunicazione intrinseca all'esistenza di un essere 'colonia' quale l'umanità.

L'ATField è 'le mura dell'animo' che separa ogni coscienza dall'altra, permettendo l'esistenza di forme di vita singolari, ma invevitabilmente ha una forza repulsiva che impedisce il conttato. Potrei citare l'universo monadistico, l'autismo. Si vede la metafora? La barriera che respinge tutto. Forma dell'animo, forma dell'uomo. Non a caso, persa la forma dell'animo, il corpo torna brodo primordiale, e gli animi (le anime) si riuniscono.

Tornare al nulla, all'essere unico, eliminare il conflitto e la discominiazione intrinseche a un'esistenza poliunitaria.

Di questo parla Eva.

E lo fa con storie da psicanalisi vera, moderna, da manuale.

Asuka è una ragazza che come tutti cerca inconsciamente la sua ragion d'essere, ovvero la sua 'ragione di eleggibilità alla vita'. Perché sono vivo. Cosa mi rende atto alla vita? Asuka, abbandonata dai genitori, non può trovare nell'affetto infantile nulla di tutto ciò. Diviene così egocentrica e autogiustificata, colei che vivrà per se stessa, perché sarà la migliore. Ma questo è un rantolo infantile represso, e Asuka resterà la bambina che non trova giustizia nel suo doversi mestruare, che rigetta il sesso come parossistico, che vive il suo rapporto con l'idealizzato Kaji come una parodia di rapporto amoroso (salvo concessioni corporali) per poi soffrire della mancanza di attenzione che ha da Shinji.

Ma Shinji è troppo debole a sua volta, vive in una psiche di autoinganni stratificati per 'evitare il ferimento dell'animo', in una sorta di resa preventiva nei confronti di tutto. Con un problema analogo a quello di Asuka, ne ha sviluppato una psicologia del tutto inversa.

E' la discomunizazione ASSOLUTA.

Chiedo amore, come una resa
L'altra vorre forza da me, e mi dispezza
Allora io la odio, e la strangolo

E' così nella scena del caffé versato, proseguo dello spazzo in cui Shinji (in un episodio) dice a Asuka dell'avvenuta morte di Kaji.

E' così nel finale.

Ti strangolo (dovresti odiarmi)
L'altra apprezza questa forza, mi accarezza (non capisco)
Io cedo, e piango (sono crollato)
L'altra si schifa della mia debolezza.

DISCOMUNICAZIONE ASSOLUTA.

Così è Evangelion, tutto Evangelion.

E con i fantasmi dei genitori, la drammaticità della rinuncia alla vita di Misato, di Ritsuko, di Gendo.

Su tutto brilla la femminilità corretta e creatrice di vita, simbolizzata da Yui.

L'amore è una cosa dei vecchi, qui, dei nonni (Fuyutsuki).

Tutto il resto è ossessione, compulsione, dolore.
Cosa altro è davvero interessante chiedersi dopo un riassunto così sustanziale ?
"Pur sprovvisto di soldati, e solo, combatteva il mondo e i suoi vizi in questo luogo". (Yasushi Inoue).
Avatar utente
ghila
Chibi Totoro
Chibi Totoro
Messaggi: 1745
Iscritto il: lun gen 24, 2005 11:37 am
Località: Bergamo

Messaggio da ghila »

Io ai tempi ho stampato proprio questa parte e l'ho inserita nel primo DVD della serie... :wink:

Poche righe da avere ben presenti quando si guarda un anime del genere! :)
Raro concedit, numquam negat, semper distinguit